Claudio Castillo ucciso dalle violenze della Polizia a Acapulco #9aAccionGlobalPorAyotzinapa

E’ stato un massacro quello compiuto dalla Polizia Federale contro migliaia di maestri che stavano facendo un presidio nella zona Diamante, vicino all’aereoporto di Acapulco per esigere il pagamento dei salari che avanzano.

Cariche selvagge, gente picchiata, donne prese di mira in un attacco durissimo contro la protesta di vari sindacati dei maestri in particolare il CETEG.
Erano le sette di sera, l’altro ieri, quando la Polizia Federale ha iniziato con gas lacrimogeni e poi con un pestaggio generalizzato a colpire uomini e donne che stavano dando vita alla protesta nelle vicinanze dell’Aereoporto. La lotta affonda le sue radici nella sacrosanta richiesta di avere gli arretrati che non vengono pagati da settimane.
Più di 100 arresti, notizie di donne molestate e un maestro morto, Claudio Castillo.

Claudio Castillo aveva 65 anni.Si muoveva con le stampelle. E’ morto all’ospedale di Acapulco per trauma cranico, dovuto ai colpi ricevuti dalla Polizia durante le cariche contro i maestri.
Claudio Castillo, professore, lavorava alla Escuela Normal Rural Raúl Isidro Burgos de Ayotzinapa ed era sempre presente alle proteste per la “presentación con vida” degli studenti spariti nel massacro di Iguala.

Anche se parte degli arrestati sono stati rilasciati, le proteste sono continuate in tutto il Guerrero e a Chilpancingo moltissimi appartenenti ai sindacati dei maestri accompagnati da molti altri hanno dato vita ad un corteo per commemorare il loro compagno morto e denunciare la repressione dello stato. Dopo aver occupato l’autostrada hanno sfilato fino al centro della città.

Quest’ultimo violento episodio dimostra il volto repressivo del narco-stato messicano ed in particolare conferma il crescere della repressione in particolare in Guerrero, dove non cessano le proteste per la sparizione degli studenti di Ayotzinapa.

Sono passati 5 mesi dal massacro di Iguala ed oggi di nuovo in Messico si scenderà in piazza in vari stati per non far calare il silenzio su quel che è successo il 26 settembre a Iguala.

I familiari degli studenti continuano a mantenere alta la denuncia sulle responsabilità dell’Esercito attraverso le iniziative davanti alle Caserme.
Il 25 febbraio lo hanno fatto ad Iguala: nella data dell’anniversario della bandiera nazionale sono saliti sulla montagna ed hanno ammainato la bandiera per far issare un grande striscione “Nos faltan 43”. Al centro della denuncia proprio il famigerato 27 Battaglione di Fanteria, che ha sede nella città. Sono proprio i soldati di questo reggimento che i familiari denunciano come partecipanti alla sparizione dei 43 studenti.

Amnesty International nel suo annuale rapporto racconta la situazione pesantissima che si vive in Messico.

“Nel paese continuano le sparizioni forzate, le esecuzioni extra-giudiziarie e gli episodi di tortura sia da parte della delinquenza organizzata che anche la mancanza di accertamento delle responsabilità delle forze ufficiali di sicurezza, in uno scenario in cui l’impunità continua ad essere la norma”.
Nel documento Amnesty lancia l’allarme su come continuano ad essere attribuiti una grande quantità di abusi a militari e membri della Marina, che sono impiegati in un gran numero di operazioni di sicurezza pubblica. Il rapporto poi continua analizzando come i giornalisti e i difensori dei diritti umani continuano ad essere oggetto di attacchi, minacce e anche ad essere uccisi.
Il rapporto contiene anche un capitolo dedicato all’episodio di Tlatlaya, in cui sono stati uccisi da membri dell’Esercito 15 presunti “delinquenti” dopo essersi arresi e mentre erano disarmati.
Molti i casi di sequestri, l’impunità continua mentre si sottolinea come le autorità federali continuano a dare “versioni contradditorie” sul tema dei desaparecidos.
Non poteva mancare nel rapporto un capitolo dedicato ai 43 normalistas di Ayotzinapa dove si evidenzia come nell’indagine della Procuraduría General de la República (PGR) non vengono specificate responsabilità di funzionari statali o federali.
Continuano nel paese torture e detenzioni arbitrarie, in particolare per ottenere confessioni dagli arrestati così come la violenza endemica contro le donne ed i bambini.

L’eco della situazione in Messico continua ad attraversare le frontiere sia per le iniziative che in tutto il mondo chiedono giustizia per i 43 studenti desaparecidos sia per le prese di posizione di carattere istituzionale , come quella dell’europarlamentare italiana Giulia Moi del Movimento 5 Stelle che in occasione di una visita ufficiale in Messico ha contestato la versione ufficiale fornita dal governo sulla vicenda degli studenti di Ayotzinapa o l’iniziativa di Human Rights al parlamento inglese.

Oggi si manifesta in tutto il Messico in particolare a Città del Messico nel pomeriggio da Angel a Los Pinos.

Per seguire le mobilitazioni:
#AccionGlobalporAyotzinapa
#9aAccionGlobalPorAyotzinapa


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