Rassegna Oblò #1 – Corpi differenti – Video della serata e articolo

E’ stato uno sguardio a trecentosessanta gradi quello offerto dall’ultima serata di Oblò intorno ai temi del corpo, del suo controllo ma anche delle lotte per un’autodeterminazione piena e con pieni diritti.
Come ha ricordato Andra Nobili, che ha coordinato il dibattito, Oblò vuole servire proprio a questo: offrire degli squarci, dei flash che possano aprire multiple riflessioni.

La serata si `aperta con gli stimoli offerti da Chi vuoi che sia di Davide Vigore e Riccardo Cannella in particolare racchiusi nella frase del protagonist@: “io sono chi sono, non voglio definirmi”.

Grazie al contributo di tutte le ospiti siamo riusciti infatti a spaziare dal tema della ricerca di nuovi paradigmi capaci di costruire diritti al di fuori dell’omologazione categoriale esistente alla denuncia degli attuali meccanismi di controllo.
Stefania Piccinelli, curatrice della Rassegna Terra di Tutti i Film Festival ha sottolineato come l’iniziativa che, partita dal dare voce a racconti dal “sud” del mondo oggi attraversi anche le contraddizioni del nostro “nord”. Spazi intimamente connessi se si vuole guardare ad un cambiamento globale.
Aurora D’Agostino ha contribuito con una riflessione intorno alla necessita’ di andare oltre il diritto esistente a volte volutamente incapace di rispondere ai temi della contemporaneita’ in materia di diritti singoli e collettivi. Un esempio per tutti la legge sul femminicidio che non ha certo risposto alla necessità di mettere in primo piano le donne che subiscono violenza.
Carlotta Romagnoli ha esposto qual’è la situazione di violenza sulle donne e come ancora troppo poco si faccia per costruire a livello territoriale una risposta adeguata.
Alessia Di Giovanni, fumettista, ha presentato il suo nuovo lavoro Piena di niente dedicato al tema dell’aborto. Un lavoro che sottende la necessità di un educazione sessuale ricca, capace di costruire una cultura del rispetto.
Carlotta Piccinini , regista di Eco de femmes ha chiuso gli interventi con uno sguardo verso la speranza rappresentata dalla caparbietá, la determinazione e la creatività con cui le donne dell’altra sponda del Mediterraneo, in condizioni certo diverse dalle nostre, costruiscono inediti percorsi di autodeterminazione e liberazione.

Fumettisti dall’Oblò #4: “Corpi differenti” nei fumetti di Alessia di Giovanni
a cura di Giada Petterle

Parliamo di: “Corpi differenti”, perché la libertà di essere si esprime anche attraverso la libertà, la dignità, e i diritti del corpo
Con: Alessia di Giovanni, sceneggiatrice
Leggendo: Piena di niente (BeccoGiallo 2015) con i testi di Alessia di Giovanni, e i disegni di Darkam
Guardando: When I was a boy, I was a girl di Ivana Todorovic; Chi vuoi che sia di Davide Vigore e Riccardo Cannella; Eco de femmes di Carlotta Piccinini

Si conclude con “Corpi differenti” la rassegna di docu-film e graphic novel Oblò. Sguardi sulla realtà tra cinema e fumetti e con essa la rubrica Fumettisti dall’Oblò che per quattro settimane ha seguito il festival organizzato da GVC, Edizioni BeccoGiallo e Associazione Ya Basta. Dopo Zerocalcare, Marta Gerardi e Paolo Castaldi, incontriamo infine Alessia di Giovanni.

Alessia è autrice, insieme all’illustratrice Darkam (Eugenia Monti), del graphic novel Piena di niente edito da BeccoGiallo (2015), ma avevamo già avuto modo di incontrarla nel 2013 quando ci aveva presentato il fumetto Io so’ Carmela (BeccoGiallo 2013). Anche allora ci aveva raccontato con sincera passione e coinvolgimento la storia straziante di un corpo la cui libertà era stata violata, della violenza che aveva spinto la giovanissima Carmela Cirella a togliersi vita.

