In questo articolo si parla di:
“Non possiamo risolvere i problemi con la stessa mentalità con la quale li abbiamo creati"
Albert Einstein
L’opuscolo proposto da ETC Groups contiene una approfondita raccolta sulla geoingegneria.
E’ disponibile in inglese e spagnolo, noi ve ne proponiamo alcune parti.
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Panorama
Gli argomenti contro la geoingegneria
Secondo la Realpolitik il sistema multilaterale non può arrivare ad un accordo effettivo o giusto chi mitighi il caos climatico. Di fronte a questa evidenza, i governi e gli scienziati preoccupati non hanno altra opzione che fare riferimento a strategie tecnologiche che possano ridurre o ritardare il cambiamento climatico, almeno finchè le forze sociali non raggiungeranno un accordo pratico. Sempre secondo la Realpolitik, non c’è speranza di arrivare ad un consenso multilaterale per requilibrare il temostato planetario, né per adottare obiettivi possibili in riferimento alle emissioni di gas effetto serra (GEI). Per tanto la questone è costruire un modello (con tutto e anche la sua narrazione) che permetta ad una “coalizione di volontari”, coraggiosi, visionari, basati sulle scienze, di giustificare la loro manipolazione unilaterale dei sistemi della Terra. Questo lo chiamano geoingegneria. Noi la chiamiamo geopirateria.
INTRODUZIONE
Non ci sono dubbi sul fatto che incidere sugli ecosistemi locali può provocare effetti in tutto il pianeta. A questo dobbiamo il cambiamento climatico indotto dall’attività umana. Nonostante questo sta prendendo piede un’idea temeraria: possiamo intervenire deliberatamente nei sistemi planetari per correggere il danno che abbiamo provocato nel nostro clima.
La geoingegneria è l’intervento intenzionale su grande scala negli oceani, i suoli, e/o l’atmosfera della Terra, con la finalità di combattere il cambio climatico. La geoingegneria può riferirsi ad un’ampia gamma di schemi, tra cui si include il lancio di particelle di solfato nella stratosfera per riflettere i raggi solari; il versamento di particelle di ferro negli oceani per nutrire il plancton che assorbe il CO; lo sparare ioduro d’argento nelle nuvole per produrre pioggia; l’ingegneria genetica delle coltivazioni perché il loro fogliame rifletta in maniera migliore la luce del sole, tra le altre.
David Keith —físico e promotore della geoingegneria iscritto all’Università di Calgary— descrive la geoingegneria come “una soluzione veloce che utilizza tecnologia addizionale per contrastare effetti desiderati senza eliminare la loro causa di origine”.
In altre parole, la geoingegneria impiega nuove tecnologie per cercare di rettificare i problemi creati dall’uso di vecchie tecnologie: un classico rimedio tecnologico.
Nel mezzo del crescere del malessere pubblico e della sempre maggiori concentrazioni di diossido di carbonio nell’atmosfera, i paesi membri della Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) si sentono pressati a “cedere”: o adottano politiche socialmente responsabili per ridurre drammaticamente la produzione e il consumo dei combustibili fossili o sperano che emerga una alternativa, una risorsa provvidenziale sotto forma di un insieme di aggiustamenti tecnologici che gli permettano di mantenere status quo e sfuggire alle conseguenze. Non sorprende che la cosidetto “risorsa provvidenziale” – la geoingegneria – prenda forza. E non sorprende inoltre che gli Stati del Nord Globale, responsabili nella quasi totalità delle emissioni di gas con effetto (GEI) e che hanno negato o evaso per decenni il tema del cambiamento climatico, siano i più entusiasti della geoingegneria. Però al tempo stesso, solo questi paesi, i più ricchi del mondo, hanno la capacità reale di integrare l’ hardware e il software necessario per cercare di ricomporre il clima e riaggiustare il termostato.
E’ altrettanto ovvio che i protagonisti del settore privato che vogliano essere alla testa della geoingegneria siano probabilmente le stesse imprese del ramo energetico, chimico, della silvicoltura e agro business che si portano sulle spalle la responsabilità di aver creato l’attuale situazione difficile del clima che viviamo, cioè le stesse che ci hanno condotto a questo caos.
Scegliere la geoingegneria come una delle soluzioni al caos climatico va direttamente contro il principio di precauzione.
