Marzo 2002 – In Palestina Action against Global War

Decidiamo d partecipare nel marzo 2002 all’iniziativa lanciata al ritorno dalla Palestina a gennaio da Action for Peace, coalizione di gruppi ed associazioni europea nata per stare a fianco della società civile palestinese ed israeliana.

Nei mesi precedenti abbiamo lanciato la campagna di boicottaggio a tutti i livelli dei rapporti commerciali e politici con il governo Sharon. 

L’iniziativa europea è per la primavera 2002, proprio quando l’esercito israeliano sta stringendo d’assedio i territori palestinesi, tra cui Ramallah dove si trova costretto il Presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Arafat. 

Partiamo in massa, noi disobbedienti dei centri sociali, circa un centinaio, insieme a esponenti di associazioni, come Associazione per la pace, Arci ed altre, della FIOM, di Rifondazione Comunista e Verdi ed altri ancora come l’Europarlamentare Luisa Morgantini, insomma quella che si definisce società civile. In tutto siamo diverse centinaia, circa 600.  

Diario

27 marzo 2002

Arriviamo a Gerusalemme di sera, mentre partiamo giunge la notizia di una nuova azione kamikaze palestinese e dell’ordine del Primo ministro israeliano Sharon di operare militarmente a Ramallah.

Sera – Aereoporto Ben Gurion Tel Aviv   

Alla Dogana isrealiana iniziano strani movimenti. Dopo i primi di noi che passano attraverso le solite odiose pratiche d’ingresso, il flusso si ferma. Capiamo che gli israeliani non vorrebbero farci entrare.

I nostri passaporti vengono raccolti e dopo un paio d’ore ce li restituiscono con scritto “denied. Not entry”. Iniziamo a protestare noi all’aereoporto, quelli fuori e in Italia. Alla fine dopo 6 ore di trattativa, riusciamo a varcare la dogana. Siamo dentro.

28 marzo 2002

Alba – Gerusalemme Est

I suoni della moschea con il suo muezzin fanno da colonna sonora alla luce del sole, che inizia ad illuminare questa splendida città che meriterebbe di essere il simbolo della convivenza. Ma non è così. Quando la vota riprende i suoi rumori e i suoi tempi, le notizie che giungono sono quelle della rappresaglia israeliana che ha iniziato l’invasione e l’isolamento di Ramallah.

Pomeriggio – Check Point Qalandia

Rispondendo all’appello dei palestinesi cerchiamo di raggiungere Ramallah. Al check point non c’è verso di passare. Cerchiamo di spingere a mani alzate, i militari sono inflessibili. Ramallah è isolata, presagio dei bombardamenti che stanno per iniziare.

Prima di noi una piccola delegazione francese con Josè Bovè, volto noto del movimento no global e portavoce di Via Campesina, è riuscita a varcare il check point che poi si è ermeticamente chiuso.

Sera – Gerusalemme Est

Torniamo a Gerusalemme in hotel: ci abbiamo provato ed abbiamo vissuto sulla nostra pelle cosa significa che ci sia un posto dopo prima puoi passare ed un attimo dopo no. Nella quotidiantà significa l’arbitrarietà più totale: stai tornando a casa, andando al lavoro, andando all’ospedale, a visitare amici e parenti ed ecco che all’improvviso non puoi, puoi solo aspettare e se l’attesa diventa troppo lunga cercare di passare tra stradine, viottoli, reti di nascosto.

I giovani militari israeliani ai checkpoint prima ti guardano, chiedono documenti poi di colpo quando arriva l’ordine di chiudere diventano immobili statue di sasso.

Una sorte di schizofrenia prolungata costante alleggia sui non luoghi dei blocchi.

29 marzo

Mattina – Gerusalemme Est

Decidiamo di manifestare a Gerusalemme davanti all’Orient House, luogo storico palestinese chiuso per decreto israeliano da anni. Arrivati lì apriamo la bandiera palestinese, La reazione dei poliziotti israeliani è immediata, ci caricano con tanto di cavalli ed uno di noi viene fermato perché stava riprendendo con la telecamera.

Mentre stiamo tornando in albergo, giunge la notizia di un nuovo attentato kamikaze in un supermercato di Gerusalemme.

Intanto tredici di noi, tra cui il deputato Mauro Bulgarelli, sono riusciti ad entrare a Ramallah proprio mentre in città entrano i carri armati e Arafat si trasferisce on un bunker sotterraneo della sua residenza.

Tardo pomeriggio – Betlemme

Pare che l’attentatrice suicida, di 18 anni, che si è fatta esplodere all’ingresso di un supermercato alla periferia di Gerusalemme, causando la morte del piantone di una ragazza di 17 anni israeliana e diversi feriti, sia di Dheishe Camp a Betlemme, che di conseguenza sarà teatro della prossima incursione israeliana.

Un gruppo di noi va al Campo, dove si trovano attivisti di IndyMedia. Decidono di fermarsi là per documentare quel che succede.

Serata – Gerusalemme Est

Il bilancio dei primi due giorni in Palestina ci porta a discutere non solo di cosa fare ma anche di come nominare quello che viviamo: più che Action for Peace si tratta di diventare, praticandolo, Action against Global War.

