La mia generazione ha potuto sopravvivere alla dittatura ed ha potuto cambiare le cose. Siamo anche sopravvissuti alla Troika ed altri governi di merda che si sono succeduti al potere. #1
Poco importa le ideologie ed orientamenti di coloro che ci governeranno nei prossimi cinque anni, noi continueremo a batterci per vivere come vogliamo e come la pensiamo. #2
Nessuno potrà rubarci le nostre libertà e i nostri diritti. Certamente ci sarà un prezzo da pagare, ma so con tutta me stessa che ci sono persone pronte a pagare questo prezzo. #3
Smettiamo di lamentarci della nostra sorte ed andiamo avanti! Non ci avranno mai!#4
Dal twitter di Lina Ben Mhenni, giornalista tunisina, blogger ed attivista per i diritti umani e contro la censura
Una Tunisia sospesa è quella che ci accoglie ai primi di ottobre.
Sospesa tra la ricerca di un cambiamento profondo che possa disegnare un futuro differente e il riproporsi di una continuità che a volte sembra una sorte di destino già scritto.
Ma niente si ripete mai uguale.
In questa tornata elettorale che ha visto presidenziali e legislative nell’arco di un mese, sia il basso tasso di partecipazione, soprattutto alle legislative e alla prima tornata delle presidenziali (ambedue intorno al 40%), sia il generale scetticismo con cui uomini e donne sono andati alle urne rispecchia, a dieci anni dalla rivoluzione, la disillusione soprattutto dei giovani nel sistema in generale.
Il ballottaggio per l’elezione del Presidente, con una partecipazione di circa il 55% , ha visto la vittoria con il 72% di Kais Saied, giurista conservatore e moralizzatore che si è formalmente presentato senza partito ma che ha ricevuto l’appoggio fra gli altri di Ennahda. In molti lo hanno scelto come “voto utile” contro il magnate populista Nabil Karoui, per comodità definito il “Berlusconi tunisino”, scarcerato giusto qualche giorno prima del ballottaggio dalle carceri dove si trovava per riciclaggio di denaro e evasione fiscale, altri l’hanno votato con la flebile speranza di “mettere un volto nuovo” al potere.
Le legislative, affluenza 41%, hanno visto la vittoria con il 18,29 % del partito islamico Ennahda che però non ha la maggioranza. Morale della questione probabilmente per governare sarà necessaria una coalizione, ancora dai contorni indefiniti, come è successo negli scorsi anni.
Una ”offerta elettorale” che ha avuto il sapore del deja vu, rivisitato con la contemporaneità dei meccanismi che altrove alimentano populismi, sovranismi, il tutto condito dal riproporsi di una corruzione endemica e dell’acuirsi delle disparità sociali in una crisi economica che non vede fine.
In questa sorte di sospensione, la vita reale continua con le sue contraddizioni quotidiane ma anche con le sue inossidabili possibilità.
Tracce di una possibile alternative, come piccole briciole di un cammino, possiamo ritrovarle sparse in mille attività che si sviluppano in spazi pubblici formali ed informali.
In molti casi sono giovani, ragazze e ragazzi, i protagonisti di questi frammenti possibili di alternativa. Giovani che vivono l’esasperante quotidianità della precarietà materiali in un paese che ha tassi di disoccupazione altissimi (nei dati ufficiali quello giovanile del 40% e quello generale del 15%) , una crisi economica strutturale, accompagnata dalla mancanza di prospettive positive per il futuro.
Seguire queste tracce, sostenerle perchè non vengano spazzate via, se possibile offrirgli la possibilità di connettersi, è un modo possibile di cooperare, qui come altrove, perchè il rompicapo di come cambiare il presente lo possono comporre attraverso innovativi incastri solo le nuove generazioni lontane magari geograficamente ma vicine perchè a loro appartiene il futuro.
Si sono svolti tra Bizerte e Jendouba i primi due Laboratori musicali con Luca Chiavinato all’interno delle attività pilota innovative per giovani curate da Associazione Ya Basta nel Progetto JASMINE. Jeunesse Active pour une Société capable de promouvoir l’employabilite e l’INclusion.
Il primo Laboratorio si è svolto a Ras Jbel a pochi chilometri da Biserta, nella locale Maison de Jeunes, ovvero uno di quegli spazi statali messi a disposizione per attività rivolte ai giovani.
La Maison ospita una Radio web Ras Jebel, vi si svolgono attività che variano dallo sport ad una sala computer ad altre attività di animazione. La musica finora mancava. Al Laboratorio, promosso dall’associazione CCDE Association Creation & Creativite pour le Developpement & l’Embauche della zona di Biserta , referente locale per questo governatorato del progetto JASMIN, hanno partecipato una trentina di adolescenti. La metà già frequentatori della Maison e l’altra parte che non l’aveva mai frequentata.
