Iran – Lettera di Nasrin Sotoudeh. La sua battaglia per le libertà

Nasrin Sotoudeh, avvocata per i diritti umani , condannata in Iran a 33 anni di carcere e a 148 frustate, ha sospeso lo sciopero della fame che aveva iniziato il 22 luglio 2020 insieme ad altri detenuti per chiedere il rilascio di tutti prigionieri politici, ancor più alla luce della grave situazione sanitaria creata dal crescere del contaglio di Covid 19 nel paese, che accresce il rischio mortale dietro le sbarre.

Nasrin è stata riportata in carcere, nonostante le sue condizioni di salute.
Le accuse contro di lei affondano nella sistematica repressione degli oppositori e dei diritti umani nel paese degli Ayatollah.

Nasrin si è sempre impegnata nella difesa di chi vede violati i suoi diritti, in particolare le donne come quelle che avevano protestato contro l’obbligo di portare in velo e contro aberazzioni come la pena di morte.

Il suo caso e la sistematica violazione dei diritti umani in Iran sono stati al centro di un affollato incontro organizzato circa un anno fa all’interno delle attività del nodo locale della Rete In Difesa Di.

Da allora non si è mai fermata la mobilitazione internazionale per chiedere la sua liberazione nella campagna #FreeNasrin così come le vergognose azioni del governo iraniano che è arrivato a fermate per alcune giornate la figlia dodicenne di Nasrin e continua a cercare di intimidire il marito per cercare di fiaccare la tenace volontà di non stare zitta della coraggiosa avvocata iraniana.

Attaccare gli avvocati, incarcerarli in quanto difensori dei diritti umani, solo per il lavoro che svolgono, accomuna i regimi più reazionari e retrivi come l’Iran e la Turchia, come denunciato in più occasioni dai Giuristi Democratici, non ultima la giornata di mobilitazione di lunedì 29 settembre davanti a tanti tribunali in tutta Italia ed anche a Padova assieme all’Ordine degli avvocati.

Lettera di Nasrin dalla prigione di Evin

Cari attivisti per i diritti umani,
Il 22 luglio 2020 ho iniziato uno sciopero della fame per protestare contro le azioni illegali della magistratura in Iran. Dopo 46 giorni di fame e successivi ricoveri, ho concluso senza volere il mio sciopero venerdì 25 settembre. Forse il risultato più evidente di questo sciopero della fame è stato che ha dimostrato fino a che punto la magistratura è disposta ad andare a infrangere la legge e a mettere in pericolo la vita dei suoi cittadini.

Ringrazio i prigionieri che hanno partecipato allo sciopero con me per giorni, e alcuni per settimane, in questo periodo. Cinque di loro provenivano dal reparto femminile delle prigioni di Evin e Gharchak e cinque di loro provenivano dal reparto maschile. Anche se tutti avevano richieste individuali, il loro principale motivo per andare in sciopero della fame era protestare contro le leggi infrante dalla magistratura, e chiedere il rilascio di tutti i prigionieri politici.

Ringrazio anche tutti quelli che ci hanno sostenuto nel nostro sciopero.
Questa è stata un’occasione per attirare ancora una volta l’attenzione del mondo sull’oppressione e l’ingiustizia gli iraniani stanno durando.

Ringrazio tutti i miei colleghi dell’Associazione Nazionale Bar francese e associazioni in altri paesi, presidente dell’Associazione Centrale Bar e consiglio di amministrazione che hanno perseguito il mio caso.

Ringrazio tutti gli scrittori e artisti iraniani all’estero. La tirannia nel proprio paese li ha costretti ad affrontare le difficoltà della migrazione e della vita in esilio, eppure hanno reso orgoglioso il nostro paese. Anche loro in un certo senso protestavano con me. Apprezzo tutti i diversi modi in cui artisti, scrittori e individui di tutto il mondo hanno dimostrato il loro sostegno. I

nfine, vorrei ringraziare le persone inestimabili che gestiscono numerose organizzazioni per i diritti umani e, nonostante la libertà nei propri paesi, non ignorano le situazioni nel resto del mondo.

Ancora una volta, sottolineo le richieste legali e legittime di tutti i prigionieri sullo sciopero della fame. Chiedono rispetto per le leggi approvate dal parlamento iraniano e il rilascio di tutti i prigionieri politici.

Ribadisco che il sistema giudiziario è solo responsabile dell’applicazione della legge e della riduzione delle punizioni dure.

Che la giustizia venga ripristinata nel nostro paese, Iran.

Nasrin Sotoudeh
2020 settembre
Prigione di Evin


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