Iraq – Listen to my voice

Dal 25 novembre al 10 dicembre si svolgono in tutto il mondo i 16 Giorni di Attivismo contro la Violenza di genere. Una campagna iniziata nel 1991 dal Women’s Global Leadership Institute e che continua con il coordinamento del Center for Women’s Global Leadership, con il supporto dell’ONU.

All’interno delle giornate in collaborazione con il Consolato Italiano di Erbil si sono svolte numerose attività, tra cui diverse gestite dall’ONG Walking Arts – Arts Culture & Heritage.

Le iniziative sono cominciate con un incontro con gli studenti e i professori dell’Universita di Duhok per discutere sul protagonismo femminile nell’arte, partendo dall’esperienza che diverse giovani musiciste stanno facendo con l’Ensemble Mshakht. Sono stati messe in rilievo le difficoltà che incontrano le ragazze che vogliono sperimentarsi con la musica ed al tempo stesso il nesso profondo tra arte e libertà.

La seconda esperienza è stata particolarmente toccante: suonare nel carcere femminile di Erbil. Tra le mura della prigione si trovano donne insieme ai loro figli. Donne che il più delle volte sono accusate di atti di violenza contro mariti, che le maltrattavano. La violenza in famiglia è uno degli aspetti quotidiani della violenza di genere in Iraq, come in molte parti del mondo. A pagarne due volte le spese sono le donne: prima minacciate, picchiate e poi arrestate e condannate se si ribellano.

Dopo l’introduzione della Console Italiana di Erbil, Serena Muroni, si è svolto ad Erbil il concerto ufficiale per la Campagna, alla presenza di molteplici personalità del paese ed internazionali.
Sul palco 25 giovani musicisti, di cui la maggioranza ragazze, provenienti da tutte le comunità religiose ed etniche del paese. Un repertorio eterogeneo, tra rivisitazione della musica tradizionale e nuove composizioni, che è stato accolto con calore dal pubblico e con un gran consenso anche della critica artistica.

Presso lo spazio giovanile X-Line, all’interno della Tobacco Factory, si è svolto un incontro dedicato al ruolo sociale dell’arte e alle nuove espressioni artistiche giovanili.
Il dibattito molto partecipato ha visto numerosi interventi delle ragazze e dei ragazzi che danno vita ai diversi atelier che si svolgono nello spazio, dal video allla pittura, dai graffiti alla musica.

Negli spazi del Centro giovanile di Arbat Camp, coordinato da Un ponte per, si è svolto il concerto dell’Ensemble Mshakht. Il pubblico erano i rifugiati siriani che ancora sono costretti a vivere lontano dalle loro case.

Al confine con l’Iran nel Governatorato di Halabja si è svolto un workshop per le giovani studentesse della scuola superiore femminile dove tra canti e danze le ragazze hanno potuto esprimersi liberamente.

Due settimane decisamente intense, ma cariche di emozioni ed esperienze che confermano quanto i linguaggi artistici rompano le barriere, le frontiere, le diffidenze e le paure per creare spazi di libertà in comune tra chi è diverso per origine, sesso, appartenenza culturale e religiosa.


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