Materre #Surlaroute: percorsi nella Tunisia del nord-ovest

Il Progetto MaTerre, coordinato da Cefa, a cui abbiamo collaborato con il progetto Donne attive, sta arrivando alla conclusione dopo un importante percorso costruito nella zona Nord Ovest della Tunisia a favore dello sviluppo di attività di valorizzazione delle risorse del territorio, come occasione di occupazione in particolare per donne e giovani.

La Tunisia, quella delle speranze del “post-rivoluzione”, è fatta di tante e tanti che cercano di costruirsi una possibilità per restare nel proprio paese e sognano un futuro diverso. Questo pur tra le molte difficoltà dovute alla crisi economica derivata dalle scelte non certo innovative dei governi che si sono susseguiti.

Gli ultimi dati sull’immigrazione parlano chiaro: sono ricominciate le partenze verso l’Italia. Non è certo la stessa migrazione di vent’anni fa alla ricerca di un lavoro o dei mesi subito susseguiti alla rivolta. Sono in maggioranza giovani, che affrontano la traversata spinti dalla mancanza totale di prospettive in Tunisia e con ben poche illusioni.

Prospettive che non si vedono nel paese strangolato dalle misure economiche di austerità , imposte dagli enti internazionali per i prestiti avuti, stretto ancora in un sistema di corruzione che rende opache le istituzioni e in norme repressive, che nella maggioranza dei casi colpiscono i giovani e chi è ritenuto diverso.

Pensare solo agli aspetti negativi della situazione non rende però giustizia a quanto si muove nella società.
Tutto il percorso costruito con l’”Istanza per la Verità e la Dignità”, ha dimostrato quanto le tunisine e i tunisini ci tengano non solo a non dimenticare il passato ma soprattutto a far valere la voglia di una giustizia profonda, di una democrazia reale.
La vivacità della scena culturale ogni volta stupisce per la creatività che esprimono i giovani.
Poi ci sono le molte iniziative di protesta sui più svariati temi, dalla richiesta di migliori condizioni vita alla campagna sulla Legge 52 (le norme proibizioniste) che ha portato alla sua modifica o contro le norme omofobiche.
Senza dimenticare le continue mobilitazioni per le libertà da quella d’espressione a quelle di cui sono protagoniste le donne.
Tutti diritti che sono costantemente messi a rischio dalla spirale integralismo/autoritarismo che riflette le tensioni dell’intera area anche nel piccolo “paese dei gelsomini”.

Pensare solo agli aspetti negativi della situazione non rende però giustizia a quanto si muove nella società.
Tutto il percorso costruito con l’”Istanza per la Verità e la Dignità”, ha dimostrato quanto le tunisine e i tunisini ci tengano non solo a non dimenticare il passato ma soprattutto a far valere la voglia di una giustizia profonda, di una democrazia reale.
La vivacità della scena culturale ogni volta stupisce per la creatività che esprimono i giovani.
Poi ci sono le molte iniziative di protesta sui più svariati temi, dalla richiesta di migliori condizioni vita alla campagna sulla Legge 52 (le norme proibizioniste) che ha portato alla sua modifica o contro le norme omofobiche.
Senza dimenticare le continue mobilitazioni per le libertà da quella d’espressione a quelle di cui sono protagoniste le donne.
Tutti diritti che sono costantemente messi a rischio dalla spirale integralismo/autoritarismo che riflette le tensioni dell’intera area anche nel piccolo “paese dei gelsomini”.

#SurLaRoute – In viaggio per visitare il nord ovest della Tunisia insieme a Cefa all’interno del progetto MaTerre.

La Strada da Tunisi a Tabarka

In meno di due ore dalla caotica capitale, si arriva ad una costa che riserva molte sorprese. Il turismo di massa, fatto di resort all inclusive è stato catapultato negli scorsi decenni verso le coste est del paese da Hammamet fino a Djerba.
La zona dal governatorato di Biserta fino a quello di Jendouba sono ancora territori da scoprire attraverso la possibilità di sviluppare un turismo diverso; attento all’ambiente, capace di valorizzare il territorio e di generare reddito per le comunità locali che sono oggi le più marginalizzate del paese.

Plage Louka, è una delle spiagge, poco conosciute della zona.
Quando ci si arriva non si può fare a meno di notare l’incredibile quantità di plastica e rifiuti sparpagliati nella sabbia, non tutti certo portati dal mare.
Quello dei rifiuti è un problema generale in Tunisia.
A parte alcune zone limitate, ovviamente quelle più ricche e “ben frequentate” dove funziona la raccolta, nel resto del paese il servizio praticamente non esiste.