Nei tre giorni di attività attraverso la rivisitazione creativa di canzoni conosciute, esercizi ritmici e pratiche strumentali, si è realizzato un piccolo repertorio che è stato presentato collettivamente in una esibizione aperta al pubblico.
A partire da questa piccola esperienza in comune è nata l’idea di creare un gruppo musicale e di usare la Maison settimanalmente per continuare questa avventura musicale.
A Jendouba il Laboratorio si è svolto all’interno dello spazio dedicato alle attività culturali artistiche nel Campus dell’Università.
Nell’università pubblica, dove studiano ed alloggiano diverse migliaia di studenti non solo di questa zona, vengono realizzate anche attività aggregative, che si sviluppano, nonostante la scarsità di fondi stabili. La vitalità che si respira entrando nella struttura si vede dai muri pieni di quadri e foto, dalle voci e risate allegre dei ragazzi che suonano tra di loro nella stanza dove sono stipati i vari strumenti musicali. Ragazze e ragazzi come in qualsiasi altro contesto del mondo che intramezzano gli studi con momenti di creatività espressiva.
In questo caso il Laboratorio, a cui hanno partecipato una trentina di ragazze e ragazzi che studiano informatica, e-commerce, educazione, lingue etc .., si è soffermato ad approfondire in particolare le tecniche dell’improvvisazione.
Improvvisazione intesa come un dialogo non un’arena in cui apparire a forza. Costruire uno spazio comune in cui le attitudini dei singoli vengono messe a valore in uno spartito creato assieme. Una sorte di puzzle in cui la composizione corale armoniosa è frutto di tutti. Provarsi ad improvvisare, a ritmo e non a ritmo, per rompere la consuetudine o dell’esibizione al singolare o dell’inquadramento irrigimentato.
Per certi versi l’improvvisazione musicale è una parodia della vita politico sociale contemporanea: suonare ognuno il proprio strumento per creare qualcosa che sia nuovo e ascoltabile, non un’accozzaglia di rumori in cui ognuno cerca di primeggiare anche se l’effetto finale è stridente o dove si attende che dall’alto qualcuno batta il tempo.
Due momenti tra loro diversi ma che sono stati ambedue espressione della capacità dei linguaggi artistici di essere veicolo immediato, sia di valorizzazione dell’individuo che della forza di un’azione collettiva, se non si ha paura del cambiamento.
I Laboratori sono il piccolo contributo dell’Associazione Ya Basta Caminantes ODV al progetto JASMIN, coordinato da Overseas insieme a Cefa, nato per favorire uno sviluppo sostenibile basato sull’inclusione dei giovani e contribuire così a contrastare i fenomeni di radicalismo e estremismo violento.
Iniziato da più di un anno, il progetto si snoda come una sorte di work in progress attraverso cinque governatorati. Stiamo parlando di Governatorati diversi tra loro ma per certi versi emblematici del mosaico tunisino: Manouba periferia svantaggiata della capitale, Jendouba al confine con l’Algeria con tutte le problematiche che ne conseguono e che non si è mai ripresa dalla crisi del turismo spostato negli anni settanta nella parte est del paese, Bizerta dove la crisi si accompagna alla totale mancanza di qualsiasi attività economica, turismo compreso, Kairouan porta del sud del paese dove spingono forze conservatrici, Medenin estremo sud travolto dalle problematiche legate al confine con la Libia e terra di partenza delle barche colme di migranti che cercano si attraversare il Mediterraneo.
Zone dove la crisi economica complessiva, che perdura tra inflazione, ventilata svalutazione e misure strutturali imposte dei creditori internazionali, si accompagna alla crisi strutturale del settore agricolo e turistico.
L’agricoltura non ha potuto svilupparsi in termini di qualità e si avvia ad essere totalmente stravolta dall’Accordo di Libero Scambio tra UE e Tunisia (Aleca).
Il turismo, seppure lievemente in crescita, dopo la penalizzazione dovuta agli attentati e all’insicurezza dell’area, resta ben al di sotto dei tempi passati ed è oggi caratterizzato dall’offerta delle mega agenzie per permanenze “all inclusive” rivolte in particolare a mercati come quello russo, di certo non una proposta attenta all’ambiente e alla valorizzazione del territorio.
Iniziato con una articolata formazione dell’equipe del progetto JASMIN, in modo da operare sulla base di una comune visione d’azione, la prima tappa affrontata è stata una formazione collettiva di operatori socio-educativi che hanno rapporti con i giovani, come gli animatori delle Maison de jeunes, gli insegnanti, il personale dei Centri rieducazionali, gli psicologi, i religiosi. Il confronto con esperti ha permesso di approfondire le forme in cui poter riconoscere le attitudini problematiche dei giovani, i segnali dei pericolo di avvicinamento a situazioni di violenza estremista e radicalizzazione, che sembrano offrire facili soluzioni alla dimensione di disagio psicologico e materiale. Accrescere la comprensione dei sottili meccanismi che tessono la tela della ragnatela della violenza estremista ha un valore particolare per chi fa del rapporto con i giovani una parte consistente della propria attività lavorativa.
