Iraq – A Baghdad per la Conferenza ICSSI

Dal 31 gennaio al 4 febbraio 2019 una delegazione internazionale si è recata a Baghdad per partecipare alla Conferenza Internazionale organizzata dal Iraqi Civil Society Solidarity Initiative.

Grazie a Un ponte per … abbiamo avuto la possibilità di partecipare insieme a Officina 31021 di Mogliano Veneto , con cui condividiamo i percorsi di cooperazione con l’Iraq, a questa importante occasione di confronto tra le attiviste ed attivisti iracheni ed internazionali.

DIARIO DI VIAGGIO

Arrivo

Siamo a #Baghdad!
Arriviamo al tramonto, un po’ emozionati di essere in un posto di cui abbiamo sentito parlare così tanto negli ultimi decenni ma che di certo non è una tappa tra le più abituali.

Quando esci dalla zona di sicurezza dell’aereoporto e ti inoltri in città i numerosi posti di blocco, le costruzioni protette da filo spinato, i mezzi blindati agli incroci ti ricordano che qui da anni si vive in perenne “situazione di guerra”. Poi il traffico ti inghiottisce e dal finestrino del taxi inizi a vedere i baracchini di cibo “on the road”, i negozi e le tante attività in quel misto tra passato e presente che ti sfila di fronte in ogni metropoli, senti musiche e rumori insomma la caotica e pulsante vita di una grande città.

Corri lungo la tangenziale, attraversi i ponti verso la zona di Karrada, dove alloggeremo e all’arrivo ti accolgono le ragazze e i ragazzi dell’ICCSI e dello staff UPP.
Da domani sarà possibile ragionare insieme tra tante e tanti, diversi per provenienza geografica, delle sfide che tutti abbiamo davanti.

Contribuire a sostenere i diritti e le libertà in Iraq è un tassello del puzzle del cambiamento sociale globale

Un momento d’emozione particolare dopo la piacevole cena con i partecipanti alla Conferenza è l’arrivo dei nostri cari amici dell’Ensemble Mshakht, Zhalian K. Ahmed, Niwar Ismat Issa e Saman Kareem i giovani musicisti che sono stati nostri ospiti in Veneto e in Italia. Anche loro contribuiranno alla Conferenza con una sessione dedicata all’arte come potente strumento di coesione sociale ed ovviamente suoneranno.

Due anni fa quando abbiamo iniziato con Claudio Calia e i suoi #MaledettFumetti e Luca Chiavinato e la sua musica a venire da queste parti non avevamo chiaro cosa sarebbe successo però stasera per certi versi a Baghdad ci sentiamo a casa.

Conferenza Internazionale – Primo giorno

All’arrivo nella sede dei lavori della Conferenza si percepisce subito la sensazione di un evento partecipato e vivace.
I giovani volontari raccolgono le schede, distribuiscono i materiali e mettono a disposizione borracce da riempire con l’acqua per evitare di utilizzare bottigliette di plastica. Siamo tra gli attivisti della Campagna Save the Tigris e difendere l’acqua è una pratica quotidiana.

L’attenzione ai dettagli per rendere piacevole, sicura ed accogliente tutta l’iniziativa è continua. La babele dei linguaggi è accompagnata da una traduzione simultanea per permettere a tutti di ascoltare e farsi capire. Niente è lasciato al caso nell’ospitalità di queste giornate.

Fin dai primi interventi si percepisce la meritata soddisfazione di chi, iracheno o internazionale, ha iniziato 10 anni fa un pionieristico cammino di costruzione di una piattaforma di “solidarietà in azione” con la società civile irachena.

Da allora sono successe molte cose. La situazione globale ed irachena si è profondamente modificata, creando nuovi scenari geopolitici ed sociali. Solo la tenacia, accompagnata dalla creatività appassionata, che caratterizza l’ICSSI attraverso gli incontri di Roma, Parigi, Erbil, Bassora, Oslo e Sulaymaniyah, ha reso possibile che oggi la Conferenza si svolga per la prima volta a Baghdad con la presenza della più grande delegazione internazionale degli ultimi anni che discuterà insieme alle realtà irachene, tra cui quelle che hanno dato vita all’ Iraqi Social Forum e al Kurdistan Social Forum oltre a sindacati, difensori dei diritti umani e molti altri.

L’analisi del cammino compiuto non guarda solo al passato ma si intreccia con le sfide del presente.

