Partiamo dall’Italia in massa, rispondendo all’appello lanciato dagli zapatisti perchè il viaggio dei comandanti, dalle montagne del sud est messicano alla capitale, per affermare l’autonomia indigena fosse accompagnato da gente non solo messicana ma di tutto il mondo. La partenza collettiva è a fine febbario, dopo un tam tam di iniziative che hanno toccato tutta la penisola.
Diario
24 febbraio 2001 – San Cristobal
E’ notte quando nella piazza centrale di San Cristobal sul palco salgono i 24 Comandanti che formano la delegazione zapatista che lascia il Chiapas per raggiungere Città del Messico.
Alla Realidad la mattina, alla presenza di centinaia di indigeni tojolabales, il Subcomandante Marcos consegnando le proprie armi e pallottole al Maggiore Moises, aveva voluto segnalare la sfida della marcia: attraversare il Messico per portare al Congresso dell’Unione la richiesta di riconoscimento degli Accordi di San Andres.
Ora nella notte, migliaia di basi d’appoggio, non solo riempiono la piazza ma l’intera città. La sfida è collettiva. Lo si vedrà all’alba quando nella nebbia, avvolti da due ali di zapatisti, provenienti da tutte le zone, gli autobus della Carovana, con in testa i Comandanti, partiranno con destinazione il cuore del paese.
Anche noi partiamo, sui nostri autobus, con le nostre tute bianche, mischiati all’enorme serpentone che lascia il Sud Est messicano.
25 febbraio – Tuxtla Juchitan
Dal Chiapas allo Stato di Oaxaca, il primo giorno della Carovana già ne anticipa la forza. Lungo la strada centinaia di persone, ad ogni evento, ogni luogo un pezzo di discorso, un frammento del mosaico che disegna l’altro Messico, ogni luogo la denuncia dello sfruttamento secolare ed attuale.
E’ come se i mulini a vento della Ventosa, il luogo di confine tra i due stati, si muovessero spinti dall’inarrestabile passo della Carovana a cui si aggiungono i passi di molti. A Juchitan nella piazza gremita si denuncia un futuro della zona dell’Istmo, che non si vuole sia quello dei megaprogetti come il Plan Puebla Panama che dovrebbe risisegnare l’intera geografia economia di mezza america Latina.
Mentre ci apprestiamo a dormire nella piazza qualcuno ci avvicina, si ricorda di noi, gli espulsi di Taniperla. Già perchè la forza della Marcia ha costretto il governo messicano a riammettere gli espulsi degli anni passati. La nostra “espulsione a vita” è stata sospesa … siamo potuti tornare: un altro regalo dei nostri fratelli zapatisti.
26 febbraio – Oaxaca
La città ci accoglie in tutta la sua bellezza con il suo cuore indigeno. “Vogliamo l’autonomia indigena non per separarci dal paese e aggiungere un’altra nazione povera a quelle che già ci sono in abbondanza. Vogliamo l’autonomia per preservare con saggezza la terra, per farla ricca e prospera per noi e per tutto il paese.”
Le parole dell’EZ si fanno realtà proprio in questo stato a maggioranza indigena e dove così forte è l’ingiustizia e la discriminazione.
A noi a Oaxaca tocca una strana sorte: i nostri autobus spariscono. Scomparsi. Riusciremo poi a ripartire ma sarà una delle tante disavventure collettive di questa carovana nella Carovana, di questi “monos blancos” italiani che salendo, scendendo, correndo, dormendo nelle piazze e nei conventi, mangiando quello che ci regalano, sono parte di questo incredibile viaggio.
27 febbraio – Puebla
Orizaba, Coapan e tante altre fermate. L’eco dell’arrivo della Marcia ne ingrandisce l’attesa. Nella notte a Puebla non basta la piazza a contenere tutti. “No estan solos” diventa un rimbombo sempre più forte a cui le pariole dell’EZ rispondono “La marcia della dignità indigena non può essere solo indigena. Deve essere la marcia di chi è indigeno e di chi non lo è. Solo così potremo costruire la casa, così si chiamava prima il mondo, in cui possiamo stare il tutto che siamo, iguali perchè diversi.”
Per noi diventa sempre più difficile ricordare i nomi delle tante tappe piccole, grandi, organizzate, spontanee in cui i mille volti che vediamo si materializzano rendendo reale il disegno del Caracol che la marcia traccia.
28 febbraio – Tlaxcala Ixmiquilpan
Dal sole del mattino alla pioggia torrenziale dell’ultimo atto sotto i fulmini, i discorsi della Marcia entrano nel vivo della politica messicana e non solo declinando ogni parola libertà, democrazia nella sua dualità: in alto quella del potere, in basso quella della dignità.
A Ixmiquilpan sotto la pioggia torrenziale restiamo anche noi immobili, con le nostre tute bianche. E’ naturale, è il minimo che si può fare essere parte di qualcosa che parla anche di quello che siamo noi. Il vero problema sarà poi asciugarci … ma lo zapatismo è anche buon umore nelle piccole e grandi avversità.
