Ampia mobilitazione attraverso l’intero Messico

Fin dalla mattina lo sciopero generale ha vista la partecipazione di maestri, professori ed ovviamente studenti che hanno manifestato in più di 60 città da Oaxaca al Chiapas.

In Guerrero ci sono stati blocchi dei centri commerciali e degli ingressi dell’autostrada che collega Acapulco alla capitale. Radicale la protesta davanti Procuraduria de Justicia del Estado de Guerrero, che è stata invasa dai manifestanti e dove sono stati incendiati alcuni mezzi.

Mentre passavano le ore giungevano le notizie e le immagini dello sciopero da tutto il paese. La qualità della protesta affronta la radice di quello che sta dietro la sparizione dei 43 studenti di Ayotzinapa: il narco stato, la corruzione del potere.

Le tre carovane fatte dagli studenti e dai familiari in queste settimane hanno svelato ancora una volta i molti volti di chi resiste alla violenza autorganizzandosi dal basso, così come sta succedendo un po’ ovunque. Soprattutto i giovani che nelle università e nelle scuole, in stati e città in cui da anni durava la “pace” creata dal terrore, hanno rotto il silenzio e continuano giorno dopo giorno a dare vita a migliaia di iniziative spontanee.


La capitale, Città del Messico, nella giornata dello sciopero è stata attraversata da diversi cortei che hanno paralizzato per tutta la giornata il traffico e fermato la vita “normale”. Dallo Zocalo, per avenida Reforma, fino all’Angel la richiesta della “presentacion con vida dei 43 di Ayotzinapa” si è coniugata con la richesta della “rinuncia di Peña Nieto”.

Non sono servite a fermare le proteste nè le vaghe prese di posizione del governo, nè la repressione che non ha mancato di farsi sentire contro chi protesta, come con gli arresti e le cariche del 20 novembre.

Alla canclusione della marcia nella capitale, dal palco hanno parlato i familiari degli studenti, mentre nella piazza risuonava “Fuera Peña”“El Estado es el culpable”.
I familiari dei normalistas, accompagnati da un’ampia delegazione di familiari dei desaparecidos di tutto il paese hanno voluto affermare dal palco che: “abbiamo dovuto lasciare le nostre case, i nostri lavori per cercare i nostri figli perchè il governo non lo fa. Ci hanno offerto soldi perchè stessimo zitti, come ha fatto l’ex governatore Guerrero Ángel Aguirre Rivero, ma noi gli abbiamo risposto che “mandamos mucho, pero mucho a chingar a su madre”.
Hanno concluso rivolgendosi direttamente al presidente “Voglio dire a Peña Nieto che lui non è Ayotzinapa; noi si abbiamo dignità”.
In diversi interventi è stato denunciato che la repressione “è una strategia dello Stato per fermare la mobilitazione sociale, ma non ci riusciranno perchè c’è troppa rabbia contro i poteri pubblici e i partiti politici”.

Il prossimo appuntamento è per il 6 dicembre in quella che viene presentata come “la presa simbolica ” di Città del Messico, per commemorare i 100 anni dell’entrata degli eserciti di Zapata e Villa nella capitale.


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