E tutto questo anche se i possibili investitori riconoscono che non sappiamo a sufficienza sui sistemi terrestri per rischiarci nell’applicazione intenzionale della geoingegneria o nello sperimentarla nel mondo reale.
Non sappiamo se la geoingegneria sarà a basso prezzo (come insistono i suoi promotori), specialmente se fallisce. Immaginiamo che possa ostacolare lo sviluppo di alternative costruttive o provocare effetti contrari.
Non sappiamo come fermare, se fosse necessario, una tecnologia applicata su scala planetaria dopo che è stata messa in campo.
Tecnologie che alterano la composizione della stratosfera o la chimica degli oceani possono avere conseguenze non intenzionali e impatti diversi nel mondo, ossia ad esempio che in un luogo il risultato sia positivo ed in un altro no (è quello che si chiama eufemisticamente “eterogeneità spaziale”). Così come l’esperimento di “geoingegneria” non intenzionale che ha significato la Rivoluzione Industriale ha colpito in maniera pesante i popoli che abitano nelle regioni tropicali e subtropicali del mondo, gli esperimenti di geoingegneria deliberata sicuramente avranno le stesse conseguenze.
I governi che di nascosto discutono della possibilità di finanziare esperimenti di geoingegneria sono gli stessi che non hanno apportato la minima risorsa per azioni di mitigazioni o di adattamento al cambio climatico. Nei fatti, in alcuni dei centri decisionali si sta proponendo l’orizzonte MAG (Mitigazione, Adattamento e Geoingegneria) per inserirlo nelle discussioni sul cambiamento climatico. Questi governi, se viene data loro l’opportunità, sono disposti a sviare i fondi dalle azioni di mitigazione ed adattamento nei confronti del cambiamento climatico verso la geoingegneria.
Dopo tutto, hanno la capacità di spendere il denaro per scienziati, corporazioni e lanciare iniziative che molto probabilmente beneficeranno solo “la loro parte” del mondo. Non esiste ragione perché i governi e i popoli della maggior parte del continente africano, asiatico o dell’America latina possano avere fiducia nel fatto che i governi, imprese, scienziati dei paesi che maggiormente emettono gas contaminanti difendano i loro interessi.
In assenza di una comprovabile buona fede degli stati che promuovono e che sicuramente controlleranno lo sviluppo della geoingegneria, i governi del Sud globale dovrebbero non aver fiducia. Se non c’è un dibattito pubblico sulle diseguaglianze tra i paesi ricchi e poveri, in termini della responsabilità storica per il cambio climatico e gli impatti potenziali di qualsiasi tecnologia impiegata per combatterlo, la geoingegneria non è che un atto di geopirateria.
DEFINIRE LA GEOINGEGNERIA
Definire la geoingegneria è un atto politico. Mentre si stanno considerando nuovi accordi tecnologici per il clima, le definizioni diventano sempre più complesse e controverse.
Per esempio, si discute accaloratamente se la cattura ed immagazzinamento dell’anidride carbonica, il biochar o la modificazione climatica rientrino nelle tecnologie di geoingegneria. Allo stesso tempo, i governi e le organizzazioni multilaterali cominciano a discutere le posizioni su questi sviluppi e hanno bisogno di definizioni più precise. Chiunque abbia partecipato alle negoziazioni internazionali sa delle lunghe e tediose ore che si investono discutendo definizioni che possono avere conseguenze di larga ampiezza una volta incorporate nelle legislazioni internazionali o negli accordi multilaterali.
Il Gruppo ETC definisce la geoingegneria come la manipolazione tecnologica intenzionale, su grande scala, dei sistemi della Terra, inclusi quelli relazionati con il clima.
La maggior parte delle definizioni di geoingegneria ripetono che le tecnologie coinvolte cercano di combattere il cambio climatico.
Chiamare “Tecnologie per affrontare il cambiamento climatico” gli schemi della geoingegneria, la riveste di una rispettabilità che non merita, visto che si tratta di rischiose tecnologie per alterare gli ecosistemi su mega scala, il che potrebbe includere il disequilibrio ancora maggiore del clima.
Definizione di geoingegneria
Intenzione : la geoingegneria è sempre deliberata (anche quando arriva ad avere degli impatti non cercati). Il danno non intenzionale dell’ambiente o del clima (come il riscaldamento globale) sono esclusi dalla definizione.
