Dall’Honduras al Centroamerica – Una scia di violenza

Il 2 marzo 2016 in Honduras Berta Cáceres viene uccisa nella sua casa a La Esperanza, nel dipartimento di Intibucá.
Neanche due settimane dopo il 15 marzo viene ucciso Nelson García attivo nella resistenza allo sgombero della comunità di Río Chiquito.
Berta era un’instancabile attivista in difesa dei diritti, protagonista di battaglie ambientali e sociali, come quella contro il progetto idroelettrico Agua Zarca dell’impresa DESA (Desarrollos Energéticos s.a) nel territorio della comunità Lenca – Río Blanco. Il suo impegno era stato riconosciuto internazionalmente quando aveva ricevuto il Goldman Environmental Prize, il “Nobel alternativo” per l’ambiente assegnato ogni anno a 6 ambientalisti di tutti i continenti.
Lei e Nelson facevano parte del Consejo Cívico de Organizaciones Populares e Indígenas de Honduras COPINH. Nel comunicato dell’organizzazione si denuncia come il loro assassinio non sia un fatto isolato ma faccia parte della continua aggressione contro chi lotta in difesa dei diritti indigeni e del territorio, portata avanti dallo stato honduregno.

Ma cosa sta succedendo nell’Honduras, attualmente presieduto da Juan Orlando Hernández, dopo le vicende del golpe del 2009? Perchè questo pezzo di mondo è uno dei paesi più violenti del mondo?

Forse per rispondere a questa domanda bisogna partire dal piccolo stato ed allargare lo sguardo all’intero Centramerica.

Vogliamo offrire alcuni spunti di riflessioni a partire da una pista insanguinata che corre attraverso tutta l’America, quella del narcotraffico che si fa sistema in questa come altre parti del mondo. E’ uno sguardo reale che va oltre ai singoli drammatici episodi ma che serve per capire come si disegna una forma di potere che fa dell’intreccio tra il piano legale e formale ed il piano illegale la propria essenza.

Partiamo da chi offre, attraverso i suoi reportage ed articoli, un quadro d’insieme perchè ogni singolo tassello possa inserirsi nel compulso insieme di questo pezzo di mondo, che non è un anomalia di sistema ma invece una moderna ed attualissima forma di governabilità nel tempo del mercato unico del capitalismo finanziario.

Le tracce che offriamo partono da un libro “Cronacas Negras” edito a partire dal lavoro di inchiesta di un gruppo di giornalisti di El Faro: Carlos Martínez, Roberto Valencia, Daniel Valencia Caravantes, José Luis Sanz, Óscar Martínez e Juan Martínez.
Sono articoli scritti nell’arco di tre anni e pubblicati nel 2013.
Sono interviste, reportage diretti, senza nascondere niente ma andando nella realtà, intervistando uomini e donne, raccontandone le storie da luoghi dimenticati.

“Non è causuale che tra le repubbliche del Centroamerica, scenario importante di cruente guerre civili, che sono finite da un paio di decenni, alcune sono tra i paesi più violenti della faccia della terra. Con gli accordi di pace in Salvador e Guatemala si sono lasciati sulla scena attori in conflitto, incluse persone responsabili di orrendi crimini di guerra con un’impunità quasi assoluta e creando un nefasto precedente per le società implicate, che sono rimaste armate e piene di famiglie mutilate. Tutti e due i paesi vivono in un livello di violenza e con governi che sembrano incapaci di fermarla. 

Per alcuni pandilleros la depravazione è tale che lo stupro e l’assassinio di donne non è un atto selvaggio ma un abituale intrattenimento.

Il fragile paese vicino l’Honduras, santuario di rifugiati durante le guerre, non è uscito illeso da questa situazione. Oggi è considerato un narco stato, il paese con maggior indice di omicidi nell’emisfero occidentale ..
Da parte sua il Nicaragua non riesce a stabilire un governo trasparente e anche se gli indici di violenza sono considerevolmente minori dei suoi vicini, ha zone dimenticate terre orfane di un governo che ricorda ancora come lì era dove durante la guerra prosperavano le opposizioni appoggiate dagli Stati Uniti. E in queste regioni il crimine organizzato ha terra fertile.
Ossia in molti sensi, la post guerra centroamericana non ha stabilito la pace, ma invece una guerra nuova.
Questa guerra nuova è quella del “hampa”, insieme di delinquenti, che vivono ai margini della legge dei “pandilleros”, una popolazione derelitta che ha trovato una forma di vita nel controllo di affari illeciti, nell’atto di creare le sue proprie vittime.
A questa guerra partecipano anche i militari, i poliziotti, i funzionari corrotti, di fronte a stati deboli o che nelle sue zone più oscure sono sottomesse al crimine organizzato.
Questa amalgama storica, complessa si trasforma nella realtà di sempre per la gente comune e corrente che cerca di sopravvivere, alzare la testa dalla povertà, che vanno e vengono da questi paesi verso il nord, attraverso il Messico. Gente che nella sua ricerca di trovare un posto migliore si trasforma in preda facile per le terribili mafie come Los Zetas, che la vede come carne da cannone. Mafie che a poco a poco si installano in Centroamerica una ragione dove non hanno tanti riflettori come in Messico.
Non ci sono cifre certe per le morti in questa guerra quotidiana del Centroamerica, ma sono migliaia e migliaia e migliaia. Questa guerra nuova, che non ha frontiere e nemmeno nome è la più terribile delle guerre perché in lei gli uomini che lottano hanno dimenticato il valore della vita per innamorarsi della morte. “

Prima di passare agli articoli dedicati ai paesi centroamericani, alcune altre informazioni sull’Honduras e l’intera area.

