Messico – Sentenza sull’uso ludico della marijuana nel narcostato

La Corte Suprema del Messico, di fronte all’istanza proposta dai fondatori Società messicana di autoconsumo responsabile e tollerante (Smart), ha emesso una sentenza che definisce incostituzionale la proibizione assoluta del consumo di mariujana, in riferimento agli articoli che ne proibiscono l’uso e la coltivazione a fini ricreativi. La sentenza definita storica riguarda solo i quattro richiedenti ma ha riaperto la discussione sul tema.
Il Messico è un paese produttore di droga. Nelle sue montagne si produce mariujana e papavero da oppio. E’ il secondo fabbricate mondiale di eroina oltre ad ospitare un esorbitante numero di laboratori di metamfetamine. E’ principlae zona di passaggio della cocaina dal Sudamerica agli Stati Uniti. Un giro vorticoso di denaro che finisce in attività e flussi finanziari, alla base di quello che viene definito narcostato, narco politica cioè l’intreccio tra imprenditori dell’apparato economico, politici ad ogni livello, militari e poliziotti ed esponenti della giustizia.
E’ il paese dove ci sono stati 80,000 morti nella cosidetta “guerra al narcos”20,000 e più desaparecidos, centinaia di attivisti politici arrestati all’interno della repressione e militarizzazione generale.
Ma è’ anche il paese in cui il 77% della popolazione è contraria alla legalizzazione della mariujana, secondo i sondaggi.
In questo contesto la scelta della Corte Suprema, viene vista dagli attivisti messicani, soprattutto nella capitale, come un tassello per “abbattere l’origine delle politiche antiproibizioniste in tema di droga”, spiega Torre Landa, che ha perso uno dei suoi cinque figli in un sequestro terminato con l’assassinio nel 2005.
Per Armando Santacruz, un altro dei ricorrenti “è solo questione di tempo perché si arrivi ad avere le 5 decisioni sufficienti per fare giurisprudenza. E’ il primo chiodo sulla bara del proibizionismo ed è una buona misura a favore di una politica sulla droga più razionale”.
Il Messico potrebbe, anche se per il momento il cammino sembra in salita, visto le reazioni politiche, immettersi nella strada di altri paesi americani: in Uruguay è legalizzata la produzione e vendita di marijuana dal 2013, in Cile si sta discutendo una legge per depenalizzarne l’uso a fini terapeutici, in Brasile l la corte suprema sta dibattendo la depenalizzazione, in Bolivia è legittimo l’uso tradizionale di foglie di coca, in Colombia, il Presidente Santos, fautore della legalizzazione, ha ordinato la fine del programma di fumigazione aerea, in Canada il neoeletto Trudeau si è detto “a favore di legalizzare, regolamentare e ridurre l’accesso alla marijuana”, negli USA 37 stati a vario titolo hanno introdotto la liberalizzazione della marijuana.

Sono segnali di un cambiamento che però è ancora una goccia, troppo piccola per travolgere i guadagni finanziari del narcocapitalismo, che si basa sulla proibizione. Il fatto che le droghe, leggere o pesanti, siano illegali ne fa una merce dagli alti profitti.
In particolare per la mariujana la strada profonda del cambiamento potrebbe passare solo dall’autoproduzione da parte del consumatore, per liberarsi dall’essere pedina dell’ingranaggio dell’intreccio tra economia legale ed illegale, monopolizzata dalle organizzazioni criminali o dal monopolio statale. Tanto più che , visto la costante crescita della domanda, finchè la produzione resta illegale, non si capisce da dove comprerebbero la merce i mercati legali.