Scala: le tecnologie di geoingegneria si intendono su scala globale o almeno su grande scala e non come applicazioni locali
Tecnologia: la geoingegneria si basa su una ottica tecnologica, per questo il cambiamento dei modelli di consumo o la promozione dell’agricoltura organica di basso impatto non vengono prese in considerazione anche se ognuno delle due potrebbe avere un impatto evidente sul clima
Sistemi della Terra: le discussioni contemporanee sulla geoingegneria invocano quasi sempre la crisi del clima (l’argomento principale per metterla in pratica è: mezzi disperati per tempi disperati) ma va considerato anche che gli schemi di geoingegneria potrebbero essere usati per maneggiare altri sistemi della Terra, come il ciclo idrologico o il ciclo del nitrogeno non solo quello dell’anidride carbonica. Se anche può risultare utile far riferimento al clima per propositi descrittivi, sarà molto limitato pensare che la mitigazione del cambiamento climatico sarà l’unico proposito di tale tecnologia.
Ma oltre a tutti questi criteri, la geoingegneria è anche una filosofia, una visione del mondo che deriva da un paradigma scientifico occidentale, dominato da uomini, che non riconosce epistemologicamente la sua posizione di privilegio.
Come ha sottolineato Simon Terry del Sustainability Council della Nueva Zelanda, la geoingegneria contrasta in maniera acuta con la nozione di cura. La geoingegneria vede gli ecosistemi come risorse che devono essere ottimizzate o “comporsi” invece di proteggerli o restaurali.
La Enciclopedia Britannica definisce l’ingegneria come “ applicazione della scienza nella conversione ottimale delle risorse della natura per gli usi dell’umanità”, mentre il “geo”, per supposto si riferisce alla Terra.
Come ha espresso l’ecologista indiana Vandana Shiva recentemente: “ con un paradigma di ingegneria (conversione ottima delle risorse della natura ..) si è creata l’era del combustibile fossile, la stessa che ha creato il cambiamento climatico … la geoingegneria sta cercando di risolvere i problemi usando lo stesso tipo di pensiero: controllare la natura”.
L’opuscolo continua con il primo capitolo dedicato alla descrizione dei meccanismi con cui si è continuato in questi quarant’anni a far vivere sotto traccia l’opzione della geoingeneria, sempre senza nominarla direttamente, come una soluzione possibile all’evidenza del cambiamento climatico.
Questo sia attraverso il dibattito in occasione delle varie Cop (Conferenza sul cambio climatico dell’ONU) , dove anche se il termine non viene mai citato non si esita a parlare in generale della necessità di usare "tecnologie" per risolvere il problema climatico, che attraverso l’impegno di prestigiosi centri di ricerca.
Anche riviste specializzate e sistema di comunicazione mainstreming non hanno esitato a sostenere la possibilità che la geoingegneria siano il "Piano B" di fronte alla possibilità che non si riesca, sarebbe meglio dire non si vuole, raggiungere un accordo sulle modalità con cui far fronte al caos climatico.
Non sono mancati poi i testimonial della positività della geoingegneria, in America come in Europa. Uno dei casi descritti nell’opuscolo è quello di Bjørn Lomborg, direttore del Copenhague Consensus Center, prima negazionista sul cambiamento climatico e poi diventato sostenitore della geoingegneria.
Il capitolo si conclude con un’analisi degli impatti sull’agricoltura della geoingegneria, Va ricordato che l’agricoltura. o meglio agrobusiness, è la fonte del 14% delle emissioni globali, provenienti dalla dipendenza dell’uso di combustibili fossili durante la catena produttiva. Inoltre se si considera il sistema industriale nel suo complesso (trasporti, refrigerazione, imballaggio etc..) arriviamo a percentuali che oscillano tra il 44 e il 57 % delle emissioni di gas effetto serra complessive. Per cambiare questa realtà andrebbe sostenuta l’agricoltura di base, l’agroecologia, questo non avviene ed in molti casi sono proprio i contadini del sud del mondo quelli su cui grava il peso dei cambiamenti climatici.
Imprese di agrobiotecnologia, combustibili agroindustriali e biologia di sintesi partecipano al cammino per sviluppare "coltivazioni climatiche" che teoricamente dovrebbero sequestrare l’anidiride carbonica, riflettere i raggi del sole o riuscire a resistere agli effetti del cambiamento climaico, come calore estremo e siccità.Il tutto accompagnato dall’emissione di brevetti ad hoc per controllare l’agricoltura senza scordare altre false soluzioni come quelle legate ai biocombustibili o al biochar.