Bisogna considerare che molti servizi dovrebbe essere decentrati, ma l’intera decentralizzazione è ancora agli inizi (le prime elezioni locali sono state quest’anno..) e prima tutto era “gestito” dallo stato centrale.
Certo l’impegno personale di ognuno sappiamo quanto può essere importante per una corretta gestione dei rifiuti, ma anche l’educazione ambientale è ancora una materia misteriosa ed assente nelle scuole e nella società.
Per cui mancando un intervento delle istituzioni di certo i comportamenti “virtuosi” non sono maggioritari.

Stiamo parlando di una società che ha visto nell’arco degli ultimi decenni cambiare vertiginosamente i propri consumi con l’introduzione delle moderne forme di imballaggio e contenitori (ovvero la plastica sostituire il vetro e non solo …).

Negli ultimi anni però è in costante crescita l’attenzione verso la salvaguardia ambientale e un corretto trattamento dei rifiuti.
Il che è sicuramente un segnale “dal basso” positivo mentre “dall’alto” invece non si intravvedono grandi spinte al cambiamento.

Quando si passa da queste parti non si può tralasciare l’incontro con le donne di Sejnane ed le loro ceramiche prodotte con metodo tradizionale sia nella lavorazione che nei colori naturali ed un’altra tappa imperdibile è la bellissima ed accogliente spiaggia di Cap Serrat.

Eco-Rand a Sidi Mechreg

Start up sostenuta dal progetto MaTerre è stata avviata da Imed Abbasi, da cui si può partire per fare snorkelling e conoscere la flora e la fauna marina delle piccole cale della costa.
Eco-rand vuole essere un centro d’accoglienza per escursioni via mare e terra, con formule per tutti, dagli amatori ai super sportivi. Attraverso i vari percorsi, accompagnati da guide locali, si possono conoscere le realtà locali dai pescatori ai produttori locali. Il tutto accompagnato da gustosi piatti della gastronomia locale e dalla possibilità di campeggiare ….

Tabarka

E’ una cittadina in riva al mare, ricca di storia, con un Forte genovese che si staglia nell’isoletta ora collegata alla terra ferma.
La cittadina, con salde radici agricole, è poi diventata un importante porto da cui partono i prodotti dell’entroterra. Curiosamente la pesca non è un’attività tradizionale, infatti molti pescatori vengono da altre città del paese.

Tabarka è inoltre famosa per la lavorazione del corallo, la cui raccolta formalmente è oggi controllata e dovrebbe essere limitata. Il condizionale è d’obbligo, perchè come per molte altre attività, quel che è scritto nelle leggi non diventa realtà, tanto più in una situazione in cui ai raccoglitori di corallo non viene data nessuna alternativa lavorativa.

Negli anni cinquanta, la cittadina era un fiorente centro vacanziero, prima che i flussi del turismo di massa “all inclusive” fossero indirizzati verso la parte ovest del paese. Negli ultimi anni l’immagine generale di instabilità politica ed gli attacchi terroristici, come quello del Bardo e di Sousse, hanno fatto calare la presenza turistica in tutta la Tunisia, ed ovviamente ancora di più in una zona come questa già poco valorizzata.

L’intera regione è oggi tra le più povere della Tunisia. Fortunatamente ci sono ancora i turisti algerini, che riempiono la cittadina almeno nei mesi estivi anche perchè grandi eventi culturali come il famoso Festival Internazionale di Jazz hanno visto tempi migliori.

L’altra grande risorsa locale, l’agricoltura, come in tutto il paese, versa in una grave crisi, di certo non sostenuta da adeguate politiche governative.

Rania Mechergui, giovane guida locale e coordinatrice di Dar El Ain, centro di turismo ecologico, ha invece ben chiaro come la valorizzazione di Tabarka non passi per un ritorno al passato ma abbia enormi potenzialità valorizzando appieno le ricchezze ambientali, culturali e sociali del territorio.
Nel centro si organizzano attività di trekking, noleggio di attrezzature da campeggio, valorizzazione dell’artigianato e dei saperi tradizionali, come nel campo culinario.

Una storia di pipe – L’unico laboratorio artigianale della Tunisia

A Tabarka funziona un Laboratorio artigianale di pipe, l’unico del paese.
La storia nasce da lontano e viene raccontata da Anïs Bouchnak.

