Siamo in Chiapas per partecipare alla prima edizione della Escuelita zapatista, l’iniziativa lanciata dall’EZLN, che porterà diverse centinaia di persone a vivere direttamente ospitate in famiglie indigene dell’organizzazione. Sarà una strana scuola in cui, dalle premesse raccontate dal subcomandante Marcos, gli zapatisti socializzeranno la loro esperienza di libertà, questa volta facendolo direttamente, mostrando forse l’aspetto meno conosciuto dello zapatismo e cioè il protagonismo di tante e tanti indigeni di questo pezzettino di mondo del sud est messicano.
Prima dell’Escuelita partecipiamo a La Realidad ai festeggiamenti per il decennale della nascita dei Caracoles, delle Giunte del Buongoverno.
Dopo l’Escuelita andiamo ad ascoltare l’incontro tra esperienze indigene dell’intero Messico, la Cattedra Caminante Tata Juan Chavez Alonso e poi visitiamo le comunità nella Selva con cui abbiamo progetti in corso.
L’Escuelita zapatista ha mostrato ancora una volta, forse con maggiore profondità, l’azione degli zapatisti nel dare corpo reale ad una pratica del comune intesa come costruzione, nella resistenza e nel conflitto, di percorsi di alternativa.
I percorsi di cui parla l’escuelita zapatista hanno la propria radice nella vita di questi uomini e donne “di mais”, non sono un modello riproducibile né imitabile. Quello che può essere condiviso è lo sforzo, la ricerca, la sfida continua ad inventare quel agire comune che attraverso l’organizzazione autonoma può allargare gli spazi pubblici.
Restano aperte molte domande: come far sì che questa ricerca, peraltro reale ma profondamente legata a questa specifica composizione indigena, alla storia che si è sviluppata intorno all’esperienza dell’Ezln, trovi il modo di contribuire ad un cambiamento generale in Messico e non solo. Come allargare e promuovere un’agire in coalizione capace di confrontarsi con la complessità di un paese che ne contiene molti. Sono domande che valgono in questa come in altre latitudini.
Per l’EZLN, come viene ripetuto più volte, è il momento oggi in cui semplicemente far conoscere quel che vivono le comunità zapatiste, a vent’anni dall’insurrezione. L’Escuelita, che avrà altri corsi in autunno e in dicembre, così come la manifestazione del dicembre scorso, in cui migliaia di zapatisti hanno attraversato San Cristobal, dice che “aqui estamos, lento ma avanzamos”, costruendo una resistenza quotidiana nel loro presente.
Diario
Arrivo in Messico
All’arrivo in Messico la prima notizia che attira l’attenzione è il dibattito sulla legalizzazione della marijuana in particolare nel distretto della capitale, un dibattito che dura ormai da qualche tempo e non sembra destinato a risolversi. Siamo nel paese in cui la cosiddetta “guerra al narcos” ha fatto negli ultimi sei anni migliaia di morti secondo le statistiche ufficiali e ben di più, un morto all’ora, secondo i dati raccolti dalle organizzazioni che cercano di rompere il silenzio su questo vero e proprio massacro. Dietro la guerra al narcos, combattuta da apparati assolutamente trasversali ad ogni livello istituzionale, fatta in nome degli scontri tra gli interessi economici e di potere del paese e non solo, si nasconde una militarizzazione generale ed in molti casi una repressione generalizzata, giustificata dall’insicurezza complessiva nel paese.
Il Messico è oggi uno degli esempi più devastanti di come la politica proibizionista, con l’ipocrisia del circuito illegale delle droghe, muova la circolazione di capitali finanziari che creano le proprie regole.
Il nuovo governo Pena Nieto del vecchio Pri è tornato al potere, ma non è certo cambiata né la situazione economica in crisi né il numero dei morti che si susseguono nel paese.
8-10 agosto – La Realidad: anniversario nascita dei Caracol
E’ il decimo anniversario delle Giunte del Buongovoverno, che hanno iniziato ad operare nel 2003 dando una cornice visibile e stabile al percorso di “autonomia sin permiso”, su cui si basa l’autogoverno zapatista dopo il rifiuto dello stato messicano a riconoscere i diritti indigeni. Dieci anni in cui le cinque Giunte hanno rafforzato nelle rispettive zone, una gestione del vivere sociale disegnata a partire dal presupposto di migliorare la qualità della vita sociale complessiva delle comunità indigene, sotto lo slogan del “mandar obediciendo”, ovvero del comandare obbedendo.