Di Giovanni torna a far parlare i corpi delle donne, questa volta attraverso le quattro storie di Elisa, Monica, Giulia e Loveth. Diverse per età, origine, condizione sociale, le protagoniste sono accomunate da un’esperienza, quella dell’interruzione di gravidanza, ma soprattutto dalla tragicità delle condizioni in cui lo stato, la famiglia, la sanità, la società le costringono a compiere un gesto, sofferto, di libertà.
Il tema dell’aborto, ci racconta di Giovanni, è tutt’ora un tabù in uno stato come quello italiano che si proclama laico, ma che di fatto consente a più dell’80% dei propri medici di essere obiettori di coscienza negando, di fatto, a molte donne il diritto alla Ivg all’interno delle strutture pubbliche del Paese. I tempi si dilatano, i meccanismi si inceppano, le settimane passano e si viene costantemente rimandati al punto di partenza, come nell’ironia tragica del “gioco” posto alla fine del volume: tornare al punto di partenza significa spesso essere “fuori dai giochi”, essere costrette a ricorrere al mercato nero per procurarsi un aborto, perché la burocrazia come in un tragicomico gioco dell’oca, rimanda costantemente da una casella all’altra, ma raramente a raggiungere il “traguardo”.

Colpisce la crudezza del linguaggio, scritto e visuale, con cui vengono narrate le quattro vicende. Una crudezza che è però realismo, capacità di penetrare l’intimità dei personaggi per restituirne un ritratto in carne ed ossa.Piena-di-niente_interv1 Alessia di Giovanni aveva già dimostrato, raccontando il destino di Carmela, di essere in grado di fare proprie le storie, accompagnando un personale coinvolgimento emotivo ad una rigorosa ricerca documentaristica, che restituisce i fatti, insieme alle narrazioni più intime.

Darkam è stata a sua volta certamente capace, con il suo tratto, di interpretare e raffigurare sulla carta la fisicità corporea oltre che psicologica dei drammi di Elisa, Monica, Giulia e Loveth. La metafora visuale del manichino anatomico permette la visione di corpi sezionati, aperti, squarciati, e pone davanti agli occhi del lettore la dura, violenta e talvolta inumana realtà a cui queste donne, personificazione di centinaia di storie simili raccolte da Alessia, hanno dovuto sottostare.

Non è un graphic novel di facile lettura, certo, ma non voleva, non doveva esserlo. Le linee sono nervose, i dialoghi spezzati e duri, sfuggenti, i corpi e i volti spesso deformati, lacerati, e il dolore è richiamato dai colori che macchiano la pagina come chiazze di sangue, ferite sulla carta. Il racconto è “volutamente disturbante“, come ci dice Alessia, e per questo bisogna prendere il respiro, talvolta. Fermarsi a pensare. Pensare, come hanno ricordato gli ospiti della serata Carlotta Romagnoli (Cooperativa Iside), Aurora d’Agostino (Giuristi Democratici), Carlotta Piccinini e Stefania Piccinelli (GVC), ai corpi ingabbiati e oppressi a cui vengono negati ogni giorno la libertà di scelta e d’espressione, la dignità e il diritto di scegliere chi e dunque come essere.

Una domanda ad Alessia di Giovanni

Se il fumetto è l’oblò da cui guardi il mondo, cosa appare diverso al di là del vetro?
Alessia: Per me scrivere fumetti è come essere un attore. Soffro forse di una specie di sindrome di Stanislavskij per cui non solo per me la ricerca sui personaggi è fondamentale, ma ci entro completamente dentro. Non ho altre qualità se non quella dell’empatia. Riesco a sentire le cose in modo schizofrenico, esattamente come accade in Piena di niente dove non abbraccio un’unica prospettiva, ma sono contemporaneamente tutti e quattro i personaggi, anzi le persone in carne ed ossa di cui parlo. Forse, ecco, l’oblò su cui ho voluto concentrarmi è quello della violenza. Già in Io so’ Carmela si prefigurava questo aspetto della violenza legale, che segue come conseguenza spesso poco considerata quella fisica, ma che non per questo è meno devastante nelle sue conseguenze. Anche il discorso sull’Ivg nasce da lì, da Carmela. L’oblò è quindi l’oblò della pelle, della carne, e se già con Carmela mi aveva permesso di mostrare un femminicidio compiuto in un’epoca in cui era ancora poco considerato, qui si parla di uno stillicidio, lento certo, ma non meno doloroso.

Per saperne di più, seguite il blog di Alessia di Giovanni e quello di Darkam.

Si conclude qui la rassegna Oblò. Sguardi sulla realtà tra cinema e fumetto, e con essa la rubrica Fumettisti dall’Oblò che per quattro settimane, con recensioni, reportage e brevi interviste agli autori, ha cercato di raccontare il modo diverso in cui è possibile vedere e comprendere la realtà se la si osserva dall’oblò del fumetto. A presto, speriamo.


Pubblicato

in

da