Nella mattinata la riflessione sull’evoluzione delle esperienze della società civile irachena, attraverso la creazione del Iraqi Social Forum e del Kurdish Social Forum, diventano occasione di discussione sulle forme dell’azione e dell’organizzazione sociale. I temi si intrecciano, creando una vivace discussione che spazia dai protagonismi delle nuove generazioni all’importanza del volontariato come attivismo, dall’analisi della crisi economica, delle forme di sfruttamento e corruzione degli assetti di potere a come connettere le forme sindacali con le nuove realtà sociali.

Dopo la pausa pranzo nel soleggiato giardino esterno, la discussione è dedicata all’impatto dei movimenti sociali sulla politica in Iraq.
Un’analisi appassionata delle proteste per i diritti sociali e contro la corruzione dal 2011 fino ai nuovi scenari politici del paese con le scorse elezioni, delle manifestazioni nel Kurdistan Iracheno contro la crisi economica fino alle recenti lotte a Bassora per i diritti sociali e contro la devastazione ambientale.

La discussione si fa animata su cosa siano i movimenti sociali, su come costruire nuove pratiche “non violente” (che ovviamente qui ha tutta una sua accezione particolare) di organizzazione delle proteste di piazza, su come incidere sulle decisioni politiche, su come garantire spazi di libertà di fronte alla repressione e all’autoritarismo. Il tutto accompagnato da una precisa denuncia delle forme di potere, di attacco alle condizioni di vita e della corruzione.

Non è una discussione astratta, a parlare sono i protagonisti.
Le donne e gli uomini che, nel complesso tempo post Daesh, vogliono costruire un altro Iraq e che si interrogano su come valorizzare e connettere le diverse esperienze, in un paese dove ancora è difficile letteralmente muoversi per incontrarsi e su cui gravano, come in tutta l’area, gli interessi di vecchie e nuove potenze regionali ed internazionali, accompagnati dalle devastazioni delle guerre.

E’ veramente difficile raccontare tutto quello di cui si è parlato, così come la ricchezza e molteplicità degli spunti, peraltro utili anche nelle nostre latitudini.

Parole in lingue diverse ma accomunate dalla voglia di condividere pensieri per trasformarli in azioni.

Conferenza Internazionale – Secondo giorno

Un mix di sonorità dell’Ensembre Mshakht chiude la seconda giornata della Conferenza.
I giovani musicisti, in parte arrivati dal Kurdistan Iracheno, altri da altre città dell’Iraq e alcuni rifugiati siriani accompagnati da Luca Chiavinato hanno scelto di suonare due pezzi arabi e due curdi.
La musica va oltre le differenti lingue e coinvolge tutti i partecipanti alla Conferenza.

La Conferenza è stata anche l’occasione per condividere il percorso di nascita di Walking Arts NGO, associazione creata dai giovani musicisti a partire dall’Ensemble Mshakht.

In mattinata si sono svolti gli interventi di alcuni dei partner internazionali che sostengono i percorsi della società civile in Iraq.
Un sostegno che si basa sull’idea non dell’intervento “spot” o deciso dai flussi di finanziamento che accompagnano le agende di potere internazionale ma che invece vuole “investire” a lungo termine per contribuire ad una reale trasformazione sociale del paese, mettendo al centro gli attori sociali.

Si passa poi ad un panel interamente dedicato agli scenari post Daesh. L’occupazione del Califfato ha rappresentato un ulteriore devastante tappa nella distruzione del tessuto sociale iracheno, ricco di comunità diverse per etnia e religione (sciiti, sunniti, cristiani, ezidi, curdi, assiri etc..), seguita a guerre, occupazioni militari dichiarate o meno, conflitti interni, sviluppo di milizie legate a vecchi e nuovi potentati.

Luoghi che da noi evocano solo macerie e immagini di distruzione come la Piana di Ninive, Sinjar, Mosul man mano che si susseguono gli interventi assumono un’altro volto. Il volto delle attiviste e attivisti che raccontano come ricostruire non sia solo un meccanico e materiale processo di impossibile ritorno al passato. Si tratta di capire come ritessere il tessuto sociale parta dall’affrontare in profondità quello che è successo per reinventarsi relazioni e convivenza.

Rompere stereotipi, diffidenze e paure per costruire una possibilità di vivere insieme anche se diversi per etnia e religione, in un ambiente realmente sicuro e non strangolato dalla falsa sicurezza fatta di armi, milizie, divisioni e posti di blocco.