La parola pace non si può applicare dove è sinonimo di pace armata ed ingiustizia.

E’ tempo di ammettere l’inadeguatezza delle categorie di iniziativa e discorso sulla Palestina per inserire questo pezzo di mondo dilaniato nella ricerca per noi di come sabotare e disertare la guerra globale.

E’ chiaro che non è possibile attenersi al programma di visite ed azioni pensato alcuni mesi prima, si tratta di cercare di dare il nostro contributo nella forma più utile, adesso.

Andiamo a dormire, dopo l’assemblea, mentre la città è silenziosa e blindata. A 500 metri da noi nella spianata della moschea per tutto il giorno ci sono stati scontri con un bilancio di più di 20 palestinesi uccisi.

30 marzo 2002

Mattino – Gerusalemme Est

Decidiamo di fare un piccolo gesto. Andiamo a donare il sangue in un Ospedale perché sia utilizzato in Cisgiordania, dove c’è penuria. Un microscopico gesto di umanità.

Primo pomeriggio – Ramallah

La delegazione internazionale, formata dai francesi e dai 13 di noi che sono riusciti ad entrare, riesce ad avvicinarsi al compound/quartier generale dell’ANP, circondato da soldati israeliani, dove si trova Arafat. Dopo una trattativa riescono ad entrare per portare batterie e medicine nel bunker assediato.

Le notizie che giungono sono drammatiche: nelle ultime ore elicotteri hanno bombardato la sede della polizia palestinese. All’ospedale mancano sangue ed ossigeno.

Tardo pomeriggio – Gerusalemme Ovest

Partecipiamo ad una manifestazione promossa dalle associazioni pacifiste israeliane sotto casa di Sharon. Il tutto nell’irreale cornice di questa parte moderna della città, dove ti può capitare di vedere padri di famiglia spingere il carrello della spesa nel supermercato con il mitra a tracollo.

Notte – Ramallah

Nella notte gli attivisti, che sono riusciti a far visita ad Arafat, si trovano bloccati una parte in ospedale e un’altra parte in un albergo. Non possono muoversi. I carriarmati isrealiani sono nelle strade mentre sono tornati in azione gli elicotteri dall’alto.

Notte – Betlemme

Gli attivisti internazionali che sono nel Campo di Dheishe, ospitati dai palestinesi, si preparano ad un’altra lunga notte di attesa.

31 marzo 2022

Mattina – Ramallah 

Continuano gli attacchi di soldati israeliani contro il Quartier Generale dell’ANP a Ramallah. Parte degli internazionali che erano dentro la città restano all’Ospedale per cercare con la propria presenza di impedire l’intervento dei soldati.

Pare che Josè Bovè sia stato fermato dagli israeliani dopo che, rimasto nella sede dell’ANP, è riuscito a bloccare l’arresto di due palestinesi. Verrà rilasciato dopo un bel pò.

Intanto quelli di noi che erano rimasti a Betlemme sono tornati a Gerusalemme.

Notte – Gerusalemme

Il Governo israeliano comunica che verranno estese le operazioni militari in altre parti dei Territori e che sarà impedita l’entrata nel paese a chi simpatizza con la causa palestinese.

Noi ci troviamo in assemblea e decidiamo che l’indomani proveremo a piccoli gruppi ad entrare a Ramallah.

1 aprile 2002

Mattina – Ramallah

A piccoli gruppi, evitando strade principali, passando da via secondarie, usando vari passaggi, trasporti e “taxi”, una buona parte di noi è entrata a Ramallah. Ci muoviamo in una città fantasma. Il silenzio spettrale è rotto solo dal rumore dei carrarmati.

Riusciamo quasi tutti a raggiungere l’Ospedale da cui comunichiamo ai mezzi di informazione internazionale che “non siamo qui a fare gli scudi umani, siamo qui per denunciare al mondo quel che sta succedendo. Abbiamo disobbedito all’ordine di non entrare in questa zona di guerra, abbiamo violato un’altra zona rossa. Siamo la democrazia dal basso di fronte all’inerzia e al silenzio dell’Europa”.

Decidiamo di fermarci all’ospedale dopo che abbiamo visto con i nostri occhi che si è costretti a scavare delle fosse comuni all’esterno della struttura per metterci i morti, durante una pausa di un’ora del coprifuoco, mentre i cecchini dai tetti si fermano per poco.

Restiamo con le nostre pettorine sbiadite di Action for peace per denunciare le responsabilità della comunità internazionale, silente e complice.

Tarda mattinata – Gerusalemme

La prima delegazione internazionale che è uscita da Ramallah fa una conferenza stampa per denunciare quello che ha visto nei centri in cui è stata trattenuta: decine di palestinesi arrestati e pronti per essere spediti nelle carceri israeliane.

Alla fine della Conferenza stampa I francesi, tra cui Bovè saranno imbarcati di forza sul primo volo ed espulsi.

