Maggio/Giugno 2000 – Giornate del Ringraziamento

In tutto il mondo l’eco delle proteste di Seattle risuonano in ogni occasione in cui ci sono vertici in cui si discute il destino del pianeta.

Si sa benissimo che le decisioni di fondo non vengono prese nei vertici formali, ma è anche vero che riunioni, vertici mondiali e locali non sono solo le vetrine dell’arroganza del potere ma anche il luogo in cui esaltare le scelte strutturali di sfruttamento.

Per questo la disobbedienza alle zone rosse, ai divieti, alla militarizzazione è affermazione attiva della rottura del monopolio del pensiero unico. Nel bloccare, assediare, contestare i vertici si concentra il rifiuto e l’alternativa materializzandosi in azione concreta.

Con questo spirito ci prepariamo anche in Italia per tre diversi appuntamenti.

Le chiamiamo Giornate del ringraziamento

A maggio la mobilitazione ad Ancona sarà in occasione della Conferenza Europea su Sviluppo e Sicurezza – Adriatico, Jonio per affermare lo spazio europeo, nuove forme di relazione con i Balcani.

GENOVA CONTESTAZIONI A BIOTECH

Sempre a maggio a Genova le contestazioni contro la Mostra Biotech aprono un nuovo tema d’azione. Non solo il rifiuto delle biotecnologie come uso estremo della scienza al servizio del profitto ma l’affermazione semplice che “il mondo non è in vendita”.

Non è solo l’accumulo dei saperi ambientalisti che sono condivisi ma la ricerca di cogliere la centralità dello sfruttamento della natura, della stessa vita sotto il segno del profitto totale. Multinazionali, corporation tentano di accreditare uno sviluppo del progresso inteso come totalizzante messa a valore della natura, delle risorse, dell’ecosistema. Tutto questo insieme di temi sono affrontati non come reazionaria difesa astratta della vita e della natura ma come critica profonda al modello di sviluppo, alla logica perversa che sottende alle biotecnologie, all’arroganza volutamente miope delle manipolazioni genetiche.

La mobilitazione di Genova coglie nel segno.

La Mostra-mercato Internazionale sulle Biotecnologie è una vetrina da rompere.

Perchè a volte rompere il vetro ti permette di far vedere cosa c’è dietro.

Il corteo che attraversa Genova, raggiunge i cancelli, avanza per attraversarli, protetto da scudi e caschi, si scontra con la polizia, serve per affermare che si può agire anche contro quello che viene presentato come progresso inevitabile.

Genova ci fa entrare in sintonia con altri movimenti con reti che agiscono sul piano globale per contrastare il dominio di natura ambiente e uomini. Sono temi che da Seattle in poi iniziano ad essere un DNA genetico del movimento no global.

Indossare le tute bianche ci fa diventare visibili in un’opzione di ricerca delle forme nuove della pratica del conflitto.

Le tute bianche non sono un processo organizzativo vecchio stile, da omogenità di struttura ma uno spazio collettivo che ricerca la propria identità dentro il movimento globale.

Le tute bianche portano con sé la possibilità della riproducibilità, dei comportamenti. Alludono alla ricerca del superamento della strangolante ideologia racchiusa nel dualismo “violenza-non violenza”. Estendono e riattraversano il tema della disobbedienza civile elaborando gli stimoli giunti da Seattle. Bloccare un evento, auto proteggersi dalla violenza della polizia, cogliere suggestioni come quelle dei contadini del Karnataka, in India, che distruggono la sede di una multinazionale per difendere le loro coltivazioni,  sono un terreno di ricerca collettiva.

Le tute bianche non fanno altro che interpretare un momento, coglierlo e rilanciare la sfida.

BOLOGNA NO OCSE

Dopo pochi mesi a giugno a Bologna per la contestazione al vertice dell’Ocse a scendere in piazza con le tute bianche sono centinaia di manifestanti ed anche per noi di Ya Basta indossare quelle tute diventa un modo di sentirci ancora più vicini ai nostri fratelli zapatisti.

Nella poliedricità delle componenti del movimento no global c’è chi tenta di ridurre le tute bianche a fatto estetico, chi a esibizionismo ma queste critiche hanno il fiato corto. Altri cogliendone la scommessa, magari non condividendone lo spirito, cercano una relazione di rispetto reciproco … molti più semplicemente indossano una tuta bianca.


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