In Honduras nel 2013 è stata approvata la legge che permette l’avvio delle “Zonas de Empleo y Desarrollo Económico” ovvero le “ciudades modelos”. Si tratta di zone, città che avranno un regime speciale. Una volta installate avranno l’autorità, una sorte di federalismo privato, per decidere le proprie leggi, i propri standard, le proprie articolazioni. Una evoluzione delle zone speciali cinesi. In parole una zona franca di overdose di sfruttamento intensivo. L’approvazione della legge è passata dopo che la Corte Suprema di Giustizia aveva bocciato l’iter, dichiarandolo incostituzionale, ma guarda caso alcuni dei giudici sono stati opportunamente rimossi …

Quando parli di Centroamerica, parli di “pandillas”. Se si guarda nelle definizioni ufficiali si dice che si tratta di un gruppo di persone che hanno un vincolo stretto ed intenso.
Stiamo parlando di organizzazioni come la Mara Salvatrucha, MS-13 nata negli anni 80 in America, California da immigrati salvadoregni che hanno iniziato a fare fronte contro le altre gang ed hanno organizzare traffici illegali vari. Oppure del Barrio 18, LA18 o Mara-18 nata anch’essa da immigrati salvadoregni nelle strade americane. L’una opposta all’altra in una lotta che continua ancor oggi.
Come hanno fatto queste bande nate negli States decenni fa ad arrivare ad essere quelli che contribuiscono a fare del Centroamerica uno dei posti più violenti del mondo, Come hanno fatto ad usare anche le carceri per espandere il proprio controllo? Come sono diventate mano d’opera utilizzata dai gruppi criminali messicani?

Ce lo spiega “Cronicas Negras”.
“Al principio degli anni novanta Bush, al governo degli Stati Uniti, decide di liberarsi di quello che considerava un peso in eccesso. Durante la sua amministrazione ha luogo una delle ondate di deportazioni di “indocumentados” più grande degli ultimi decenni, Visto che c’era approfitta per liberare un po’ le sue carceri, riportando nei paesi d’origine giovani centroamericani che negli anni ottanta erano entrati nelle “pandillas” del sud California e che non avevano poco o nessun legame con il paese d’origine. Quando arrivavano nel suolo salvadoregno a questi arrivati non restava altro che cercare di arrivare al primo luogo familiare dei loro lontani ricordi o prendere il primo microbus che passava dall’aereoporto. Nel suo viaggio il minibus si fermava al Parque Libertad in cui i nuovi arrivati avevano l’opportunità di incontrarsi con vecchi conosciuti.
Negli aerei dei deportati non viaggiavano solo membri della la 18 – una delle più vecchie pandillas di Los Angeles, consolidata negli anni cinquanta – ma anche i suoi avversari di un aggruppazione nata negli anni ottanta, formata principalmente da centroamericani e che aveva avuto una ascesa vertiginosa, chiamata Mala Salvatrcha o MS13.”

Diamo un’occhiata ai capitoli del libro ….

SALVADOR

Io stuprata
Centroamerica è una delle regioni più violente del mondo non solo per gli assasini o per i morti negli scontri in carcere. E’ violenta nella sua quotidinaità. La storia di Magaly, una giovane salvadoregna portata via dalla scuola e violentata dai “pandilleros” del Barrio 18, non apparirà in nessuna statistica, però forse aiuta a comprendere in maniera migliore cosa comporta vivere nella regione più violenta del mondo.

El barrio roto
Gli articoli raccontano la vita di un esponente della “pandillas”, Barrio 18, el Viejo Lin: come diventa un capo, a partire dal potere che si costruisce in carcere a la Mariona, fino al giudizio amaro che dà dell’attuale situazione delle bande, quando afferma “bisogna pensare in grande non come sempli delinquenti comuni”.


La carcel de la verguenza
Il penale di La Esperanza, a Mariona, è il simbolo storico delle carenze e dei rischi del sistema penitenziario in Salvador. L’affollamento non solo fa sì che i 5000 detenuti sopportino condizioni di vita medioevali ma impedisce alle autorità di esercitare un controllo reale su quello che succede tra i suoi muri. Per questo in questo buco governa qualcosa più potente dello stato: La Raza.


La caverna de Choreja
Quando una persona non sa distinguere la realtà dalle allucinazioni, la legge salvadoregna la esime da affrontare le conseguenze legali dei suoi atti. Ma dove vanno a finire le persone con problemi mentali che hanno assassinato o violentato qualcuno? 