Suo nonno è stato il primo ad aprire un laboratorio di pipe in Tunisia.
Cosa succedeva prima? Molto semplicemente i francesi importavano la materia prima, ovvero la radica d’erica (amalgama di resina, legno e pietra, perciò ben poco infiammabile), dalle foreste vicino a Tabarka, poi la lavoravano in Francia e infine rivendevano le pipe in Tunisia.
Successivamente il nonno di Anis decise di andare in Francia a comperare i macchinari per produrre “a km Zero”. Ovviamente i macchinari venivano venduti smontati e rimontarli, tornati a Tabarka, non era facile in quanto i venditori non passavano le informazioni facilmente. Per questo il nonno di Anïs fu costretto a tornare in Francia per recuperare le informazioni per il montaggio in maniera rocambolesca, in qualche occasione spiando dalla finestrella di un capannone dove c’erano macchinari montati ed in uso.

Alla fine, dopo tre anni dall’acquisto, finalmente il Laboratorio iniziò l’attività. I macchinari sono di inizio secolo. L’unica innovazione è l’uso della corrente.
Dopo la morte del nonno e del padre, Anis ha continuato l’impresa familiare.

Fare bene una pipa è un processo lungo.
La radica d’erica deve essere presa da alberi diversi perchè impiega 35 a formarsi, perciò va garantita la rotazione. Anis raccoglie la radica, o per meglio dire il “ciocco”, una sorta di palla che si trova tra le radici, sotto il controllo dell’Ente Locale di protezione delle Foreste.
Dopo che il “ciocco” è stato stagionato, un tagliatore con tre o quattro anni di esperienza, ricava i pezzi grezzi per le pipe. La bravura sta nell’estrarre i pezzi con le nervature più belle, la famosa fiammatura, e senza pietruzze o difetti.
I pezzi ricavati vengono poi forgiati attraverso un lento lavoro di limatura, sempre controllando che non ci siano impurità. Praticamente, da un”ciocco” iniziale si ricavano ben poche pipe … Poi c’è il lavoro di coloritura e tutte le rifiniture.
Un laboratorio a “Km Zero”, per lavorare le risorse del territorio in loco!

La tradizione nel piatto

Tutta la regione non è solo ricca di “bellezze paesaggistiche”.
La tradizione culinaria è un’altra “ricchezza”.
Madame Zaineb Aridhi, cuoca eccezionale è una delle autrici del libro “Guida della gastronomia locale nella Kroumerie”, realizzato grazie alla collaborazione tra Cefa, Atlas, ONTT (Office national du Tourisme Tunisien) e la Scuola Alberghiera di Ain Draham, con il sostegno finanziario dell’Unione europea e della regione Emilia Romagna. Il volume è parte delle tante attività del progetto MaTerre e racchiude il racconto della preparazione e dei prodotti locali.

Ain Draham: tra montagne e foreste

A Ain Draham, nella regione della Krumerie, nonostante sia situata a soli 40 minuti dal mare di Tabarka, si cambia completamente scenario: montagne e foreste.
Anche questa zona nel Governatorato di Jendouba, era nel passato una rinomata località turistica, per chi si poteva permettere una vacanza di relax o di battute di caccia al cinghiale.

La ricchezza di questa zona era e rimane la natura: foreste di sughero, piccole cascate e fonti termali.
Sono presenti anche dei laghi, anche se il più delle volte si tratta di bacini artificiali. L’acqua dalle dighe finisce nelle tubature per correre imbrigliata fino alle zone costiere o alle città. E’ sconvolgente è sapere che a volte la popolazione locale soffre per la scarsità d’acqua: un altro degli effetti dello sviluppo diseguale del paese.

Base Nature – Ain Draham

La start up di turismo ecologico è stata sviluppata e gestita da Mohamed Azizi, un giovane ragazzo sostenuto da tutta la sua famiglia e appoggiato da MaTerre.
Nella attività si organizzano escursioni a piedi o in bicicletta in tutta la zona di Ain Draham, di varia durata e difficoltà e degustazioni di cibo preparate dalle donne con i metodi e i prodotti tradizionali.

Da qui si può partire, dopo una ricca colazione a base di pane locale intinto in miele e olio, accompagnato da formaggio, frutta, ed immancabili uova, per escursioni tra sentieri e boschi di sughero, che viene raccolto, garantendo la rotazione arborea. Ed al ritorno godere di un pranzo ricchissimo di carne e piatti tradizionale.

Attività come sono una proposta nuova per il turismo interno tunisino.
Attraverso i social, FB in primis che in Tunista è il canale di comunicazione più importante, famiglie intere iniziano ad essere interessate ad un’esperienza di turismo differente, che diventa un’occasione per far crescere una cultura di salvaguardia ambientale e valorizzazione del territorio.

