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Cibo avvelenato

Silvia Ribeiro – La Jornada

Associazione Ya Basta Caminantes

In questo articolo si parla di:

  • 119/677 Ambiente
  • 15/677 Cibo
  • 677/677 Messico
  • 13/677 No OGM
  • 143/677 Terra

Mentre gli alimenti sani e senza tossici bisogna etichettarli - e questo ce lo fanno pagare caro - quelli che sono irrorati con veleno passano per normali e non è necessario dichiararlo in nessuna etichetta. Così si vendono gli alimenti prodotti con agrotossici (eufemisticamente chiamati agrochimici per farli sembrare più neutrali e per non farci protestare), che si produrranno sempre di più in una nuova piantagione argentina.

Chi trae beneficio da questo inganno al pubblico, da questo oltraggio alla salute e all’ambiente, dallo sperpero di denaro pubblico in grande scala per i costi di inquinamento e malattie?

Le 10 transnazionali che controllano il 90 percento della vendita di agrotossici a livello mondiale, delle quali Syngenta, Bayer, Basf, Monsanto, Sambuco e DuPont sono i maggiori. Suonano conosciute? Chiaro, sono esattamente le stesse che controllano il cento percento dei semi transgenici.

Non è casualità: crearono i transgenici per vendere più veleno.

I transgenici sono un esempio paradigmatico di questa truffa alla gente: più dell’80 percento sono manipolati per tollerare un maggiore uso di agrotossici, affinché tutto attorno alla pianta muoia, ma che la pianta transgenica resti viva dopo il bagno intensivo di veleno. Che non rimane solo nella terra e nell’acqua: lascia anche un alto contenuto di tossicità nel cibo con essi confezionato.

Nella maggioranza dei paesi che coltivano soia transgenica, dovettero cambiare le leggi sulla salute per aumentare fino a 200 volte il livello di residui di agrotossici consentiti negli alimenti, altrimenti sarebbero diventati alimenti illegali per essere un rischio per la salute.
La coltivazione dei transgenici ha significato il maggiore uso dell’erbicida glifosato nella storia dell’agricoltura. Il suo utilizzo così intenso ha provocato resistenza nelle erbe che dice combattere, con il risultato che più di 20 erbe infestanti ora risultano completamente immuni al glifosato. Per quel motivo le imprese vendono il prodotto sempre di più concentrato, l’aggregano a tensioattivi e ad altri chimici affinché penetri meglio (convertendo il glifosato, che l’industria afferma sia moderatamente tossico, in un veleno ad alto potenziale).

Ma difronte all’incremento dell’inefficacia, stanno irrorando nelle coltivazioni veleni ancora più tossici, (come endosulfán, atrazina, dicamba ed il famoso 2,4 D che è un componente dell’arma chimica Agente Arancio).

Ora le imprese utilizzano mais e soia transgenica resistenti a dicamba e 2,4 D, che aumenterà ancora di più il loro uso. Come i transgenici si impiantano in grandi aree, gli agrotossici si applicano frequentemente per fumigazione area, colpendo estese aree confinanti e popolazioni vicine.

In Argentina, terzo produttore mondiale di transgenici, si è cominciata ad organizzare la gente di varie province contro le fumigazioni aeree delle zone di coltivazioni transgeniche,situazione relazionata all’aumento di casi di cancro con diverse allergie e malattie gravi, compresa la malformazione di neonati.

Mentre che in questo paese si è avuto recentemente il primo giudizio contro la fumigazione di soia transgenica in Ituzaingó, Cordova, per le malattie ed inquinamento che si sono verificati, in Messico è stata appena autorizzata la semina commerciale di 235.500 ettari di questa coltivazione in vari stati della penisola dello Yucatan, in Chiapas e nella regione huasteca, condannando a morte la produzione di miele organico ed il sostentamento di più di 40.000 famiglie. A questo si somma l’approvazione di nuove prove a campo aperto di mais transgenico in stati del nord, continuando l’attacco contro il mais contadino nel suo centro di origine.

Oltre ai danni diretti su produttori, api, impollinazione, biodiversità e suoli, la semina massiccia di transgenici nella penisola dello Yucatan, per i suoi particolari suoli porosi e sistemi carsici, porterà al rapido inquinamento delle falde acquifere e sistemi sotterranei, per cui tutta la popolazione della penisola è direttamente minacciata dall’inquinamento.

Per questi ed altri impatti altrettanto gravi, la liberalizzazione della soia transgenica ebbe giudizio negativo da parte di Conabio, Ine e Conanp, istituzioni ufficiali che devono partecipare per legge al processo di decisione; ma nonostante gli abbondanti dati e questi giudizi, fu promossa ugualmente la sua liberalizzazione. Greenpeace presentò una denuncia contro i funzionari responsabili e varie organizzazioni di apicultori e contadini si appellarono contro questa decisione, da tutti i punti di vista ingiusta ed illegale.

Una decisione contro la salute, la biodiversità e l’economia della popolazione, solamente per favorire una transnazionale ed alcuni industriali.

Questo modello agrozootecnico basato sugli agrotossici (dei quali i transgenici sono il massimo esponente), la carta delle sei corporazioni che lo detengono, la complicità dei governi e le morti violente che hanno generato, furono presentati a una sessione del Tribunale Permanente dei Popoli in Bangalore, India, nel dicembre 2011.
Il verdetto concluse, tra gli altri punti, che si tratta di un modello che implica una chiara ingiustizia globale, dove sei transnazionali sono responsabili per la violazione sistematica ed ampiamente diffusa del diritto alla salute e la vita, dei diritti economici, sociali e culturali, così come di altri diritti politici e civili e delle donne e i bambini.

Per giustificare gli agrotossici ci dissero che erano per alimentare al mondo, come con i transgenici. Ci sono più affamati che mai e milioni di bambini nascono con un futuro tossico. Ma la bugia è stata scoperta e la resistenza continua a crescere.

27

Agosto

2012

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