Per tornare al Messico le reazioni dei partiti sono state caute, visto i sondaggi a sfavore della legalizzazione, Diversamente invece l’uso terapeutico della marijuana è vista favorevolmente dal 80% della popolazioneuso e una bambina di otto anni, che soffre di convulsioni a causa di una rara malattia, è stata il paziente zero.
Il Presidente Peña Nieto, non ha esitato a dire che non intende “modificare le proprie azioni relative alla localizzazione e la distruzione delle piantagioni” ed aggiungiamo noi a dare il suo contributo al mantenimento del sistema della narcopolitica.
John Hudak, esperto della Brookings Institution che segue da vicino il dibattito sulla legalizzazione, non crede che la decisione della Corte Suprema messicana avrà un impatto per il momento sul traffico dal Messico verso gli Usa di mariujana, che resta il 40/45 % della fonte di approvigionamento del mercato americano. Le organizzazioni di narcotrafficanti sono molto ben strutturate e visto il consumo di massa si continuerà a dipendere da operazioni illegali. “Una legalizzazione massiccia della mariujana in Messico potrebbe lascaire indietro alcuni cartelli ma nell’insieme resteranno potenti”, visto l’intreccio di interessi che gestiscono, aggiungiamo noi.

Saremo in Messico dicembre 2015/gennaio 2016 con la Carovana Mexico Querido – Per sostenere, appoggiare, raccontare il Messico dal basso insieme a chi sfida il silenzio e la paura per costruire un futuro diverso.
INFO CONTATTI CarovanaMexicoQuerido1516@gmail.com


Il Messico legalizza la mariujana con fini ricreativi
Il Messico rompe con il passato. La Suprema Corte de Justicia de la Nación, con quattro voti a favore e uno contro, ha aperto le porte alla legalizzazione della mariujana con fini ludici e senza lucro,
La storica decisione suppone un passo da gigante per un paese che da anni combatte a sangue e fuoco il narcotraffico. Come è già successo per il matrimonio gay, sono stati i giudici quelli che hanno preso l’iniziativa di fronte ad un’opinione pubblica in maggioranza contraria e a partiti titubanti. In questo caso, i magistrati hanno anteposto la libertà personale ai danni alla salute. Ed anche se la sentenza limita l’autorizzazione per il consumo, la coltivazione e il possesso ai soli querelanti, in pratica mette in moto il meccanismo per una legalizzazione più ampia.
“Non siamo davanti ad una questione penale, ma ad un modello di vita e libertà della persona”, ha affermato Olga Sánchez Cordero. Un giro copernicano nel quale sono stati determinanti gli avanzamenti registrati negli Stati uniti, ma anche una strategia giuridica scelta a questo fine.
La sentenza nasce da un ricorso presentato alla Suprema Corte dalla “Sociedad Mexicana de Autoconsumo Responsable y Tolerante”, fondata nel 2013 da quattro avvocati ed un industriale con l’obiettivo di forzare il dibattito per via giuridica.
Il primo passo è stato chiedere l’autorizzazione alla Secretaría de Salud. Dato che il consumo è tecnicamente depenalizzato in Messico, il collettivo ha messo al centro della sua richiesta le attività relazionate, dalla semina alla preparazione, trasporto e possesso. Il tutto con fini ludici e senza lucro. La proposta è stata rifiutata dall’Amministrazione, basandosi sulla legislazione sanitaria. La palla è passata nel campo giuridico e i querelanti hanno fatto ricorso alla Suprema Corte.
Il principale argomento su cui si sono basati è stato il diritto allo sviluppo libero della personalità, protetto dalla Costituzione messicana. Ci sono stati pareri negativi finchè il caso non è arrivato nelle mani del magistrato Arturo Zaldívar. Considerato uno dei giudici più progressisti, questo vecchio avvocato e professore ha fatto sua la richiesta e ha deciso di difendere la legalizzazione della marijuana di fronte ai suoi colleghi della Prima Sessione, conosciuta per aver avvallato i matrimoni gay. Alla base delle sue argomentazioni c’è il fatto che il rischio per la salute della mariujana è minore o simile a quello del tabacco. per cui la sua proibizione risulta spoporzionata rispetto al diritto costituzionale all’autonomia individuale.
“La proibizione assoluta è incostituzionale, adesso bisogna andare avanti. Questa sentenza è solo per l’autoconsumo e non permette il commercio. Tantomeno di dice che la mariujana sia innocua, ma che il divieto è eccessivo” ha dichiarato Zaldívar.
L’autorizzazione non è un assegno in bianco. I beneficiari della decisione saranno soli i querelanti. Però si apre un cammino perchè altri cittadini possano fare lo stesso. Questa apertura introduce un elemento libertario nella restrittiva legislazione messicana. Con questa trafila, secondo gli esperti, è difficile che in pochi anni non diminuiscano le restrizioni, così come è successo in quattro stati americani.
Il Messico, il secondo produttore mondiale di mariujana, entrerà in un nuovo ciclo e dovrà rivedere un regime punitivo estremamente duro in materia relazionata alla mariujana.
La lotta contro la droga ha fallito. C’è bisogno di un ampio dibattito sociale”, ha affermato il magistrato José Ramón Cossio, che si è espresso a favore ma si è riservato il voto.
Per quanto riguarda i partiti nessuno si è ancora espresso. Nessuno si è opposto con chiarezza alla legalizzazione. Ma il rifiuto, mostrato dalle inchieste, che arriva al 70%, li ha portati ad essere cauti. Si è espresso solo il PRD dicendo che bisogna mettere fine al “paradigma punitivo”, chiedendo una liberalizzzaione immediata, Il PRI (al governo) e Morena hanno detto che ci vuole una consultazione pubblica.In questa zona grigia, anche la chiesa ha mostrato un’inusuale tiepidezza senza dichirarsi nè a favore nè contro, ma dicendo che serve un’analisi spassionata del caso.
Su questa apparente freddezza influisce la constatazione che anni di lotta contro il crimine organizzati non ha raggiunto risultati significativi. La pazzia della narcoviolenza e l’estenuante guerra ai cartelli, con un bilancio di 80.000 morti e 20.000, hanno debilitato gli argomenti degli oppositori alla regolarizzazione. Coscienti di questo, i partiti non hanno omesso di ricordare che la legalizzazione suppone un colpo alla finanza del narco e una possibile riduzione della violenza del narcocommercio di strada, quella più vicina ai cittadini. “Il peggio che può accadere con una sostanza pericolosa è che lo stato abdichi alla sua responsabilità e lasci il suo controllo in mano al crimine organizzato”.
La storica sentenza della Suprema Corte apre la strada al cambiamento.
Tratto da internacional.elpais.com

