La lezione di Standing Rock: organizzarsi e resistere può far vincere di Naomi Klein

C’è chi parla di Davide contro Golia, chi ricorda la resistenza di 500 anni delle popolazioni indigene.
Una cosa è certa la vittoria di Standing Rock, come quella contro il Keystone XL, ci parla di oggi non del passato.
In un momento in cui con la vittoria di Trump, con l’arroganza dei petrolieri arabi, con le campagne volte a negare il cambio climatico. La scelta di opporsi all’estrattivismo diventa ancora più centrale per il futuro, i Sioux, la loro resistenza ci indicano un cammino.
Non ci sono mediazioni possibili.
Il carbone, il petrolio vanno lasciati sotto terra. La produzione di energia deve guardare all’ecocompatibilità. Il che significa scelte radicali accompagnate dall’indipendenza energetica. No all’estrattivismo ma no anche al business green fatto di agrocombustibili, sterminati campi eolici e di pannelli solari.
Gli indiani americani hanno resistito e lottano in nome della difesa del territorio. noi dobbiamo fare lo stesso.

E’ notizia di questa notte che il Governo Federale Statunitense ha rifiutato di rilasciare il permesso per la costruzione di un oleodotto della Energy Transfer Partners, che doveva passare nei territori indiani del Norh Dakota. Una vittoria dovuta alla resistenza dei popoli indigeni, che hanno dato vita ad un accampamento di protesta e hanno resistito nonostante l’intervento della polizia, raccogliendo l’appoggio di molti americani, tra cui migliaia di veterani di guerra e molti attivisti.

Una vittoria che può insegnare molto come dice Naomi Klein in un articolo per The Nation..
Naomi si trovava proprio a Standing Rock insieme ad altri attivisti tra cui Tulsi Gabbard e ai molti veterani che hanno raggiunto il campo allestito dagli indigeni per bloccare l’oleodotto.

 The Lesson from Standing Rock: Organizing and Resistance Can Win
di Naomi Klein

” …. Il movimento per la giustizia climatica già sapeva che l’organizzazione di massa può ottenere risultati. Lo abbiamo imparato, recentemente, nella lotta Keystone XL e la resistenza alla Shell Arctic Drilling. Le vittorie arrivano pian piano in modo progressivo, però dopo azioni di massa.

Standing Rock è diverso. Questa volta il movimento era in piena azione quando è arrivata notizia del blocco dei lavori. Il nesso tra resistenza e risultati è luminosa e innegabile. Questo tipo di vittoria è raro proprio perché è contagiosa, perché dimostra alla gente in tutto il mondo che l’organizzazione e la resistenza non è inutile. E mentre Donald Trump si muove sempre più verso la Casa Bianca, il messaggio è davvero molto importante ….
Ognuno qui è consapevole del fatto che la lotta non è finita. La company cercherà di cambiare la decisione. Trump cercherà di invertire la tendenza.
“Il percorso legale non è ancora chiaro. La necessità di fare pressione sulle banche che hanno investito sull’oleodotto è più cruciale che mai”, dice Chase Iron Eyes, Standing Rock Sioux Tribe avvocato (recente candidato al Congresso).

La vittoria di oggi non cancella il bisogno di giustizia e il risarcimento per la serie di violazioni scioccanti dei diritti umani contro i protettori dell’acqua, colpiti dagli idranti, gli attacchi di cani, le centinaia arrestati, le lesioni gravi inflitte da armi in teoria non letali.

Tuttavia, c’è sollievo fisico e psichico in questa stanza. più di quanto non abbia mai visto nella mia vita. Come dice il padre di Cody, Don Due Orsi, quando arriva a casa, “Non è finita, ma è una buona giornata.”

La posta in gioco sono più alti che mai.
Per suo figlio, oggi tutto questo significa che il vero lavoro può iniziare: costruire la vita e creare alternative all’inquinamento delle acque e alla destabilizzazione del clima dovuta ai combustibili fossili. Appoggiandosi alla sua poltrona di pelle, vestito con una felpa rossa con la parola “Warrior” blasonate in lettere nere, Cody Due Orsi riflette sul l’inizio della colonizzazione, quando i suoi antenati hanno insegnato agli europei a sopravvivere in un clima rigido e poco familiare.

“Abbiamo insegnato loro come coltivare il cibo, mantenere il caldo, costruire longhouses”. Ma la conquista della Terra e delle popolazioni indigene non ha mai avuto termine. E ora, Due Orsi dice: “le cose stanno peggiorando. Così i primi abitanti di queste terre hanno da insegnare a questo paese come vivere di nuovo. Costruendo alternative verdi, rinnovabili, utilizzando le benedizioni che il Creatore ci ha dato: il sole e il vento.