Arriviamo a La Realidad che già sono iniziati i festeggiamenti. Al centro del Caracol, l’area in cui ci sono le strutture collettive della zona, un grande striscione ricorda il subcomandante Pedro, morto nei combattimenti del 1 gennaio del 1994, altri striscioni sono dedicati alla “Escuela zapatista” che inizierà a partire dall’11 agosto, coinvolgendo tutte le comunità. Si susseguono gli interventi dal palco che descrivono minuziosamente le attività svolte dalla Giunta, dai Municipi Autonomi, dai vari settori di intervento, dall’educazione alla sanità, dagli incontri e questioni che sono state affrontate in forma collettiva. Oltre agli interventi c’è posto per la socialità. Tra partite di basket e musica fino all’alba, le giornate dei festeggiamenti offrono l’opportunità a chi viene da comunità anche distanti di stare insieme. Nel Caracol funzionano punti di ristoro, è aperto l’erbolario in cui ci viene mostrato un volume appena editato che raccoglie per condividere tutte le nozioni legate ai trattamenti medici naturali, è appena stata messa in funzione la nuova casa della Giunta del Buongoverno, ci sono tiende comunitarie ben fornite.
Non è tutto facile e semplice anche in queste latitudini: ci sono le tensioni con chi non è zapatista e che viene costantemente ricompensato dai piani d’aiuto del governo, c’è il continuo tentativo più o meno aperto di riprendersi i terreni recuperati al latifondo a partire dall’insurrezione zapatista, c’è la tensione di vivere e contribuire ad una esperienza organizzata e dunque militante fatta di responsabilità e tempo dedicato alle funzioni collettive, ci sono anche le provocazioni continue.
Anni di resistenza non certo facili ma che hanno portato sicuramente ad un miglioramento generale delle condizioni di vita, come nota chi magari non veniva da queste parti da tempo.
Se parli con i più vecchi c’è un certo orgoglio nell’affermare che “aqui estamos y seguimos”, unito alla consapevolezza che c’è ancora molto da fare, ma che non c’è confronto con la situazione che si viveva prima di quel lontano 1994. Nei più giovani, ragazze e ragazzi c’è la determinazione di aver scelto un percorso collettivo.
Dopo un’immancabile acquazzone, che segue il discorso di chiusura dei festeggiamenti, accompagnato dall’immancabile inno messicano seguito dall’inno zapatista, in piena notte riprende la musica fino all’alba quando gli zapatisti montano sui camion che ripartono per raggiungere le varie comunità ed apprestarsi a ricevere chi parteciperà alla escuelita zapatista.
Ripartiamo dalla Realidad per raggiungere San Cristobal dove a partire da oggi sarà possibile presso il Cideci iniziare la registrazione alla Scuola e scoprire dove si verrà ospitati.
Riprendendo la strada, quasi tutta asfaltata che si inoltra nella Selva, ripassiamo per Guadalupe Tepeyac, ormai un villaggio ben strutturato e totalmente ricostruito dopo gli anni dell’occupazione militare, San Josè, dove la clinica “De los sin rostros” ospita oggi apparecchiature sanitarie complete, passiamo oltre la postazione della radio che trasmette per tutta la valle … tante storie e tanti luoghi che se guardassimo il pianeta terra da un satellite non sarebbero altro che piccoli puntini, dietro a cui ci sono altrettante storie collettive. Forse, come peraltro si dice in alcuni degli ultimi comunicati, lo zapatismo va visto quanto mai, proprio oggi così, non come un modello riproducibile o da imitare, ma semplicemente come una esperienza che appartiene a questo pezzo di mondo e che qui prova a costruire un altro presente per le popolazioni indigene che vi abitano.
11 agosto – Inizia l’Escuelita zapatista
Più di 1500 partecipanti per il primo corso dell’Escuelita zapatista “La libertad segun los y las zapatistas”.
Appuntamento per tutti 11 agosto nella sede del Cideci a San Cristobal. Tra gli iscritti in maggioranza messicani.