Tarda serata

Parte da Gerusalemme l’ultimo gruppetto con il Prosindaco Gianfranco Bettin e il consigliere di Venezia Giuseppe Caccia per entrare a Ramallah, dove continuano i rastrellamenti, i militari hanno circondato il Medical Relief e si spara attorno all’Ospedale.

A Betlemme i soldati hanno sparato sulla folla che andava verso i carrirmati e a Tulkarem sono entrati i carriarmati occupando la città.

2 aprile 2002

Mattina – Ramallah

Siamo tutti all’Ospedale. Vediamo una donna che cerca di avvicinarsi e che viene colpita da un cecchino, usciamo con i soccorritori per raggiungerla, ma ci sparano. Lei resta da sola a morire. Perché? Per essere stata a Ramallah quel giorno a quell’ora e aver cercato di arrivare all’ospedale.

Nella città c’è il coprifuoco totale. Al check point non si può entrare, non fanno passare neanche le delegazioni consiliari.

Mattina – Gerusalemme

Alcuni attivisti si recano al Consolato Spagnolo (la Spagna presiede il Parlamento europeo) per chiedere che una delegazione ufficiale di parlamentari europei faccia immediatamente una missione ed entri a Ramallah, che si sospendano i rapporti commerciali con Israele.

Viene emessa la condanna contro altri 3 refusnik, ovvero giovani israeliani che si rifiutano di fare il servizio militare obbligatorio. Sono 16 in tutto in carcere.

3 aprile 2002

Tarda mattinata – Check Point Qalandia

Andiamo ad una manifestazione al posto di blocco fatta da israeliani e palestinesi, circa 5.000 persone. Cerchiamo di far passare aiuti per la città. Per tre volte la manifestazione viene caricata e i dimostranti ritornano a spingere. Alla fine passa un solo convoglio.

Ramallah

Continuano i rastrellamenti strada per strada. Alcuni di noi insieme ad alcuni americani accompagnano dall’ospedale due furgoni con viveri in uscita per la città. Vengono circondati dai tank, fermati a colpi di spari, bloccati e poi rilasciati dopo una lunga trattativa riescono a tornare all’ospedale.

Aereoporto Tel Aviv

Arriva nuova una delegazione dall’Italia. Riescono a passare solo i parlamentari mentre alcuni esponenti della società civile vengono bloccati.

Arriva anche una terza delegazione all’aereoporto e ne viene impedito l’ingresso in questo caso anche ai parlamentari.

Alla fine, al grosso delle delegazioni viene impedito l’accesso e sono rispediti ad Atene.

4 aprile 2002

Atene

In conferenza stampa le delegazioni italiane, a cui è stato vietato l’ingresso raccontano quanto avvenuto. La deputata dei Verdi Luana Zanella denuncia: “ siamo state vittime di violenze intollellerabili, non ho mai visto niente di simile. L’addetto dell’Ambasciata italiana a Gerusalemme non è stato in grado di fornirci alcun aiuto concreto, la Farnesina è latitante”.

Ramallah

In una città sempre più spettrale, dove inizia anche a mancare l’acqua, noi continuiamo ad uscire dall’ospedale con le ambulanze che servono a portare i viveri in giro.

All’ospedale arrivano rocambolescamente anche i pochi parlamentari italiani, che sono riusciti ad entrare in Israele.

5 aprile 2002

Mattina – Ramallah

All’ospedale arriva una delegazione greca ed altri internazionali. Visto che il ricambio è garantito, decidiamo di uscire, durante una pausa del coprifuoco.

“Stiamo camminando per le strade di Ramallah, completamente devastata con gente che cerca di vivere approfittando del cessate il fuoco. Stiamo entrando nella piazza centrale, completamente distrutta dai carriarmati”.

Ci avviciniamo alla sede dell’ANP. I soldati ci intimano di fermarci. Ci dirigiamo verso il check point.

Noi riusciamo ad uscire a piccoli gruppi. I palestinesi non possono uscire.

Pomeriggio – Verso Gerusalemme

Ad attenderci fuori c’è una corriera del corpo diplomatico, che peraltro mentre va verso Gerusalemme viene bloccata e i militari non si fanno scrupoli a spintonare il console italiano.

Frattanto anche gli internazionali che erano rimasti a Dehishe Camp fanno ritorno a Gerusalemme con un convoglio consolare.

6-7 aprile 2002

In volo

Ci imbarchiamo per tornare a casa la maggior parte di noi con sul passaporto il divieto ad entrare in Israele.

Le immagini e quello che abbiamo vissuto in questi 10 giorni ci sono rimasti dentro.

Quando torniamo a casa il minimo ci pare sia costruire, inventare nuove iniziative per rompere le complicità di ogni tipo con un regime israeliano, che definiamo di apartheid, continuare ad andare in Palestina e sostenere il Medical Relief, struttura di base per la salute.

Facciamo nostra la campagna di boicottaggio della Caterpillar, i cui bulldozer distruggono le case dei palestinesi, i commerci con Israele.

Alcuni di noi scrivono anche un libro sull’intera esperienza, da cui sini tratti alcuni spunti di questo articolo.

Diario Palestinese – Diplomazia dal basso contro la guerra globale,

Edizione Manifesto Libri


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