Poterie de la Kroumirie: ceramiche artigianali

Sempre ad Ain Draham Hadda Hizaoui, insegnante, ha scelto di riattivare la vecchia fabbrica di famiglia, la “Poterie de la Kroumirie”, dove prima lavoravano 40 operai, utilizzando i metodi tradizionali di lavorazione delle ceramiche.

Il processo di lavorazione è lungo e complesso. Si parte setacciando argilla e dolomia, poi lavorando l’impasto in modelli o al tornio fino alla prima cottura e alla colorazione a base naturale.
La parte più incredibile è la seconda cottura, che avviene in un forno speciale del secolo scorso. I pezzi vengono messi in apposite cassette, poi si chiude con i mattoni il forno, riscaldato a legna. Il controllo della temperatura avviene attraverso un cono pirometrico. Bisogna arrivare a 940 gradi lentamente e poi ridiscendere.
Vista la complessità di tutto il procedimento, il forno viene utilizzato ogni sei mesi, con i pezzi che Hadda prepara man mano.

La difficoltà per laboratori artigianali come questo, oltre agli innumerevoli intoppi finanziari e burocratici, è trovare acquirenti in grado di capire il valore di produzioni ben diverse da quelle industriali.
Molti prodotti realmente artigianali avrebbero bisogno di circuiti commerciali in grado di valorizzarli, contribuendo così a trasformare le capacità delle donne in un’occasione di reddito, quanto mai fondamentale in zone in cui i lavori sottopagati in agricoltura o la disoccupazione sono l’unica prospettiva femminile.

Beni M’Tir

A Beni M’Tir, che con i suoi 800 abitanti è la municipalità più piccola della Tunisia, sembra di entrare in un paesaggio “svizzero”.
Costruito intorno al 1948 per ospitare le maestranze nella costruzione della omonima diga è un grazioso paesino da cui partire per passeggiate nei boschi. Ospita un Ostello giovanile, dove vengono ragazzi da varie parti del paese per attività, che si svolgono a cura del locale Centro Giovanile.

Bulla Regia – Governatorato di Jendouba

Ci sono siti archeologici che a volte ti lasciano indifferente, ma questo non è il caso di Bulla Regia nel Governatorato di Jendouba, città dalle antiche origini berbere, capitale della Numidia, finita sotto Cartagine e poi Roma.
I primi scavi risalgono all’inizio del 1906 ed ancora parte della città è coperta.
La particolarità del sito sono le strutture con molti piani sotterranei, costruiti per rinfrescarsi nella stagione calda. Un’architettura berbera ripresa dai romani.
Questa vita sotterranea fa di Bulla Regia un posto unico e perciò imperdibile.
Passeggiando tra case, terme, viali, teatri, nei pavimenti si possono vedere dei bellissimi mosaici, di cui la parte mancante è stata portata al Museo Bardo a Tunisi.
Stranamente Bulla Regia non è Patrimonio dell’Unesco e inoltre non sono finanziate le manutenzioni della parte esistente e gli ulteriori scavi. Un vero peccato!

Moz’art: tra passato e presente
Leila Hleli sta avviando, grazie a Materre una sua particolare startup: Moz’art.
Nel suo atelier a Jendouba crea mosaici con pezzi di riciclo, da gioielli a decorazioni e tavole.
A Moz’art vengono organizzati Laboratori per grandi e piccini: un modo innovativo per recuperare un’arte del passato.

Borj Lella: caseificio, ristorante e spazio di formazione per i giovani

Borj Lella a Beja è un caseificio, dove si può vedere tutta la lavorazione dei formaggi in modo trasparente, nel vero senso della parola visto che il laboratorio è dietro un vetro nel ristorante.
Ad avviare l’attività è stato Zied Ben Youssef, recuperando la casa ed il terreno di famiglia. In quest’azienda, oltre a mangiare divinamente, vengono organizzati dei progetti di formazione per i giovani, che così possono imparare l’arte dei formaggi, della cucina, della preparazione e del servizio dei piatti.
Zied, che ha viaggiato spesso all’estero, ha scelto di aprire Borj Lella per “amore verso la sua terra”, per offrire ai giovani un’opportunità, per valorizzare i produttori e le ricchezze naturali locali. E’ certamente un’esperienza d’eccellenza, che mostra quel che si può fare in questo bel pezzo di Tunisia.

Le storie che vi abbiamo raccontato le troverete tra poco all’interno di un nuovo portale MaTerre insieme a tutte le informazioni sulle start up sostenute dal progetto e alla Guida della regione.

Ci sarà tempo per riparlare di quel che avviene in questa parte di Tunisia, delle tante donne ed uomini che non vogliono essere costretti ad immigrare, intanto la strada è aperta per chi vuole conoscere un’altra faccia della Tunisia.


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