Nel secondo capitolo si analizzano le tecniche della geoingegneria:
Riduzione della radiazione solare (Solar Radiation Management SRM)
Rimozione Anidrire Carbonica (Carbon Dioxide Removal CDR)
Modificazioni climatiche
Riduzione della radiazione solare (Solar Radiation Management SRM)
Tecnologie che mirano a controbattere gli effetti dei gas serra aumentando le radiazioni della luce solare rispedite nello spazio. Tecniche che non influiscono sulla concentrazione dei gas, ma agiscono solo sugli effetti.
IMPLICAZIONI
Possibili danno ambientali, incluso il rilascio di gas serra addizionali nell’atmosfera, causando anomalie metereologiche e riducendo le precipitazioni, danneggiando lo strato dell’ozono, diminuendo la biodiversità, riducendo l’efficacia dei pannelli solari e rischiando improvvisi e drammatici cambiamenti climatici nello sforzo di fermarli, sia intenzionalmente che non. Ma la domanda più critica è: chi controllerà il termostato della Terra? Chi sarà responsabile dell’avvio di queste pratiche?
Le tecnologie proposte vanno dalla copertura del deserto e dei ghiacchi dell’antardide con strutture per riflettere la luce maggiormente la luce solare alle coltivazini climatiche fino al modificare il ciclo idrico per creare più nuvole sempre per riflettere i raggi solari.
Rimozione Anidrire Carbonica (Carbon Dioxide Removal CDR)
Tecnologie che tentano di rimuovere e catturare per immagazzinare l’anidride carbonica dopo che è stato rilasciata nell’atmosfera, usando dispositivi meccanici, modificando il bilanciamento chimico degli oceani per stimolare l’incremento dell’assorbimento e manipolando specie e ecosistemi.
IMPLICAZIONI
Effetti collaterali per lo più sconosciuti visto che le tecniche applicate richiedono cambiamenti nell’uso della terra e dei mari. Inoltre si tratta di tecnologie ad alto consumo energetico. sono anche intensive di energia.
Le tecnologie proposte vanno dalla fertilizzazione dell’oceano con ferro o azoto per stimolare la crescita di phytoplankton perchè assorba e poi trascini nelle profondità marine l’anidride carbonica, al bruciare attraverso pirolisi biomasse per produrre biochar, fino alle tecniche con l’utilizzo di agenti chimici
MODIFICAZIONI CLIMATICHE
L’idea che gli esseri umani possano controllare il clima ha una lunga storia, basta pensare alle danze indigene per la pioggia o all’accensione di fuochi fin dai primordi dell’umanità. Fin dal 1800 i governi e le imprese private hanno cercato di applicare le conoscenze tecnologiche per produrre precipitazioni o bloccare tormente e temporali attraverso alterazioni delle formazioni terrestri, come l’incendio di boschi o l’immissione di sostanze chimiche nelle nuvole, questo sia in campo civile che militare. Di fronte ad eventi climatici sempre più estremi, dagli uragani alle siccità, l’idea di cercare di controllare il clima, sta risoregendo sempre di più, Si tratta di una risposta che non affronta le cause ma gli effetti del cambiamento climatico.
IMPLICAZIONI
Predire il clima è difficile, provare l’efficacia di interventi sul clima è persino più difficile, dato che il clima è complesso e potrebbero esserci effetti collaterali imprevedibili.
Produrre la pioggia in un certo posto potrevve essere vissuo come un "furto" della pioggia da un’altra parte, soprattutto se questo porta con sè problemi nei raccolti agricoli. Interveni nel clima capaci di far cambiare il percorso di un uragano potrebbero produrre danni estesi in un particolare luogo al posto di unaltro. La linea di demarcazione tra uso civile e militare di queste tecnologie sarebbe molto difficile da tracciare.
Le tecnologie di cui si parla vanno dalla semina delle nuvole per incrementare le precipitazioni, con l’uso di agenti chimici, gia sperimentati negli Stati Uniti ed in Cina, alla modificazione delle tempeste.
Il secondo capitolo continua con l’analisi approfondita di diverse tecniche di geoingegneria, analizzandone gli effetti e descrivendo le imprese e ricerche implicate. I casi trattati sono: la fertilizzazione degli oceani, i vulcai artificiali, lo sbiancamento delle nuvole e l’aumento dell’albedo per finire con il biochar.
