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Sono stati ancora una volta i padri e familiari degli studenti desaparecidos di Ayotzinapa a guidare la manifestazione dall’Ángel de la Independencia fino al Monumento a la Revolución nell’anniversario dell’entrata nella città delle truppe di Zapata e Villa, un secolo fà.
Alla marcia hanno partecipato studenti della UNAM, della UAM, del Politécnico e organizzazioni sociali, sindacali, gruppi e comitati della società civile.
“No queremos uno, no queremos diez, queremos de regreso a los 43″ (Non ne vogliamo uno, non ne vogliamo dieci, vogliamo di ritorno i 43) è stato uno degli slogan della marcia.
Il riferimento è chiaro. Si tratta del fatto, confermato dal comitato studentesco della scuola Normal “Raúl Isidro Burgos” di Ayotzinap, che tra i resti trovati nella discarica Cocula, è stato identificato uno dei 43 studenti scomparsi. Il suo nome è Alexander Mora Venancio, di 19 anni, studente del primo anno e originario della comunità El Pericón, municipio di Tecoanapa, regione Costa Chica.
Dal palco i familiari disconoscono il governo di Peña Nieto come assassino ed esigono il castigo degli autori materiali ed intellettuali della strage di Iguala.
Davanti a migliaia di manifestanti dicono che “ l’identificazione di Alexander non è un motivo di tristezza, ma di indignazione e di determinazione nel continuare la mobilitazione finchè non verrano localizzati gli altri 42 studenti. Non piangiamo Alexander. Che sappia che non ci fermeremo finchè non ci sarà giustizia.
Bernardo Campos, ha letto un messaggio del padre di Alexander Mora Venancio: “Figlio mio dovunque tu sia, voglio dirti che il mio cuore sanguina e che continuerò a cercare te e i tuoi compagni”
Poi è stato letto un messaggio degli studenti di Ayotzinapa:
“Compagni,
a tutti quelli che ci stanno appoggiando, sono Alexander Mora Venancio.
Con questa voce vi parlo, sono uno dei 43 caduti nelle mani del narcogoverno il giorno 26 settembre.
Oggi 6 dicembre i periti argentini hanno confermato a mio padre che un frammento delle ossa trovate e’ il mio.
Mi sento orgoglioso di tutti voi, che avete urlato la mia voce, la mia rabbia e il mio spirito libertario.
Non lasciate mio padre solo con il mio lutto, per lui significo praticamente tutto, la speranza, l’orgoglio, i suoi sforzi, tanto lavoro e la sua dignita.
Ti invito a raddoppiare la lotta. Che la mia morte non sia invano. Prendi la decisione migliore ma non dimenticarmi. Agisci per migliorare se e’ possibile, ma non perdonarli. Questo e’ il mio messaggio.
Fratelli, hasta la victoria
Soy Alexander Mora Venancio, del Pericón, municipio de Teconapa Guerrero”.

”.
Gli studenti hanno poi continuato dal palco ricordando le moblitazioni come quelle represse il 20 novembre, invitando tutti a continuare la mobilitazione , a rompere il silenzio perché è l’unica garanzia per la trasformazione del paese.
“Vogliamo che il messaggio di oggi sia un solo pugno. Alexander vive e vivrà perché è il simbolo della lotta di un’intera generazione. Rapppresenta i giovani e gli studenti. Il Messico non sarà più quello di prima di Ayotzinapa perché abbiamo perso la paura. Ayotzinapa non è solo un grido di dolore”.


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