Bloccato l’aereoporto di Acapulco in Messico

Mentre a Città del Messico sono stati liberati 15 dei giovani arrestati per le proteste durante le quali l’altro ieri è stato bruciato il portone d’ingresso del Palazzo Nazionale, proprio nella capitale è arrivata la Marcia 43×43. 194 chilometri fatti a piedi dai manifestanti da Iguala, Guerrero, per raggungere lo Zócalo. Nell’ultima parte attraversando la delegazione di Tlalpan, i manifestanti hanno continuato a gridare i numeri dall’uno al 43, per ricordare gli studenti della scuola Normal Rurale di Ayotzinapa “desaparecidos” lo scorso settembre. “E’ stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, succede così in tutto il paese e siamo stufi” così hanno dichiarato entrando nella piazza simbolo del paese.
Sempre ieri ad Acapulco più di tremila persone hanno bloccato per diverse ore l’aereoporto della città turistica.
A protestare erano studenti, professori e i familiari dei 43 studenti desaparecidos lo scorso 26 settembre.
I familiari, attraverso il loro portavoce Felipe de la Cruz, dopo la presa pacifica dell’aereoporto, hanno ringraziato tutti i partecipanti ed anche tanti dei passeggeri che durante il blocco hanno espresso solidarietà ai manifestanti.
Alla conclusione dell’iniziativa sono tornati verso la Normal de Ayotzinapa, base operativa per organizzare la mobilitazione.
Il blocco ha impedito la partenza di diversi voli nazionali ed internazionali.
La protesta segue un fine settimana di continue mobilitazioni dopo che tre giorni fa il Procuratore della República, Jesús Murillo Karam, aveva affermato che ci sono “indizi” che indicano come gli studenti siano stati prelevati su ordine dei poliziotti , uccisi e bruciati dal narcos appartenenti a Guerreros Unidos a Cocula, Guerrero.
In un comunicato diffuso dai manifestanti ad Acapulco la versione del Procuratore viene definita “una farsa ed un montaggio per diminuire l’attenzione sul massacro di Ayotzinapa”.
“Non ci fermeremo” hanno affermato i manifestanti, “siamo passati ad una nuova tappa delle mobilitazioni: assediare le strutture del governoche non riconosciamo“.
La giornata era iniziata con un presidio e poi con sconti con i “granaderos” che cercavano di impedire al corteo di passare nella zona della piazza commerciale di Isla, nelle vicinanze di Acapulco.
I poliziotti, bardati in tenuta antismossa, avevano attaccato i manifestanti che si sono difesi e poi hanno deciso di andare all’aereoporto e bloccarlo.
Intanto il presidente arrivato per il suo viaggio ufficiale in Cina in occasione del vertice dell’associazione dei paesi dell’Asia/Pacifico con la moglie è alle prese con un nuovo scandalo: la casa valutata 7 milioni dove vive con la moglie, l’attrice di telenovelas Angelica Rivera, è collegata ad una impresa che ha vinto importanti appalti pubblici. La corruzione e le clientele di ogni genere in Messico sono all’ordine del giorno e non basta volare nell’altro emisfero per farle dimenticare e spostare l’attenzione dal massacro degli studenti.
Nel paese c’è chi chiede una Commissione d’inchiesta immediata per i fatti di Iguala, come dice Adolfo Gilly in un articolo de La Jornada “i 43 normalistas di Ayotzinapa non sono un caso isolato. Sono il tragico culmine di una storia di decine e decine di migliaia di assassini, sequestri, sparizioni forzate, femminicidi e massacri da Acteal a oggi ed anche prima. In questa crisi è fondamentale andare fino in fondo o non ci sarà pace nè libertà nè calma per nessu progetto di futuro”..


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