In questo articolo si parla di:
di Frei Betto
Il 20 aprile 2008 gli elettori del Paraguay hanno votato ed eletto, a turno unico, il nuovo presidente del Paese . Gli avversari dell’ex-arcivescovo cattolico Fernando Lugo erano Blanca Ovelar, del Partido Colorado e il generale Lino Oviedo, ex-dirigente di questo partito, accusato di aver partecipato all’assassinio nel 1999 dell’ex-vice presidente Luis María Argaña (quello che lo aveva obbligato ad andare in esilio per 4 anni in Brasile).
Lugo, 57 anni, era primo nei sondaggi elettorali. Identificato con la Teologia della Liberazione, aveva sottolineato che la “opzione per i poveri” non era política, ma pastorale. Sapeva di rappresentare una seria minaccia all’egemonia del Partido Colorado, da 60 anni al potere, compreso il periodo della dittatura di Alfredo Stroessner (1954-1989).
Fernando Lugo vive sulla sua pelle la tragica storia recente del suo paese.
Suo padre fu imprigionato più di 20 volte. Tre dei suoi fratelli furono torturati ed espulsi dal Paraguay. nel 1983, anche lui fu espulso, in seguito a sermoni considerati sovversivi.
Ritornò nel 1987. Ordinato vescovo di San Pedro nel 1994, rinunziò al ministero episcopale e accettò di essere candidato di fronte a un appello pubblico sottoscritto da oltre 100 mila elettori.
Appoggiato da Alleanza Patriótica per il Cambiamento, che ha riunito nove partiti, e il Movimento Tekojojá (Vita Condivisa, articolazione di movimenti popolari), Lugo considera che i suoi principali avversari sono la corruzione, la povertà e l’ignoranza. “Il modo più rapido di fare fortuna in Paraguay è fare politica”, sottolinea. Per questo temeva il tentativo di frode nelle elezioni di domenica scorsa.
Con poco più di 6,5 milioni di abitanti, e riserve di 2,5 miliardi di reais ( 1 miliardo di €), il Paraguay dipende ancora dalla sua economia agricola e allevamento di bestiame, rivolta alla esportazione, soprattutto verso l’Argentina e il Brasile. Più del 50% della popolazione vive sotto la linea di povertà e il 35% nella miseria assoluta.
Il paese è è ricco in riserve di petrolio e di acqua, e grande esportatore (non consumatore) di energia elettrica, attraverso le centrali idroelettriche di Itaipu e Yacyretá, costruite con capitali brasiliani e argentini, e i cui trattati furono firmati dalle dittature militari.
Una volta eletto, Lugo è deciso a chiamare il Brasile a rinegoziare il Trattato di Itaipu. L’ energia paraguaiana è venduta a basso prezzo, che egli intende moltiplicare per sette, il che porterà il paese vicino a un pagamento annuale di 1,8 miliardi di reais (750 mila Euro). Sembra che il presidente Lula non porrà ostacoli alla rinegoziazione.
Lugo vuole anche promuovere una riforma agraria per beneficiare 300 mila famiglie Sem terra (70% della terra è di proprietà del 2,5% dei proprietari); e valorizzare le cooperative e i piccoli imprenditori, in modo da mettere in sintonia la crescita economica con lo sviluppo sociale.
Si propone anche di superare la relazione asimmetrica del Paraguai con gli altri paesi del Mercosul.
Il Partido Colorado domina tutto l’apparato statale e giudiziario del Paraguay. Lugo vuole riscattare l’autonomia dei giudici e togliere l’egemonia dei partiti sulla macchina statale. Circa il 90% della popolazione è bilíngue, si esprime in spagnolo e guaranì, sebbene il popolo indigeno rappresenti, ufficialmente, solo lo 0,7% della popolazione. Ma, per la prima volta nella storia del Paraguai, una donna indígena guarani é senatrice.
Nel secolo XIX, il Paraguay è stato il paese più indipendente, giusto e evoluto dell’America del Sud. Istigati dalla corona britannica, Brasile, Argentina e Uruguay gli fecero guerra dal 1864 al 1870.
Dei 160 mila soldati e ufficiali brasiliani, 50 mila non ritornarono. E per lo meno 300 mila paraguaiani, tra civili e militari, morirono in quella guerra.
Le Forze Armate del Brasile devono ancora alla nazione l’apertura degli archivi della guerra del Paraguai, e anche della dittatura militare (1964-1985).