La forza di tornare e sfidare le macerie viene raccontata attraverso le piccole e grandi esperienze che illuminano l’oscurità creata nei territori occupati da Daesh e attraversati dalle mille tensioni e conflitti della liberazione, che si sommano ad anni di guerre.

Due giovani attiviste impegnate con le donne, nel loro appassionato intervento, sottolineano come, soprattutto nelle “aree liberate post Daesh” ma non solo, agire significa comprendere, capire cos’è stata e cos’è la violenza e discriminazione di genere per costruire diritti a partire dal rispetto di ogni donna con la sua personale storia..

Rispetto di ognuna e ognuno come individuo. Una cosa ben diversa dall’individualismo alimentato dalle appartenenze trasformate in gabbie.

Il racconto delle nuove campagne come quella a difesa dell’acqua, dell’ambiente e del patrimonio culturale, delle nuove pratiche di coesione costruite attraverso lo sport, l’arte si intersecano con l’analisi della situazione del paese e con la nuova qualità che deve avere anche il sostegno internazionale.

La foto di gruppo scattata durante la pausa sotto il sole del giardino, è ricca di diversità ma è uno scatto che accomuna i partecipanti iracheni ed internazionali nella volontà di progettare insieme un’altro Iraq, perché serve qui come a casa nostra.

Molte le domande emerse nella prima parte della Conferenza, a cui si cercherà di rispondere insieme nei prossimi due giorni con lavori in gruppo ed approfondimenti per costruire il “piano strategico” dei prossimi anni.

Conferenza Internazionale – Terzo e quarto giorno

Dopo le sessioni di valutazione ed analisi la Conferenza prosegue con due giornate in gruppi di lavoro e momenti di plenaria per scrivere in maniera collettiva la “strategia” per i prossimi anni.

C’è stato così al maniera di conoscere in profondità l’azione che si sviluppa con le singole campagne e le esperienze nelle diverse città e regioni.
Ogni azione, slogan, campagna, metodologia è frutto della ricerca creativa ed efficace per contribuire a cambiare i paese, affermando diritti e libertà.

Proporre l’organizzazione di maratone, all’interno di Sport against violence, significa praticare la riappropriazione dello spazio pubblico.
Come? Camminando liberamente in strade che normalmente sono controllate da militari dell’esercito o di questa o quella milizia. Farlo insieme tra gente diversa per età, etnia, religione, tra donne e uomini dimostra che si può non solo convivere ma agire insieme.

Suonare assieme, come si è visto con l’esperienza di Mshakht, mette in relazione ragazze e ragazzi di varie realtà.

Con la musica e con le arti si possono oltrepassare barriere.

Si possono affrontare in maniera coinvolgente i temi delle campagne d’azione, come hanno sottolineato sia Art of Peace che la nascente associazione Walking Arts.

Salvare il Tigri e l’Eufrate è difendere l’acqua, ma anche contrastare la distruzione ambientale ed iniziare a proporre un diverso modello di sviluppo.

E così via … la creatività politica sta proprio in questo esercizio: scegliere obiettivi comuni e progettare le forme innovative ed incisive per raggiungerli.

Tutti i partecipanti hanno contribuito ad immaginare una “strategia” per i prossimi 4 anni che abbia una visione generale, che valorizzi le specificità locali e le varie tematiche mettendole in comunicazione.

Favorire il protagonismo delle donne ad ogni livello, valorizzare l’impegno dei volontari, allargare la capacità di comunicazione per coinvolgere un numero sempre più ampio di persone, intersecare le campagne, coinvolgere tutte le minoranze e garantirne la partecipazione, riuscire a creare una capacità di pressione comune sulle decisioni politiche.
Questi sono solo alcuni aspetti che si sono intrecciati con la definizione di obiettivi chiari e precisi delle singole campagne, in modo da rafforzare complessivamente l’azione della società civile.

Non ci saranno testi conclusivi perché lo scopo delle giornate non era una sorta di “piano quinquennale”. La scommessa era un’altra.

Articolare uno spazio possibile per condividere pratiche e esperienze come maniera migliore di camminare insieme e crescere come punto di riferimento per la società irachena.