Il tutto avendo sempre ben presente che non ci sono modelli preconfezionati da applicare come una panacea automatica ma che solo l’interazione complessiva tra piani che sembrano distanti può invertire la tendenza complessiva.
Con questo spirito sono stati avviati dei Tavoli di lavoro regionali dedicato a tutte le figure istituzionali ed imprenditoriali che dovrebbero essere il riferimento per i giovani nel costruire nuove opportunità lavorative e dunque una prospettiva per il futuro. Rappresentanti dei vari ministeri competenti, responsabili degli incubatori d’impresa, funzionari locali troppe volte agiscono in maniera frammentata senza coordinamento. Un giovane che si rivolge ad uno di questi uffici in molti casi non trova risposte o se se le trova non sempre viene seguito nell’evoluzione dell’idea imprenditoriale. Si tratta infatti, se si vuole essere efficaci, non solo di creare forme di coordinamento, base minima per garantire la non frammentarietà delle risposte, ma anche le sinergie necessarie perchè i giovani possano intraprendere percorsi innovativi imprenditoriali di qualità, magari allargando i propri orizzonti ai temi quali l’economia sociale, l’ambiente ed altri settori innovativi.
Per confrontarsi invece sulle radici profonde dei fenomeni di radicalismo/radicalizzazione, come si usa chiamarlo da noi, e estremismo violento, come è più in uso da queste parti, sono stati realizzati diversi Work Caffè con la partecipazione anche di operatori ed esperienze italiane. Uno scambio sicuramente utile, come quello avvenuto tra municipalità tunisine e il Comune di Reggio Emilia, per approfondire tematiche che intrecciano migrazione, disagio, disillusione, insofferenza, rabbia.
Fenomeni, che al di là delle definizioni lessicali e pur con espressioni diverse, attanagliano le nuovi generazioni sfociando in possibili derive estremiste di affermazione identitaria, di discriminazione dell’altro, del differente non solo in Tunisia.
Temi questi che si stanno riflettendo anche nella Ricerca scientifica condotta dall’Università di Tunisi in collaborazione con quella di Bologna, attraverso la quale sarà possibile verificare ipotesi e dati per contribuire ad analizzare la complessità dei meccanismi di radicalizzazione tra i giovani che, se trovano certo un brodo di coltura adeguato in paesi caratterizzati da esclusione, mancanza di opportunità, sfiducia nelle istituzioni, hanno avuto in Tunisia una incisività molto forte (dalla Tunisia in proporzione sono partiti in moltissimi per andare a combattere con l’Isis e non solo dei settori più poveri), anche grazie alle coperture di cui hanno goduto come viene raccontato nell’articolo di Syrine Attia per la rivista Jeune Afrique.
Senza dimenticare che ancora oggi, mentre è in corso la discussione su cosa fare di chi è andato a combattere in Siria con l’Isis ed è tornato o vuole tornare a casa, organizzazioni paramilitari legate all’estremismo violento sono installate nel massiccio montuoso alla frontiera con l’Algeria nei Monti Chaambi e si muovono nella zona sud a confine con la Libia.
E senza mettere in secondo piano il fatto che sulla Tunisia si riflette l’insieme della situazione geopolitica della regione in cui, come dimostra l’attacco della Turchia ai territori del Nord Est della Siria, la questione delle organizzazioni integraliste armate non è certo risolta ma si inserisce nel complesso gioco di potere delle nuove e vecchie potenze regionali ed internazionali.
Il primo anno si è chiuso con una attività a cui hanno partecipato 150 giovani dedicata ad offrire loro la possibilità di rafforzarsi personalmente nel comprendere le proprie potenzialità in modo poi da essere coinvolti in maniera consapevole nella fase che si aprirà con la seconda annualità del progetto in cui verranno garantiti finanziamenti diretti per l’avvio di esperienze imprenditoriali, la possibilità di borse lavoro ed altre iniziative rivolte a promuovere il protagonismo giovanile.
Ya Basta tornerà in Tunisia a novembre per iniziare un ciclo di Laboratori sul linguaggio dei fumetti insieme a Claudio Calia e poi ancora nei prossimi mesi con altre attività musicali e di parkour.
Questo per cercare di costruire relazioni e connessioni anche con altre esperienze come quella irachena in cui proprio a partire dai linguaggi artistici si è creata l’ONG Walking Arts perchè l’arte può contribuire a dare ai giovani la possibilità di essere protagonisti del proprio futuro.
Progetto JASMIN, Juenesse Active pour une Société capable de promouvoir l’employabilité e l’INclusion, coordinato dalle ONG italiane Overseas e Cefa, cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione Internazionale.