Ad ogni partecipante vengono consegnati i 4 libri di testo e i 2 DVD che accompagnano la prima parte di questa nuova iniziativa lanciata dall’EZLN. I libri dedicati all’autonomia, alla resistenza e alle donne sono un racconto collettivo fatto da esponenti delle Giunte di buongoverno e dei vari Municipi autonomi dei 5 caracoles, regioni in cui si è organizzato l’autogoverno delle comunità indigene.
Senza nascondere gli errori, le difficoltà nei testi viene descritto il processo di autogoverno nelle rispettive zone. Tratti comuni: un approccio collettivo per rispondere concretamente alle questioni fondamentali (come salute, educazione, produzione, comunicazione), la ricerca continua di come strutturare la relazione tra “chi amministra” (Giunte, autorità municipali e locali) ed il resto delle comunità, la centralità della questione di genere per garantire alle donne la possibilità di partecipare appieno a tutte le attività.
Un libro intero è dedicato al nesso tra resistenza ad autogoverno, a come dopo il 1 gennaio del 1994, resistere abbia significato costruire un’alternativa basata su progetti concreti per non cedere alle continue pressioni militari, economiche etc ..
Dal Cideci ogni partecipante viene smistato nei gruppi in partenza per i 5 caracoles ed un gruppo invece resterà presso l’Università della Terra.
Tutto il trasporto è a carico degli zapatisti: camion, microbus, corriere per tutto il giorno partono per raggiungere le varie destinazioni.
In serata tutti i gruppi raggiungono i caracoles dove si svolge un incontro con le giunte e le autorità locali ed ad ogni partecipante viene assegnato un “votan”, un “guardian”: uomini e donne di ogni età. Il “guardian o guardiana” sarà la persona che accompagnerà ogni “studente” per tutta la durata dell’escuelita.
12 – 15 agosto – L’escuelita nei vari Caracoles
Il giorno dopo dal caracoles si parte per raggiungere le singole comunità ed essere ospitati nelle famiglie. I partecipanti vengono accompagnati il comunità, il più delle volte poco conosciute, a volte facilmente accessibili in altri casi meno, dove per 4 giorni ognuno sarà ospitato a casa di famiglie zapatiste.
Per ognuno la permanenza sarà una storia diversa, perché in ogni famiglia, comunità, zona sono diverse le esperienze. C’è chi andrà a lavorare alla milpa, a raccogliere legna, a fare i lavori collettivi, a produrre l’artigianato. Per tutti l’appuntamento quotidiano per la lettura dei libri e la possibilità di fare domande, cercare di capire facendosi tradurre le lingue locali dai rispettivi “guardian”.
Il ritorno per tutti ripassa per i caracoles. In ognuno c’è un atto, una festa e poi si riparte con i mezzi collettivi per raggiungere il Cideci a San Cristobal.
Da mesi nelle comunità ci si preparava a questa prima edizione della escuelita. Si capisce che si è cercato di organizzare, con uno sforzo non indifferente, tutto al meglio fin nei minimi dettagli: dall’elaborazione dei testi e dei dvd, all’immaginare quali possono essere le domande e dunque decidere le risposte, alla progettazione delle attività in ogni singolo villaggio e delle iniziative nei caracoles. Un modo per coinvolgere direttamente le “basi d’appoggio” e tutte le comunità in questa iniziativa volta a far conoscere la vita reale delle comunità, delle famiglie, delle persone.
12 – 15 agosto Escuelita zapatista ad Oventic
Arriviamo al Caracol che è notte, la discesa verso l’auditorio avviene tra due ali di zapatisti che applaudono e danno il benvenuto agli “studenti”.
Nell’auditorio gremito la Giunta del Buongoverno dà il suo benvenuto e poi dopo l’inno messicano e zapatista, divisi in individuales e famillas, a tutti gli studenti viene assegnato il proprio “guardian”. Visto che le cose vanno per le lunghe a tutti viene offerta una veloce cena. Man mano ognuno accompagnato dal proprio accompagnatore si avvia verso le camerate, create negli spazi comuni garantendo a tutti un letto di assi e le necessarie coperte, visto il clima montano.
La mattina dopo, una colazione a base di fagioli, riso e caffè viene servita a tutt@ nella cucina comune mentre un menù particolare viene riservato ai numerosi bambini. Siamo di nuovo tutti nell’auditorio. E’ il momento della presentazione. Parlano soprattutto donne che in maniera molto chiara, sicura e diretta spiegano quali sono le ragioni della escuelita: far conoscere la situazione materiale, reale i cui vivono gli zapatisti, far conoscere la parte civile dell’organizzazione attraverso la descrizione dei processi di autogoverno, del nesso tra resistenza e progetti sociali. Negli interventi più volte si sottolinea che la libertà come la intendono gli zapatisti è la creazione del proprio presente attraverso un percorso di lotta ed di organizzazione collettiva. Il “colectivismo” contro l’”individualismo” inteso non come un percorso prestabilito, scritto in qualche testo ma come un esperienza basata sulla risoluzione man mano dei problemi che si pongono.
“Non avevamo un testo che ci dicesse cosa dovevamo fare di fronte ai vari problemi, ci siamo dovuti inventare le soluzioni. A volte abbiamo sbagliato, altre volte abbiamo dovuto cambiare. Quello che raccontiamo non è una ricetta, è quello che noi abbiamo fatto. Dimostra che si può provare a vivere in maniera diversa”, dicono alcuni delegati, prima di introdurre in maniera riassuntiva le cosiddette aree di lavoro, ovvero le varie parti dell’organizzazione della vita comunitaria.
Una parte degli “studenti” si avvia accompagnata dai rispettivi guardian nelle varie comunità, un’altra parte, soprattutto i nuclei familiari con bambini restano nel caracol. Noi restiamo nel caracol, accompagnati dai nostri guardian.
Una ruolo un po’ strano sia per noi che per loro. Si capisce che è stato discusso puntigliosamente come ogni “guardian” non deve mai lasciare il “suo” studente, il che ovviamente all’inizio crea un po’ d’imbarazzo. Ma poi il rapporto ovviamente diventa più semplice e si trasforma in un’occasione, al di là della lettura dei libri e delle risposte formali, di chiacchierare di tanti aspetti di vita reale. I “guardian” sono di ogni età: giovani ragazzi e ragazze, madri con figli, coppie, uomini e donne che c’erano ancor prima del 1994. La relazione, i racconti perciò sono uno diverso dall’altro così come composita ovviamente è la composizione sociale degli zapatisti, accomuntati dall’appartenenza all’organizzazione.
I giorni seguenti per chi è rimasto nel Caracol vengono organizzati le visite ai vari progetti collettivi, sempre in compagnia dei propri “guardian”.
Al di là di molte cose che sono già conosciute sull’educazione, la salute, la commercializzazione del caffè, l’artigianato il lavoro fatto nell’area che si definisce agro-ecologia appare innovativo e interessante. Si tratta della socializzazione di forme ecocompatibili di agricoltura che ovviamente diventano particolarmente importanti per chi vive di coltivazione. La raccolta e distribuzione dei semi, l’agricoltura senza fertilizzanti chimici, la riconquista del ciclo integrale, la sperimentazione di nuove colture. Tutto basato sia sul recupero delle conoscenze tradizionali sia elaborazione di sperimentazioni innovative, che, come ci viene raccontato, a volte funzionano a volte no. Nella serra creata dai promotori fanno bella mostra di sé alcune piante di ananas, cosa abbastanza incredibile a più di 2000 metri, in montagna.
Per tre giorni in maniera organizzata e scandita da orari precisi l’escuelita trascorre tra visite, letture, chiacchierate sempre più informali.
Alla conclusione si svolge l’assemblea generale in cui sono gli studenti a poter avere le risposte alle domande a cui i singoli guardian non hanno saputo rispondere e che sono state raccolte tutte insieme per argomento.
In molti casi le domande sono abbastanza incredibili, se si pensa che da quasi vent’anni gli zapatisti sono apparsi pubblicamente e non sono certo mancate le occasioni per conoscere quello che pensano e fanno, soprattutto per chi è messicano … altre sono più interessanti.
Gli zapatisti, con assoluta pazienza, rispondono a tutte. A chi chiede “qual è il rapporto tra il CCRI (Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno – Comandancia General EZLN), e le giunte, le autorità municipali etc .. ?” viene risposto, come tra l’altro si capisce anche nei testi dell’escuelita, che è come il rapporto tra “una madre e un figlio. Ovvio che man mano che il figlio cresce la madre lo lascia più libero ma non smette mai di essere presente per consigliare o evitare che si commettano errori”. In ogni caso come sempre su questo tema, per certi versi chiave, della struttura complessiva dell’EZLN si dice “ci sarà un tempo per parlarne, oggi non è questo il tempo”. Viene chiesto come si rapporta l’educazione e la religione. La risposta è semplice: “la nostra scuola è laica, aperta a tutti”. Sui temi dell’educazione sessuale la risposta è veloce: ne parliamo, ma c’è ancora molto da fare. La classica domanda sul perché si vende Coca Cola nelle comunità diventa l’occasione per parlare in generale della produzione di merci in maniera non ideologica.
A conclusione del tutto l’atto finale con l’intervento della Giunta, dei maestri, di alcuni studenti e il “baile” finale.
16-17 agosto Cattedra Caminante Tata Juan Chavez Alonso.
Per due giorni al CIDECI Università della Terra a San Cristobal, convocati dall’Ezln e dal Congresso Nazionale Indigeno, delegati provenienti da tutte le realtà indigene del Messico e non solo si sono dati appuntamento per la Catedra Tata Juan Chavez Alonso.
Un appuntamento dedicato all’indigeno originario della comunità di Nurio mancato un anno fa e che nella sua lunga vita di lotta aveva accompagnato fin dal 1994 l’esperienza zapatista. Era da molto tempo che non si svolgeva un incontro di questo tipo.
Una lunga serie di interventi caratterizzati dal racconto di esperienze di lotta e mobilitazione contro lo sfruttamento intensivo del territorio, i mega progetti, il continuo tentativo di espropriare le comunità locali della decisione sul proprio futuro.
Il tutto accompagnato da una repressione che in molti casi si intreccia con la militarizzazione complessiva della società messicana dentro la cosidetta “guerra al narcos”, in cui apparati ufficiali e non cercano di imporre il proprio controllo sul territorio.
Da questa situazione nascono in molti casi esperienze di autodifesa comunitaria, di organizzazione per difendere la gestione autonoma del territorio. Parlano le esperienze più conosciute come la Polizia Comunitaria del Guerrero o l’esperienza dei comuneros di Cheran in Michoacan, ma anche tante altre voci.
Tra gli interventi anche la figlia di Alberto Patishan, incarceraro nel 2000 in Chiapas e condannato, sulla base di in processo prefabbricato, a 60 anni di carcere. Un caso emblematico e diventato per certi versi simbolico, per la sua liberazione proprio nei giorni in cui si discuterà la revisione del processo presso il Tribunal Colegiado de Chiapas, si terrà una manifestazione il 21 agosto a Tuxla GTZ.
Per due sere di seguito i delegati si riuniscono tra loro e alla fine viene redatto un lungo comunicato. E’ una sorte di istantanea fatta di tanti flash sulla situazione di sfruttamento del paese. Lo sguardo è quello delle realtà indigene che a partire dalla loro identità e storia, oggi affrontano lotte e resistenze che guardano alla complessità del paese.
La due giorni è stata un’occasione per mettere insieme in un unico spazio tante storie. Una occasione che può portare non solo al reciproco riconoscimento ma anche a costruire cammini comuni che possano intrecciarsi con le altre realtà messicane, per costruire lo spazio di un’alternativa necessaria in questo paese.
Per ora alla conclusione dell’incontro i delegati lasciano il CIDECI di San Cristobal per avviarsi nelle strade che li riporteranno ai loro luoghi nativi, mentre gli zapatisti lasciano la città per tornare, dopo queste intense giornale della scuola e della catedra, alle loro comunità.
Agosto 2013
Alla conclusione dell’incontro a San Cristobal ci avviamo di nuovo nella Selva per l’ultima tappa del nostro viaggio dedicata ai progetti a sostegno dell’autonomia indigena zapatista.
Foto di copertina illustrazione di Beatriz Aurora
Materiali originali disponibili presso:
Caminantes – Centro Studi e Documentazione sul Messico e l’America Latina
Napoli – Largo Banchi Nuovi NAPOLI Mail: csdm-caminantes@yabasta.it