All’incontro c’erano realtà da ogni parte dell’Iraq e questo è già un risultato.
Importante in un paese in cui la relazione tra le varie regioni , tra capitale e periferia, tra stato centrale e Governatorato Curdo non è semplice, né da un punto di vista materiale, data la difficoltà di muoversi in sicurezza, né da un punto di vista dei permessi e né tanto meno per le divisioni di etnia e religione, volutamente utilizzate in questi anni di conflitto.

C’era la più grande delegazione internazionale che ha raggiunto l’Iraq in questi ultimi anni ed anche questo è un risultato.
Tanto più che tutti i partecipanti dall’Europa, dall’America e da altri paesi ci hanno ritenuto a ribadire l’impegno non solo a sostenere le esperienze irachene ma ad allargare la proposta ad altri ed a favorire al massimo scambi e relazioni dirette a livello globale.

La Conferenza è una nuova tappa nel percorso ICSSI perché come ha detto una delle fondatrici alla conclusione “si vede l’impegno dei giovani e sono loro che stanno costruendo il futuro.”

“Agire insieme ci fa crescere di numero e di forza” questa è la “Solidarietà in azione” che è utile a tutte e tutti noi.

Visita al Museo Nazionale e alla città

Dopo le intense giornate della Conferenza è stata organizzata una bellissima visita di Baghdad.

La prima tappa è stato il Museo Nazionale Iracheno.
Chiuso nel 1991 non era mai stato riaperto sotto Saddam. Nel 2003 durante l’occupazione i soldati americani colpito il cancello, lo hanno lasciato incustodito, nonostante da tempo fosse stato loro richiesto di tutelare le collezioni. Una parte delle opere fu portata via, ma poi numerosi pezzi furono restituiti dalla gente irachena. Molti altri pezzi purtroppo sono finiti all’estero o da acquirenti privati senza scrupoli, come succede sempre con il mercato nero delle opere d’arte che insieme a quello delle armi, della droga e del traffico d’esseri umani è tra i più lucrosi a livello globale.

La visita della delegazione, accompagnata dalle giovani guide museali, è stata arricchita dai racconti Franco D’Agostino dell’Università La Sapienza di Roma , esperto nella gestione sostenibile di siti archeologici nel Sud dell’Iraq.
Nelle molte sale si viaggia attraverso la storia millenaria della conoscenza delle civiltà mesopotamiche. E’ solo un assaggio delle ricchissimo patrimonio culturale del paese. Durante la Conferenza Internazionale la salvaguardia dell’incredibile ricchezza storica ed artistica dell’Iraq è stato uno dei temi trattati dagli attivisti.

Conservare per proteggere e per condividere.

E’ questo lo spirito della  Iniziativa di Urim per proteggere l’antica città di Ur, che è stata al centro dell’incontro con il nuovo Ministro della Cultura iracheno di una parte della delegazione internazionale.

Al Ministro è stato presentato il piano di gestione e di sviluppo sostenibile dell’area, condiviso con le comunità locali elaborato da organizzazioni irachene ed esperti internazionali. Un esempio di come si possa creare una progettazione realmente partecipata in cui finalmente siano le comunità locali ad essere protagoniste della ricchezza della loro storia per poterla condividere con l’intera umanità.
Nell’incontro con il Ministro gli attivisti hanno illustrato anche le molte altre attività che la società civile vuole intraprendere per contribuire allo sviluppo positivo dell’intero paese.

La seconda tappa della visita è stata la riva del Tigri. Fiume al centro della vasta iniziativa Save the Tigris Campaign , per la tutela dei fiumi Tigri ed Eufrate e le Paludi della Mesopotamia.
Campagna per salvare le risorse idriche dalle imponenti dighe come quella di Ilisu in Turchia, dalla devastante gestione che finora ha causato devastazione ambientale ed effetti gravissimi sulla salute della popolazione, per uno sviluppo totalmente differente attento all’equilibrio ambientale .

La visita è poi continuata con la parte vecchia della città, il mercato con i suoi storici caffè ed attività, come la produzione di strumenti musicali, il Teatro Nazionale.

Una città viva, pulsante che ha tanti angoli ed aspetti da scoprire, da valorizzare, tante attività da ricreare od inventare così come in tutto l’Iraq.
E come si è visto nella Conferenza ci sono anche tante donne ed uomini che hanno voglia di farlo.

Sono loro che vale la pena di appoggiare e sostenere #SolidarityWithIraq così come fa con grande entusiasmo, creatività e visione Un Ponte Per… insieme a tanti attivisti, reti ed associazioni di tutto il mondo.


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