1 marzo – Queretaro
Lungo l’autostrada, la Carovana si blocca all’improvviso. Un incidente in testa, il camion della Comandancia tamponato, un poliziotto morto … le notizie prima frammentarie poi più chiare ci portano a renderci disponibili, mettendoci a disposizione con le nostre tute bianche per aiutare il proseguimento del viaggio, accompagnando la Comandancia.
Il viaggio della Carovana disturba i sonni del Messico dall’alto, che reagisce come il governatore dello stato con proclami furiosi, o come chi non si esprime ma tenta in ogni modo di impedire nei giochi, mai limpidi, della politica messicana l’affermazione degli obiettivi della Marcia.
Nessuno però riesce ad arginare l’impatto del viaggio.
2 marzo – Nurio
Diventa sempre più vorticoso il cammino della Marcia. Dai pescatori del Lago Patzcuaro alle lotte indigene. Alle lotte urbane: il puzzle si compone e scompone ad ogni sosta. La notte l’arrivo a Nurio, nelle montagne di Michoacan tra la comunità purepecha ridà alla Marcia il suo colore, La Marcia del colore della Terra, quella dei popoli indigeni.
3, 4 marzo – Nurio
Terzo Congresso Nazionale Indigeno: sono 40 i popoli che si incontrano. L’autonomia indigena, quella che gli zapatisti vogliono affermare è un bene comune, una pratica e una speranza collettiva, un domani che parla a tutti, partendo dal proprio passato. Con questa forza la Marcia si appresta all’ultima tappa quella della capitale.
C’è un sole che brucia di giorno ed una notte gelida di stelle tra le montagne di Nurio e la sensazione negli sguardi è che c’è una modernità totale nei modi a volte incomprensibili di chi sembra appartenere al passato. E’ la stessa voce, declinata in modi diversi che da Seattle ci porterà a Genova, è la voce di una possibilità, quella come si dice qui che vuole “non cambiare il mondo, ma costruirne uno diverso”.
5, 10 marzo da Morelia a Toluca, Cuernavaca, Iguala, Anenecuilco, Xochimilco
Da Toluca parte l’avvicinamento alla capitale. Ogni giorno, un messaggio, un pezzo di discorso, una chiave. Mentre le tappe continuano tra passato e futuro, dall’omaggio al Generale Emiliano Zapata all’affermazione che “cammineremo lo stesso percorso della storia, però non lo ripeteremo. Siamo gli stessi di ieri, sì, però siamo nuovi”.
Più ci si avvicina alla capitale più i discorsi della Marcia rompono gli equilibri, vanno al cuore delle contraddizioni e noi li sentiamo ancora più vicini.
11 marzo – Zocalo Città del Messico
La settima chiave siete voi
lo Zocalo trasborda, la piazza centrale di Città del Messico così come le strade per arrivarci accolgono la Marcia del Colore della Terra con un grande abbraccio moltitudinario.
“Aqui estamos, come rebelde color de la Tierra” … e noi non possiamo che essere mani tra le tanti mani che si alzano insieme.
HERMANO, HERMANA INDÍGENA Y NO INDÍGENA:
UN ESPEJO SOMOS.
AQUÍ ESTAMOS PARA VERNOS Y MOSTRARNOS, PARA QUE TÚ NOS MIRES, PARA QUE TÚ TE MIRES, PARA QUE EL OTRO SE MIRE EN LA MIRADA DE NOSOTROS,
AQUÍ ESTAMOS Y UN ESPEJO SOMOS.
NO LA REALIDAD, SINO APENAS SU REFLEJO.
NO LA LUZ, SINO APENAS UN DESTELLO.
NO EL CAMINO, SINO APENAS UNOS PASOS.
NO LA GUÍA, SINO APENAS UNO DE TANTOS RUMBOS QUE AL MAÑANA CONDUCEN.
…. Ah! El septimo mensaje sono ustedes.
Ps: dopo un tira e molla dentro le stanze del Palazzo, il 28 marzo la Comandante Esther parlerà al Congresso dell’Unione.
DISCORSO COMANDANTE ESTHER
Dopo pochi giorni, i comandanti rientrano in Chiapas, la decisione sull’autonomia indigena è nelle mani del Governo e dei partiti messicani
Negli anni successivi la proposta di autonomia sostenuta dall’Ezln sarà bocciata, l’autonomia come la volevano gli zapatisti non passa per scelta di tutti i partiti messicani. Dopo due anni di silenzio gli zapatisti praticheranno l’autonomia sin permiso, creando le Giunte del Buongoverno, un passo in più dopo i Municipi autonomi.
Noi torniamo a casa a prepararci del le mobilitazioni a Genova contro il G8
Scriviamo un libro collettivo sull’esperienza nella marcia
Materiali originali disponibili presso:
Caminantes – Centro Studi e Documentazione sul Messico e l’America Latina
Napoli – Largo Banchi Nuovi NAPOLI Mail: csdm-caminantes@yabasta.it