Il capitolo propone una sezione dedicata ai brevetti riferiti alla geoingegneria.
Come se ristrutturare il clima non fosse abbastanza controverso, una manciata di geoingegneri stanno privatizzando il modo per farlo, reclamando diritti di brevetto sulle tecniche da applicare.Lo scontro tra paesi del nord e del sud sul tema dei brevetti vale anche per la geoingegneria.
Più le tecniche di geoingegneria passano dalla teoria alla pratica più il fatto che i brevetti siano proprietà di singoli o di imprese private farà si che siano loro a controllare le decisioni. Inoltre i geoingegnieri stanno già affermando che i brevetti gli danno i diritti commerciali sui beni comuni climatici. Che non si stia parlando di fantascienza è dimostrato dalla lunga lista di brevetti riferiti alla geoingegneria che sono pubblicati dall’opuscolo del ETC Group
La chiusura del capitolo è una scheda che riassume perchè la geoingegneria è inaccettabile:
• non può essere testata: la fase sperimentale non è possibile, perché per avere un impatto evidente sul clima, deve essere sviluppata su larga scala. “Esperimenti” o “prove di campo” equivalgono ad applicarla al mondo reale perchè le prove in piccolo non danno informazioni utili sugli effetti sul clima, L’impatto per la gente e per la biodiversità è di massa,immediato edirrversibile.
• è ineguale: i governi dell’OCSE e le corporazioni potenti, che hanno ignorato il cambiamento climatico e il suo impatto sulla biodiversità ma che ne sono responsabili, sono quelli che hanno il budget e la tecnologia. Non c’è motivo di credere che essi faranno gli interessi degli stati più poveri
• è unilaterale: sebbene le proposte costino bilioni di dollari, per le nazioni ricche, possono essere considerate relativamente economiche e semplici da sviluppare. La capacità tecnica per applicarla sarà concentrata nelle mani di pochi (individui, imprese, governi). E’ urgente che vengano prese misure multilaterali per proibire qualsiasi intento unilaterale di manipolare gli ecosistemi della Terra.
• è rischiosa e imprevedibile: gli effetti collaterali sono sconosciuti, e possono nascere da diversi fattori come guasti meccanici, errore umano, comprensione inadeguata dell’ecosistema e della biodiversità, fenomeni naturali imprevisti, irreversibili ed anche l’interruzione dei finanziamenti
• viola trattati: molte tecniche hanno latenti obiettivi militari e la loro esecuzione potrebbe violar il Trattato dell’Onu sulla Modificazione dell’Ambiente (ENMOD Environmental Modification Treaty).
• è la scusa perfetta offerta ai governi in alternativa alla riduzione delle emissioni e alla protezione della biodiversità. La ricerca sulla geoingegneria è vista come un "prendere tempo", in realtà per molti difensore dell’industria servirebbe fondamentalmente per accantonare ogni azione reale di riduzione dei gas.
• Promuove la commercializzazione del clima ed aumenta lo spazio di guadagno. La concorrenza è gia molto intensa negli uffici brevetti tra quelli che pensano di avere una risposta alla crisi climatica: Se il "PIano B" della geoingegneria entrerà in azioni, sua monopolizzazione sarà terrificante. Tecnologie di questa pontenza, in gradi di alterare potenzialmente il pianeta, non dovrebbero svilupparsi con fini commerciali.
L’ultimo capitolo è dedicato al governare la geoingegneria o alla governace della geoingegneria.
L’analisi parte dal fatto che la geoingegneria, più che una serie di tecnologie, è una strategia politica, con l’obiettivo sostenere gli eccessi che sono l’origine delle crisi ecologiche e sociali nella quale ci troviamo, piuttosto di far crescere e proteggere la biodiversità. In questo senso i paesi dell’OCSE la vedono come una possibilità per non affrontare risposte di sistema alla crisi climatica.
Il capitolo propone un’analsi delle tappe volte a giustificare la geoingegneria in particolare negli Stati Uniti ed in Inghilterra e dei settori interessati come quello militare ed delle grandi corporazioni.
L’opuscolo si conclude con la necessità di una moratoria chiara sulla geoingneria, allegando una lista dei vari trattatile cui regole sono infrante dalle tecniche che, anche se non esplicitamente, fanno riferimento alla geoingeneria.
OBLO 16 NOVEMBRE "Difendere la terra"