Stiamo iniziando nelle terre dei nativi.E stiamo per mostrare al resto del paese come vivere “.

La vittoria a Standing Rock segna un punto di svolta
di Bill McKibben

La sconfitta di una compagnia energetica da parte di attivisti indigeni mostra la forza della protesta non violenta. Si profila l’inizio di una nuova era.

La notizia che il Governo Federale Statunitense ha rifiutato di rilasciare il permesso per la costruzione di un oleodotto che attraversasse il fiume Missouri significa, tra le altre cose, che gli attivisti indigeni hanno ottenuto una vittoria schiacciante, che mostra la forza della protesta non violenta.
Fin dall’inizio quella dei nativi è apparsa come una battaglia contro i mulini a vento. La Energy Transfer Partners, la compagnia che deve costruire l’oleodotto è connessa a quanti più interessi possibili: le sue linee di credito si incrociano virtualmente con qualsiasi banca voi conosciate. Nel corso della sua attività è stata sempre coperta da permessi “Fast Track” che gli hanno consentito di realizzare gli impianti prima che chi si opponeva fosse in grado di organizzare la resistenza.
Ma alla fine la protesta è cresciuta e si è concentrata nell’ultimo posto nel quale l’oleodotto avrebbe dovuto passare: il territorio in cui confluiscono i fiumi Missouri e Cannonball. Non si è trattato di una protesta portata avanti in maniera convenzionale da organizzazioni ambientaliste (avvocati che portano la compagnia davanti a un tribunale, attivisti che colpiscono le filiali delle banche). Ma nel cuore della protesta, nel grande campo che è cresciuto lungo i fiumi, c’era una larga resistenza spirituale.
David Archambault, capo dei Sioux di Standing Rock, che per mesi ha dimostrato grande carattere e destrezza ha insistito che il campo era un luogo di preghiera, che non poteva essere attraversato senza passare attraverso i circoli di tamburo e i fuochi sacri. Quando i nativi Americani hanno manifestato il proprio dissenso sedendosi pacificamente di fronte alle ruspe per proteggere il loro territorio sono stati attaccati dai cani poliziotto. La foto sembrava quella di Birmingham, Alabama, 1963.
Un avvenimento che ha riportato alla mente tristi episodi della storia Americana.

L’accampamento, con i teepee e il suo profumo di legno bruciato che aleggia nella valle, sembrava quasi un dipinto del 1840 ma con l’eccezione che non si trattava di una sola tribù ma di molti nativi del nord America. Le bandiere di più di duecento nazioni indiane segnavano l’entrata del territorio nativo. Molti americani spinti da un sentimento di indignazione per ciò che stava danneggiando le proprie tradizioni sono accorsi in aiuto degli indigeni. Ed oggi, quando è arrivato l’annuncio, c’erano migliaia di veterani militari.
Gli organizzatori indigeni sono tra i più forti organizzatori di lotte del mondo. Sono stati centrali nella battaglia contro l’oleodotto Keyston e contro le miniere in Australia così come in tutto il mondo.
Se noi vogliamo lasciare i fossili sotto terra per evitare il riscaldamento del pianeta, gruppi come Indigenous Environmental Network e Honor the Earth meritano grande rispetto. Adesso Prime Nazioni Canadesi si stanno preparando per “ Standing Rock North” lungo due oleodotti contestati che provengono dalle sabbie bituminose del Canada.

Ma l’impegno che è stato investito in questa campagna è stato sorprendente: nel Dakota sono riusciti ad organizzare non solo una resistenza al progetto di costruzione dell’oleodotto ma anche una nuova straordinaria forza di unità che si spera persista nel tempo e alla nuova presidenza Trump.

Trump certamente può cercare e immaginare una strada per approvare gli oleodotti al più presto possibile mentre l’amministrazione Obama ha fatto di tutto per rendere questo più difficile. (Per questo invece di un rifiuto completo hanno semplicemente rifiutato di garantire il permesso così da dare il tempo di iniziare il processo di studio dell’impatto ambientale).

Se anche Trump decidesse di costruire l’oleodotto, la sua decisione dovrebbe scontrarsi con persone che grazie alla loro tenacia e alla loro coesione sono diventate l’emblema della nazione. Attacare gli indigeni per aiutare i suoi amici dell’industria del petrolio chiarirebbe chi è lui fin dall’inizio. Questo è quello che lo fa esitare. In ogni caso la notizia di oggi segna un punto di svolta in uno scenario che continua a ripresentarsi da cinquecento anni a questa parte.
Qualunque piega prenderanno gli eventi in questa parte del mondo, la vittoria indigena in nord Dakota lascerà un’impronta non irrilevante.

Tratto da The Guardian


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