La SCJN avvala l’uso a fine ludico della mariujana, però non per tutti
In un fatto senza precedenti in Messico, la Corte Suprema di Giustizia della Nazione (Suprema Corte de Justicia de la Nación – SCJN) ha avvallato l’uso ludico della marijuana, così come la sua coltivazione per il consumo personale.

Però, il verdetto si applica solo a Josefina Ricaño Bandala, Armando Santa Cruz González, José Pablo Girault Ruiz e Juan Francisco Torres Landa Ruffo, che hanno promosso la causa sull’uso ricreativo di questo tipo di droga. la sentenza non protegge la Sociedad Mexicana de Autoconsumo Responsable y Tolerante (SMART), che inizialmente faceva parte dei richiedenti.
Con tre voti a favore ed uno contrario, la Prima Sessione del più alto tribunale messicano ha avvallato, in sessione privata, il dictamen di Arturo Zaldívar che in merito alle quattro persone dice che la Comisión Federal para la Protección de Riesgos Sanitarios (Cofepris) deve concedere loro il permesso per produrre e consumare marijuana.
La sentenza, dichiara l’incostituzionalità degli articoli 235, 237, 245, 247 e 248 della Ley General de Salud, e dice che la Secretaría de Salud deve emettere delle autorizzazioni “per la realizzazione degli atti relazionati con il consumo personale con fini ricreativi (seminare, coltivare, raccogliere, preparare, possedere, trasportare) esclusivamente lo stupefacente cannabis (la sua resina, preparati e semi) e lo psicotropico THC che nell’insieme sono conosciuti come mariujana”.

La sentenza stabilisce un criterio giuridico di osservanza obbligatoria per giudici e tribunali federali. Se si presenteranno altri casi simili, si apre la porta perchè la SCJN emetta una dichiarazione di non validità degli articoli che sono stati dichiarati incostituzionali.

Tratto da desinformemonos.org.mx


Pubblicato

in

da

Tag: