A Padova in ricordo di Bertha Caceres

In mattinata viene consegnato alle figlie di Bertha Caceres, con una cerimonia ufficiale, il Sigillo della città in memoria della madre.
Il Sindaco Sergio Giordani apre dicendo che Padova è Città rifugio per i difensori dei diritti umani. Ricorda come “quello che è successo a Bertha Caceres avvenga in troppi paesi in cui spesso progetti di sviluppo nascondono, in realtà, forme di neocolonialismo economico e attività di sfruttamento selvaggio delle risorse naturali”.
Una situazione che genera crisi umanitarie e migrazioni, non rispettando le popolazioni locali, che da millenni vivono in territori che sono visti solo con gli occhi del profitto.
Continua poi affermando che “il tema centrale a fianco del rispetto dei diritti umani e il valore che noi diamo alla terra. Solo un valore di moneta in funzione del suo possibile sfruttamento oppure un valore più profondo che comprende la nostra relazione con la natura e la terra in cui viviamo?”

La questione dei diritti umani si intreccia strettamente con quella del rispetto della natura, della terra che ci è stata data in prestito durante la nostra esistenza, che lasciamo ai nostri figli e ai nostri nipoti.

Conclude dicendo che “abbiamo bisogno di donne e uomini come Bertha Caceres, che non solo difendono i diritti ma ci fanno riflettere sui modelli che esportiamo nel mondo, spesso non rispettosi e sostenibili. Grazie a Bertha e Laura che hanno ripreso il testimone della loro madre”.

L’Assessora Benciolini ricorda come l’iniziativa faccia parte del percorso di Padova come Città Rifugio e in difesa dei diritti umani per tutti. Dopo i ringraziamenti alle autorità e a chi sta costruendo questo percorso, ringrazia gli studenti dell’Istituto Duca d’Aosta, presenti alla cerimonia proprio perchè coinvolti in un percorso di difesa della terra, come quello che ha visto Bertha lottare per tutta la vita.

Viene poi consegnato il Sigillo nelle mani delle due figlie di Bertha Caceres, che ringraziano l’intera città e ricordano come l’impegno della madre non riguardasse solo i territori comunitari dell’Honduras ma l’intera umanità.

Nel pomeriggio si svolge il Convegno intitolato “In Ricorda di Bertha Caceres – Per la difesa della terra e dei popoli, evento coorganizzato dall’Ordine degli Avvocati di Padova, con il Comune di Padova e l’Università degli Studi di Padova.

INTRODUZIONE

Francesca Benciolini
Assessora alla pace e cooperazione internazionale del Comune di Padova

Dal 10 dicembre 2018, in occasione dei 70 anni dalla Dichiarazione dei Diritti Umani, siamo diventati Shelter City, con una mozione che è stata approvata all’unanimità dal nostro Consiglio Comunale.
Shelter City vuol dire Città Rifugio per i Difensori dei Diritti Umani, cioè una città che si sta preparando, con un percorso a più tappe, ad ospitare per dei periodi dei Difensori dei Diritti Umani, che nel loro paese siano minacciati per il loro attivismo. Persone che necessitano, per qualche mese, di potersi allontanare da un territorio che è stressante, che li sta mettendo a dura prova, per tirare il fiato. Anche per creare relazioni internazionali magari con la possibilità di essere conosciuti e riconosciuti a livello internazionale per la loro forza e la loro battaglia. Per formarsi, per stare in un ambiente diverso in vista del rientro nel proprio paese.

Si tratta di persone che lottano per i Diritti Umani, quindi non di persone minacciate direttamente, ma minacciate in quanto Difensori dei Diritti Umani.

È un percorso sul quale ci siamo affacciati molto volentieri su sollecitazione del Centro di Ateneo per i Diritti Umani, dell’Associazione di Giuristi Democratici a cui man mano abbiamo aggiunto una serie di attori del nostro territorio, tra cui quattro altre amministrazioni della cintura urbana, una serie di altre associazioni che da anni sono impegnate nell’ambito dei diritti umani.
Con l’Ordine degli Avvocati, tutti insieme, facciamo parte del nodo padovano di In Difesa di…, una rete nazionale che sta portando, anche in Italia, un progetto che in altre realtà, come quella olandese e quella dei paesi baschi, è consolidata, e che vede una serie di città ospitare da anni Difensori dei Diritti Umani.

Momenti come questo, così come già alcuni precedenti che abbiamo avuto, anche la settimana scorsa, sono importanti per avere e conoscere Difensori e Difensore dei Diritti Umani, che all’interno del loro paese sono minacciati.

Importanti per imparare insieme cosa significhi essere Difensore dei Diritti Umani, cosa può significare per la nostra città diventare, da qui a qualche mese, città che ospita queste persone.
Dobbiamo chiederci che cosa possiamo offrire loro come città e in che modo possiamo prepararci ad averli qui con noi e per far si che la loro presenza sia per noi una ricchezza che va condivisa tra tutti i cittadini e le cittadine della nostra città, perché tutti insieme possiamo supportare la loro azione.

Leonardo Arnau
Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Padova

Ci siamo lasciati venerdì, nell’ultimo incontro di una serie di iniziative in difesa dei Difensori dei Diritti Umani, con la vicenda di Nasrin Soutadeh.
Il giorno dopo, il primo giugno, un altro avvocato iraniano è stato condannato a trent’anni di reclusione e a 140 frustate per un’accusa analoga a quella contestata a Nasrin. Si tratta di un noto avvocato in difesa dei diritti civili in Iran, che proprio per l’attività professionale in favore dei Difensori dei Diritti Umani, che per essi si battono in Iran, ha subito questa condanna ed è detenuto dal novembre del 2018.

Il tema della difesa dei Difensori dei Diritti Umani è fondamentale per un’istituzione quale quella dell’Ordine degli Avvocati di Padova, non solo per il necessario supporto e la diffusione della cintura dei Diritti Umani, presupposto di ogni civile convivenza democratica, ma è necessario per la consapevolezza che tra noi avvocati deve esserci del ruolo che sfoggiamo di difesa dei diritti dei cittadini.
Mi fa piacere che oggi sia con noi l’avvocato Federico Cappelletti che è coordinatore della Commissione dei Diritti Umani dell’Ordine di Venezia, un amico da lunga data.
Sulla scia di ciò che già si è fatto a Venezia noi abbiamo istituito, lo scorso anno, la Commissione dei Diritti Umani del Consiglio dell’Ordine, di cui è coordinatore l’avvocato Giuseppe Pavan, che ringrazio perchè si è molto speso per la realizzazione di questi convegni. Ciò che emerge in modo chiaro è la necessità di coordinare le esperienze che ciascuno, dal proprio punto di vista, dal proprio settore di intervento, può porre in essere in difesa dei Difensori dei Diritti Umani.

Oggi ricorre la Giornata Mondiale dell’Ambiente e ricordiamo l’esperienza, bella e drammatica allo stesso tempo, di Bertha Caceres di cui siamo oggi particolarmente lieti di ospitare le figlie. L’amministrazione comunale, proprio a significato dell’importanza della loro presenza, ha questa mattina conferito il sigillo della città di Padova.

Lo scorso anno nel 2018, anno, 20esimo anniversario della Dichiarazione sui Difensori dei Diritti Umani e 70esimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, sono stati uccisi 321 Difensori dei Diritti Umani.

È un numero enorme ma questo numero è drammatico anche perchè chi si batte per i Diritti Umani lo fa in contesti in cui si è assolutamente isolati, in cui si viene denigrati, in cui si subiscono pressioni oltremodo forti alle quali fare fronte.

È il caso dei colleghi turchi.
Noi, a Padova, grazie alla disponibilità dei colleghi Attanasio Rizzardo e Gianolla, siamo stati più volte in Turchia come Osservatori internazionali a monitorare le vicende relative ai processi nei confronti degli avvocati e non solo degli avvocati.

In tutti i regimi totalitari i primi soggetti a essere colpiti sono gli avvocati, i giornalisti e anche altre categorie proprio perché rappresentano e tutelano i diritti dei cittadini.

Quali tutori dei diritti dei cittadini, quali sentinelle dei diritti della libertà del popolo subiscono le repressioni maggiori con un equiparazione che viene fatta in modo pressoché automatico: chi difende i cittadini accusati di attività contro il regime autoritario viene ad essi accomunato e accusato semplicemente di terrorismo.

È il caso, ad esempio, del collega Selçuk Kozagaçli, noto avvocato turco esponente dell’associazione Giuristi Progressisti della Turchia.
L’Ordine degli Avvocati di Padova, intuendo il rischio a cui andava incontro, lo aveva invitato a Padova, in occasione di una cerimonia dei giuramenti dei giovani avvocati.
Credo davvero che l’impegno a cui siamo tutti chiamati sia importante.
Un impegno per dare concretezza anche al progetto di Padova come Città rifugio dei diritti umani perché oltre alle parole è indispensabile passare ai fatti con azioni concrete e tangibili.
Grazie all’amministrazione di Padova ciò è stato possibile e dobbiamo essere orgogliosi di questo, in particolare come avvocati di questa città.
Ritengo davvero che ciascuno di noi sia chiamato ad un compito importate e sono certo che tutti insieme potremmo portare un segno di maggiore democrazia nelle nostre realtà.

Aurora d’Agostino
Giuristi Democratici Padova, In difesa di

Grazie a tutti per essere qui.
Sono molto contenta perché nel giro di due settimane siamo riusciti, nonostante la tempistica molto stretta, a riempire due volte questa sala. Anche oggi la presenza è uno stimolo, che rafforza la nostra volontà e la nostra impressione che in questa città esiste una rete di persone, soggetti, individui ma anche associazioni che è determinata a svolgere questa attività di supporto e conoscenza sulla questione dei difensori dei diritti umani.
Parlo anche di conoscenza perché abbiamo già svolto delle piccole esperienze nel percorso che abbiamo già iniziato ad avviare come nodo locale, con la presenza di diverse associazioni che al di là della loro specificità lavorano insieme.
Essere, per una volta, a lavorare tutti quanti insieme, al di là del proprio target associativo, è un’esperienza interessante, bella e che può portare distanti nel portare conoscenza e supporto per i difensori dei diritti umani.

Il percorso delle Città Rifugio, al di là di come lo abbiamo iniziato ad abbozzare con il seminario di fine aprile, significa non soltanto dare ospitalità materiale ma dare dei supporti a chi viene qui, perché possa sapere di più in materia di sicurezza, di legislazione internazionale, di sicurezza digitale ed informatica.
Tutte cose che con il supporto dell’Ordine degli Avvocati che ci ha dato una mano fin da subito, speriamo di essere in grado di fornire in termini ragionevoli e di una certa qualità. Questo ci rafforza molto nelle nostre idee, nel nostro andare avanti. Abbiamo avuto qui ospite, alcuni mesi fa uno dei soggetti che si trovava ospitato nelle Città Rifugio olandesi.
Chi sta in una Città Rifugio non è bloccato, ma invece va in giro per spiegare, raccontare, rafforzare la lotta per i Diritti Umani di cui è portatore e dunque allargare la conoscenza sui paesi che hanno questi problemi. Abbiamo avuto qui Arsen, un avvocato congolese, che è venuto con noi in una scuola, ha fatto vari incontri, come quello al comune di Rubano. Questo per dire che ci sono una serie di attività che nel piccolissimo abbiamo già sperimentato e che credo possiamo portare a casa in maniera assolutamente ragionevole e di qualità.

Abbiamo pensato come nodo padovano di indirizzare la nostra attenzione principalmente, anche se non esclusivamente, ai difensori dei diritti umani in senso tecnico, ovvero giuristi, avvocati etc ….
Questo soprattutto perché abbiamo il supporto dell’Ordine degli Avvocati, siamo impegnati come Giuristi democratici ma anche come scelta che abbiamo fatto tutti insieme.

La settimana scorsa eravamo qui per Nasrin che è un avvocata, una Difensora dei Diritti Umani, condannata a più di trent’anni di prigione e 148 frustate.

Difendere realmente i diritti umani è importante e in alcuni regimi si paga duramente.

Abbiamo presente Nasrin ma anche i colleghi turchi, di cui avremo occasione di parlare a partire anche dall’esperienza di chi ha fatto l’Osservatore proprio in Turchia ai processi contro gli avvocati.
Continueremo il nostro percorso con nuovi momenti.

INTERVENTI

Bertha e Laura Zuniga Càceres
Figlie della leader ambientalista indigena honduregna

Buona sera a tutti.
Per prima cosa voglio ringraziare per lo spazio offerto per parlare di Bertha Caceres, una Difensora dei Diritti Umani, responsabile del COPINH, Consejo Cívico de Organizaciones Populares e Indígenas de Honduras, ed anche mia madre.
Per prima cosa bisogna dire che questo omicidio non è stato casuale ma fa parte degli attacchi ai Difensori dei Diritti Umani in America Latina.
Per questo non parliamo del caso di Bertha Caceres ma di invece di creare una causa per la giustizia sulla vicenda di Bertha Caceres. Lei come molti membri del COPINH e di altre organizzazioni in America Latina prima di essere assassinati sono stati oggetto di repressione, criminalizzazione e persecuzione.

L’omicidio è l’espressione finale per cercare di fermare la lotta dei popoli in difesa dei territori e dei loto diritti.

E’ una vicenda emblematica perché racchiude i multipli attori che attaccano la lotta dei popoli.
Abbiamo visto coinvolte imprese nazionali ed internazionali, forze di sicurezza dell’Honduras, militari, paramilitari, poliziotti, funzionari statali e anche istituzioni internazionali come banche, fondi etc ..
La vicenda è simbolo degli attacchi che viviamo nella nostra regione.

Non si tratta solo di combattere un crimine violento, un omicidio che attacca l’umanità, ma anche di affrontare un sistema di impunità che continua a perpetrare i suoi crimini.

Non si è trattato di uccidere Bertha Caceres ma di assassinare la lotta del COPINH, del popolo Lenca, da cui vengo.
Ed ancora di più è un attacco al popolo honduregno, che è un popolo degno che lotta per democratizzare un intero paese.

Immediatamente dopo il crimine il caso di Bertha Caceres è stato trattato come “secretato”, cosa che non può essere fatta, è illegale, perché non può essere decretata da nessuna delle due parti, noi siamo una delle parti come vittime. Il fatto di tenerla sotto una procedura “secretata” aveva lo scopo di nascondere i mandati intellettuali, morali del crimine.

Sull’onda delle prime mobilitazioni anche internazionali, come quelle negli Usa, sono stati fatti i primi arresti. Dopo questa prima tappa si è allargata la campagna internazionale per chiedere giustizia su questa vicenda.
Attualmente è stata chiusa la prima fase processuale che ha visto condannare 7 persone accusate solo dell’esecuzione materiale del crimine.
Questo in un processo irregolare in cui noi come vittime siamo state escluse. Un processo costruito, nascondendo le motivazioni fondamentali alla base del crimine. Questo per continuare a proteggere i mandati.
Fortunatamente in questa causa emblematica abbiamo avuto la fortuna di avere molte prove di quelli che sono i mandati sia morali che intellettuali.
Il tutto dimostra l’incredibile livello di impunità che si è voluto creare sulla vicenda.

Noi vogliamo chiarire che il crimine è stato creato a partire dall’impresa Desa S.A. honduregna che voleva costruire a forza un impianto idroelettrico.

Bertha è stata assassinata per la sua opera di denuncia nazionale ed internazionale.

La prima sfida che abbiamo oggi è quella di rompere il patto di impunità a cui partecipano molti attori anche statali. Un patto che continua a cercare di mantenere nel buio ed assolti i responsabili morali.
Quello che abbiamo fatto nostra è la domanda di “giustizia integrale”.
Vogliamo siano accertate in termini di giustizia tutte le responsabilità degli attori statali ed internazionali. Per questo abbiamo fatto denuncia contro un Fondo di sviluppo olandese, uno dei finanziatori del progetto che sapeva cosa stava succedendo e non gliene è importato nulla.
Questo per dire, anche a voi, che tutte le iniziative internazionali che possono sostenere e dare garanzia alle indagini e alla condanna dei criminali sono molto importanti.
Per questo di fronte alla scelta di “secretare” il caso abbiamo preso l’iniziativa di creare un gruppo di periti ed esperti internazionali che appoggiassero la ricerca di una giustizia integrale.
Durante il processo abbiamo avuto anche una Missione di Osservazione qualificata, che è stata presente durante tutto lo svolgimento, per denunciare le irregolarità e la mancanza degli standard internazionali di giustizia. Osservatori che appoggiassero le richieste fatte da organizzazioni come la nostra che sono criminalizzate. Questo può contribuire al fatto che persone che lottano e difendono i diritti umani possano essere protette.
Tutto questo perché nessuno debba subire sofferenze ed attacchi come è successo a mia madre.
Per questo l’appoggio internazionale alle lotte in America Latina è oggi fondamentale.
Sappiamo che anche qui in Europa è possibile denunciare e portare avanti cause e processi contro quelle stesse imprese, responsabili, partendo da qui, di attentare e violentare i nostri territori.

Puoi raccontarci meglio cosa sta succedendo dal punto di vista degli attacchi al vostro territorio?

Bisogna iniziare a dire che nel 2009 in Honduras vi è stato un colpo di stato civile e militare. Questo ha dato inizio all’apertura di autorizzazioni per lo sfruttamento massiccio del territorio e delle risorse.

Molte di queste concessioni per lo sfruttamento sono state date in territori degli indigeni.

Noi siamo l’associazione che ha denunciato tutto questo e soprattutto che le concessioni venivano date senza la Consulta previa, che è il meccanismo riconosciuto dall’articolo 169 delle Convenzioni internazionali, che prevede che i popoli indigeni debbano essere consultati in maniera libera, informata e cosciente di quello che avviene nei loro territori.

Solo nel nostro territorio, il territorio Lenca, sono state date concessioni per 49 progetti idroelettrici. I padroni di questi 49 progetti sono una piccola cupola dell’oligarchia honduregna che guadagna tantissimi soldi con la produzione di energia. Di fronte a questa situazione, in continuità anche con i progetti di resistenza storica dei popoli indigeni, con il popolo Lenca abbiamo iniziato un’opposizione anche a questa mancanza di consultazione che c’era stata e all’illegalità dei progetti.
In Honduras si è stabilizzata la continuità con il colpo di stato in un processo che impedisce la democratizzazione e l’impossibilità di partecipazione civile alle decisioni. Per questo noi continuiamo a difendere i diritti alla difesa del nostro territorio da qualsiasi livello di sfruttamento, all’interno della lotta generale per l’educazione, la salute e in generale.

Puoi raccontarci quale sia la condizione degli avvocati in Honduras?

Gli avvocati che accompagnano le lotte non sono molti.
Questo significa che i pochi che ci sono si fanno carico di tutti i processi di difesa e denuncia dei movimenti indigeni, delle donne, degli studenti e dei contadini. Perché si occupano di queste cause soffrono di intimidazioni, minacce.
Sono pieni di lavoro. Noi abbiamo scelto anche di appoggiarci a avvocati e giuristi internazionali, che possano sostenerci e seguire le vicende, specialisti che ci possono sostenere in casi particolari anche con competenze internazionali.
Gli avvocati del COPINH, nel caso di Bertha Caceres, appartengono ad una associazione di avvocati che prima erano magistrati ma hanno rinunciato a questo ruolo proprio per la grande corruzione e impunità che vedevano nei Tribunali.
Noi abbiamo scelto di avere relazioni con avvocati che hanno principi e etica, che non accettano questo sistema di corruzione e non si vendono agli interessi dei privati e dello stato. Avvocati che si assumono gli stessi rischi e pericoli nostri.

COMUNICAZIONI

Claudia Pividori
Centro Ateneo per i Diritti Umani “Antonio Papisca” dell’Università di Padova
Giustizia penale internazionale e tutela dell’ambiente.

Federico Cappelletti
Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Venezia, Commissione premio Trarieux
L’avvocato difensore dei diritti umani

Ludovica dal Molin
Dottore in Human Rights and Multi-Level Governance, Università di Padova
Land grabbing e difesa del diritto alla terra

Mariangela Zanni
Centro Antiviolenza Padova
Donne, difensore dei diritti umani

Matteo Attanasio, Dora Rizzardo, Giacomo Gianolla
Avvocati del Foro di Padova
L’esperienza sul campo in difesa dei diritti umani

Intervengono poi: Dora Rizzardo e Giacomo Gianolla, avvocati e Stefano Fratuccello del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Padova,

Articolo curato in collaborazione con Giuristi Democratici di Padova


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