L’uccisione di Mouhcine Fikri, venerdì scorso ha scatenato in tutto il paese un’ondata di proteste che hanno attraversato le principali città del paese.
Il giovane è stato ucciso a Al Hoceima, nel nord del Paese, una regione povera, durante la confisca parte delle autorità di chili di pesce spada, che aveva acquistato nonostante la pesca ne sia vietata in questo periodo dell’anno.
Mouhcine Fikri ha cercato di reagire per impedire il sequestro ed è stato brutalmente ucciso, triturato nella macchina macina rifiuti, come si vede dai video che sono circolati in rete.
Dopo le prime proteste nella cittadina in cui avvenuto il fatto, la sua morte è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Il malcontento verso l’azione di chi porta una divisa, verso la disparità di trattamento a tutti i livelli nei confronti di chi conta meno, tutto quello che è racchiuso nella parola “hogra”, ha smosso il paese reale.
La “hogra”, la costante sensazione di mancanza di cittadinanza piena che si accompagna alla condizione di precarietà ed immiserimento che colpisce ampie fasce sociali.
A manifestare per primi sono stati i pescatori e poi gli abitanti del paese e poi via via le altre città. Manifestazioni che tutti definiscono inedite per la vasta e inattesa partecipazione.
A poco è servita l’immediata presa di posizione del re del Marocco, Mohammed VI, che ha chiesto al ministro dell’Interno di avviare un’indagine mentre il titolare dell’Interno, Mohamed Hassad, ha dichiarato che “verranno punite le persone responsabili”. Vista la presa di posizione del re, dopo due giorni si è mosso anche il Procuratore Generale del Re che ha deciso di incriminare 11 persone, tra cui due agentie vari funzionari della pesca marina.per “falso in scrittura pubblica e omicidio involontario”.
Una scelta in linea con l’azione del re che continua a cercare di in ogni modo di far credere che nel paese le regole democratiche valgono. Soprattutto in queste settimane che precedono i riflettori puntati nel paese per la Cop 22 che si svolgerà a Marrakesh.
La patina democratica che tanto è curata dal Re e che è uno degli antidoti, insieme ad una vasta repressione preventiva che fa sì che il paese sia considerato tranquillo.
Un tipo di poltica usata anche nel periodo della primavera araba, che infatti nel paese ha visto iniziare le proteste ma non l’epilogo con la caduta del governo come in altri contesti. Una sorta di bastone e carota che il sovrano gioca abilmente.
Ma non basta parlare di “mele marce”, non ci crede nessuno visto che come dicevano molti dei manifestanti.
“Mouhcine Fikri non è la sola vittima d’umiliazione e violenza”.
“Prima di lui. molti altri cittadini sono stati uccisi dalla polizia e dalle autorità” si legge nelle dichiarazioni ai giornali di Taib Madmad, membro dell’Associazione Marocchina per i Diritti dell’Uomo che aggiunge ” Molti maroccini di diverse classi sociali sono scesi nelle strade. E’ una vera sollevazione contro un sistema che ci umilia e ci dengra. Mouhcine Fikri è il simbolo di tutto questo. Io credo che oggi, sta avvenendo una rivoluzione popolare e di massa”.
“Dignità, giustizia sociale, basta ai privilegi” le parole che più spiccano tra gli slogans dei manifestanti.
Dopo il fine settimana sono attese altre proteste.
La “hogra”, il malcontento, si allargherà fino a diventare capace di innervare un movimento per i diritti o tornerà a restare un sentimento diffuso ma non organizzato?
Intanto nel paese la Coalizione Marocchina per il clima prepara le mobilitazioni in vista della seduta della Cop22, la Conferenza sul Clima che si svolgerà a Marrakesh.
Si sta preparando la manifestazione del 13 novembre 2016 e poi le iniziative e seminari a partire da un appello per la giustizia sociale ed ambientale.
APPELLO: MARCIA INTERNAZIONALE PER IL CLIMA
Alla vigilia dell’apertura della ventiduesima Conferenza delle Parti COP22 saremo migliaia, da tanti continenti e tanti diversi ambiti di impegno, a marciare nelle strade di Marrakech, per far sentire alte e forti le nostre richieste ai decisori.
Uniamoci per mettere la giustizia e l’equità al centro dei dibattiti della COP22 e delle COP a venire, per l’integrazione differenziata delle politiche e dei finanziamenti: bisogna tenere in considerazione i paesi del Sud che subiscono e pagano la destabilizzazione climatica, tenere in considerazione l’approccio di genere, l’integrazione di diritti umani negli approcci e nelle decisioni, tenere conto dell’infanzia e delle generazioni future, dei migranti, delle persone con handicap, e rivedere radicalmente il modello economico che genera le crisi climatiche, le guerre, le diseguaglianze sociali….
La crisi climatica è una realtà, ma sta a noi prendere la responsabilità di cambiare – insieme, affrontiamo una delle più grandi sfide per l’umanità e proteggiamo la nostra salute, la nostra alimentazione, la nostra acqua, il nostro ambiente, la nostra aria e creiamo oggi gli esempi per il domani. Per cambiare tutto, c’è bisogno di tutti.
Partecipiamo tutti e tutte alla marcia per il clima il 13 novembre a Marrakech alle 14.00, a partire dallo stadio El Harti, per dimostrare che il nostro impegno per il clima è profondo e coraggioso, e che continuerà, ancora più forte, nel 2017 e oltre.
INVITO ALLE ORGANIZZAZIONI E RETI SOCIALI A PARTECIPARE ALLO SPAZIO MEDITERRANEO
La crisi ecologica mondiale colpisce la regione mediterranea in maniera particolarmente brutale, e la regione è probabilmente una delle più colpite dai cambiamenti climatici. Le società civili ne osservano le manifestazioni più violente da almeno trenta anni.
Per noi, il Mediterraneo costituisce un insieme di umanità, di fraternità e di solidarietà, di cui il mare è un elemento di unità e di identità collettiva. Condividiamo il sentimento di urgenza a organizzarci collettivamente per arginare la crisi grande e strutturale che la regione sta vivendo. Ma noi stabiliamo una connessione profonda tra la crisi ecologica che subisce la regione (inquinamento, perdita di biodiversità, crisi climatica…) e le crisi economiche, sociali e politiche che la attraversano da anni in maniera molto violenta: crolli economici, enormi ineguaglianze sociali, competizione per le risorse e guerre, restaurazioni autoritarie, esodi e migrazioni massive….
Alla luce di ciò che accade e nel quadro delle raccomandazioni emerse dalla Conferenza di Casablanca nel settembre scorso, la Coalizione Marocchina per la Giustizia Climatica, in collaborazione con i movimenti sociali e le organizzazioni di società civile, propongono di riunire le società civili del Mediterraneo per un lavoro di riflessione e di elaborazione collettiva teso a far emergere le risposte civili e cittadine alla crisi ecologica e climatica regionale.
Come annunciato, il gruppo di lavoro sul processo mediterraneo è al lavoro, per contribuire a definire e a concretizzare i contenuti e le forme che questo spazio prenderà nell’ambito dello spazio cittadino autogestito che la Coalizione Marocchina per la Giustizia Climatica animerà a Casablanca dal 14 al 18 novembre, insieme ai movimenti, le reti e le organizzazioni della società civile, i sindacati, le cooperative, i ricercatori…. a livello nazionale, regionale e internazionale.
Per maggiori informazioni sul programma
Coalizione Marocchina per il clima