#AccionGlobalporAyotzinapa

Il 26 gennaio si scenderà in piazza a Città del Messico ed in altre 40 città, a 4 mesi dall’agguato di Iguala, costato la morte di 6 persone e la sparizione dei 43 studenti della Normal di Ayotzinapa.

Venerdì scorso i familiari degli studenti hanno tenuto una conferenza stampa in cui hanno accusato il Governo Federale di non mantenere fede all’impegno di informarli, prima dei giornali, dello stato delle investigazioni.
“Tutto tace” da parte governativa e questo significa che “stanno calpestando la dignità dei padri di famiglia. Stanno giocando con il nostro dolore”.
Un atteggiamento confermato dalla vicenda del rapporto dell’Università di Innsbruck nel quale si dice che i resti trovati nella discarica di Cocula non contengono una quantità sufficente di DNA per fare le analisi e dunque la Procuraduría General de la República (PGR) ha approvato la realizzazione di un altro procedimento d’analisi, chiamato Massively Parallel Sequencing MPS.
Peccato che tutto questo i familiari lo abbiano saputo dai giornali visto che, nonostante il 29 ottobre scorso il Presidente Pena Nieto abbia firmato un impegno a creare una commissione mista formata da PGR e Secretaría de Gobernación, il cui scopo avrebbe dovuto essere proprio quello di mantenere informati i parenti, tutto questo non stia assolutamente avvenendo.
“Stanno rompendo l’accordo di rispettare le vittime e dare informazioni costanti ai parenti. Stanno creando altro dolore. Tutto questo ci parla di una modificazione per quanto riguarda la relazione con il governo federale”. La stessa mancanza di informazione nei confronti dei familiari la si è vista per la notizia dell’arresto di Felipe Rodríguez Salgado, “El Cepillo”, appartentente ai Guerreros Unidos, gruppo narcos coinvolto nel massacro. Anche in questo caso la notizia è stata data ai giornali dalle fonti ufficiali ma non ai familiari.

Nella conferenza stampa, a dimostrazione dell’atteggiamento ostile del governo, è stato denunciato come in Guerrero stiano aumentando i posti di blocco militari, ulteriore segno del tentativo di reprimere la mobilitazione. L’avvocato dei familiari ha sottolineato come sia in atto una pesante militarizzazione di tutta la zona.
D’altronde la mano pesante è stata usata in maniera evidente lo scorso 12 gennaio quando i famigliari e gli studenti di Ayotzinapa sono stati aggrediti mentre manifestavano davanti alla sede del 27 Battaglione di Fanteria ad Iguala, chiedendo, come in altre Città del Messico, che i portoni della caserma di aprissero per verificare cosa succede all’interno. I manifestanti sono stati attaccati pesantemente a dimostrazione di come questo battaglione e l’intero esercito abbiano tanto da nascondere.

La conferenza stampa serviva soprattutto ad annunciare quella che viene chiamata megamarcha che si svolgerà a paritire da 4 punti di concentramento nella capitale per confluire nello Zocalo. Al corteo, che avverrà in contemporanea con le mobilitazion in altre città del Messico e del mondo, hanno aderito numerose realtà sociali.

“Continueremo la ricerca dei nostri figli, anche se il governo sta cercando di far credere, usando le dichiarazioni dei delinquenti, che sono stati inceneriti, Noi continueremo a cercarli”
.
Ha chiuso così l’incontro con la stampa De la Cruz, uno dei padri dei 43 desaparecidos, annunciando che la prossima settimana definiranno quali e quante caserme dell’esercito saranno al centro delle loro iniziative per verificare se i loro figli si trovano all’interno visto la denuncia che loro e i ragazzi sopravvisuti stanno facendo del legame tra l’attacco ai normalistas e l’esercito.

Intanto tra poche ore in Messico e nel mondo in tanti grideranno Ayotzinapa somos todos, come hanno fatto poche ore fa un gruppo di attivisti svizzeri a Davos.

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