La triste storia di un carcere per bambini: Sendero de La Libertad
Nel maggio del 1995 è stata inagurata la pietra angolare del nuovo sistema di giustizia giovanile: Sendero de La Libertad. Il tutto con i parametri dell’Onu. Oggi 17 anni dopo. il carcere è agli antipodi di quello che pretendeva di essere, la triste metafora del fallimento della società salvadoregna per affrontare il fenomeno delle maras.

La espina de la Mara Salvatrucha
Attraverso diversi articoli il racconto della vita di El Niño de Hollywood parte dall’inizio della sua partecipazione, poi la sua ascesa, fino alla decisione di tradire la pandilla per cui non aveva esitato ad uccidere.
Per concludere la parte dedicata al Salvador va ricordato come a cavallo del 2012 sia stata conclusa una sorte di tregua non ufficiale nella guerra tra le pandillas, M13 e M18. Ufficialmente il governo salvadoregno non ha mai ammesso di aver scambiato la migliore condizione di detenzione dei pandilleros in cambio della diminuizione della violenza. Ma la cosa era evidente. Dopo un paio d’anni nelle ultime elezioni il tema è tornato di attualità ed il neo presidente Salvador Sánchez Cerén ha ufficialmente dichiarato, in accordo con i suggerimenti arrivati dagli Stati Uniti, che non ci sarà nessuna nuova tregua.
La violenza nel paese è tornata nell’ultimo anno ad essere tra le più alte del mondo.

GUATEMALA

Guatemala si scrive con Zeta
C’è stato un tempo nel quale i narcotrafficanti guatemaltechi vivevano in una sorte di patto di reciproco rispetto. Si contavano sulle dita di una mano, le pecore nere, quelli che rompevano il patto. Uno di loro ha favorito il fatto che le famiglie della droga contrattassero come sicari lo stesso gruppo messicano, los Zetas, che ora espande il suo controllo su tutto il paese, mentre alcune zone vengono messe sotto assedio ma in complicità con i nrcotrafficanti messicani.

La pazzia di El Malvado

Cosa fa sì che un giovane ammazzi a sangue freddo? E’ la guerra delle pandillas? Perchè succede la stessa cosa che in Congo, dove i boy soldiers sparano e mutilano in una guerra tribale? Sono pazzi? Negli Stati Uniti uno scienziato ha fatto una ricerca sul cervello dei giovani e uno specialista in cause attenuanti ha utilizzato queste ricerche per salvare la vita dai condannati alla pena capitale.


La comunità che lincia

In questo paese si sono in media 10 linciaggi al mese. Farsi giustizia da se è una partica nelle comunità indigene ma anche nelle zone urbane.
Cosa porta la gente a linciare?

Essere nessuno in terra di narcos.
Il Peten è la porta di uscita della droga che passa il centromaerica pwr andare in Messico. Una zona vasta, selvatica e con una presenza di tutte le famiglie del crimine oganizzato. Un luogo dove narco e politici sono sinonimi. Lo stato ha deciso di non attaccare i poteri forti ma la gente più debole.

NICARAGUA

Barrio Jorge Dimitrov
Intervistare e raccontare il quartiere considerato più marginalizzato della città nella capitale serve a raccontare perchè nel paese le pandillas non si sono estese e come con meno polizia e meno fondi per la sicurezza, il paese sia meno violento dei suoi vicini.

Aragoste, barche e cocaina
La Región Autónoma del Atlántico Norte è un Caribe abbandonato, povero. Le autorità non hanno fondi ed i pescatori sono tentati dalla possibilità di guadagnare bene in poche ore: così transita la cocaina che va nei paesi vicini.

La morte di Pen-Pen

Cosa succede nella zona più povera del paese.

Narco fatto in Centroamérica

Dalla voce diretta di un narcotrafficante quello che serve per essere un agente libero della droga nella regione: essere socio della polizia e una buona rete sociale.

HONDURAS

Così è la polizia nel paese più violento del mondo
C’è stato bisogno che fozzero assassinati due giovani legati ad una figura pubblica, perchè la società iniziasse a reagire. Ma mentre la promessa di una profinda depurazione degli apparati polizieschi continua a restare tale, il narcotraffico, i sequestri, i furti e l’azione dei sicari sono le attività della Policía Nacional de Honduras.

La frontiera dei Los Señores
L’arresto di un influente sindaco della frontiera svela come si muovono i fili al confine tra Honduras e Guatemala. I signori della droga locali hanno alleanze che arrivano ai poteri nazionali. Viaggio nel Copán, la grande porta di uscita di quello che è conosciuto come il corridoio della morte.

L’uomo che vuole vendere i suoi ricordi
La storia disperata di chi abbandona la pandillas.

Affondi Atlántida
La zona più turistica del paese si è trasformata nel dipartimento più violento dell aregione più violenta del mondo. Un misto di ingredienti: narcos, re del commercio di strada di droga, bande che rubano droga, poliziotti infiltrati, pandillas … Sarà per questo che ad Atlántida si uccide così tanto?


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