Perù – Le forti proteste portano ad una sospensione della miniera Tia Maria

La lotta contro il progetto minerario Tía María segna un parziale successo.
L’azienda concessionaria del progetto, la Southern Copper Corp., ha annunciato nella giornata del 15 maggio una sospensione di 60 giorni dei lavori per le protese nella zona.
La sospensione è frutto della lotta contro la devastazione che l’inizio delle attività minerarie comporta.

Le proteste, iniziate nel 2011 con manifestazioni, azioni e l’elezione di sindaci contrari al progetto, negli ultimi mesi sono state durissime con scioperi generali, blocchi stradali, presidi. Durante la pesante repressioni ordinata dal governo centrale ci sono stati altri due morti, che si sono aggiunti alle tre persone, che già avevano perso la vita nelle mobilitazioni, senza contare le centinaia di feriti.

Il Perù è un paese con una biodiversità ampissima.
Il quinto paese al mondo per numero di specie, primo per piante conosciute (4400 tipi), con una fauna amplissima, considerato uno dei dieci paesi al mondo per ambienti complessi di ecosistemi.
E’ questa sua ricchezza che ne fa un territorio di conquista e saccheggio da parte di corporation internazionali di ogni tipo, cinesi, russi, americani, canadesi, europee con il consenso del governo.
Lo sfruttamento minerarion si accompagna alla deforestazione, all’estrazione di idrocarburi nella zona amazzonica, all’agrobusiness.Mi nere a cielo aperto in cui vengono fatte saltare 4 tonnellate di roccia per raccogliere un grammo di oro avvelenando litri e litri di acqua.

In questo contesto si inseriscono le mobilitazioni contro la miniera di rame Tia Maria nella zona di Arequipa, una miniera per l’estrazione del rame. Un progetto da 1,4 miliardi di dollari, su cui punta la Southern Copper, controllata del Grupo Mexico − per estrarre120 mila tonnellate, previste a partire dal 2017.

Alla sua realizzazione si oppongono i contadini della Valle del Tambo e delle città come Arequipa o Mollendo, nella provincia di Islay, visto che la miniera contaminerà con l’uso di acido solforico e altre sostanze necessarie all’estrazione le falde acquifere e il fiume Tambo. Un bacino idrico che approvvigiona 12 mila ettari coltivabili

Di fronte alle proteste sempre più determinate, negli ultimi mesi, il governo ha continuato ad inviare effettivi che si sono aggiunti al grosso contingente di polizia nazionale già presente.
Ai primi di maggio la situazione si è fatta ancora più tesa con uno sciopero generale che ha bloccato l’intera zona con scontri durissimi.

Si arriva così alla dichiarazione fatta dal presidente della Southern Copper, Óscar Gonzalez Rocha, della sospensione del progetto per 60 giorni a causa dell’escalation della violenza nella regione. Nelle sue dichiarazioni ha affermato che il tempo dovrà servire a ciascuno per mettere sul tavolo delle trattative inquietudini e timori, trovare soluzioni.

Dal canto suo il presidente peruano Ollanta Humala, che ha avvallato finora la militarizzazione e repressione del conflitto, ha fatto un discorso chiedendo alla compagnia di cercare una soluzione per far cessare le opposizioni al progetto, anche se non ha mancato di segnalare come non si possa sospendere ciò che non si è iniziato, rimettendo la decisione alla compagnia. Un modo per prendere tempo in attesa che la questione venga posticipata, visto che il prossimo anno si terrano le elezioni. L’unica preoccupazione del governo è che, avendo già firmato le concessioni, in caso di blocco della miniera si dovrebbero pagare i danni alla concessionaria.

Quello che sta succedendo nella Valle dimostra quanto la lotta contro la Minera Tia Maria sia non solo forte e radicale ma sia centrale a livello nazionale.
E’ un lotta che parla delle scelte da intraprendere: il saccheggio generalizzato o come dicono i movimenti sociali, indigeni e contadini, bisogna cambiare strada ed imboccare uno sviluppo ecocompatibile e che difenda le risorse.


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