Educazione per tutte e tutti. Governatorato di Sulaymaniyah, Iraq

Progetto iniziato 16 ottobre 2016 – Concluso 16 ottobre 2017

Progetto realizzato con il contributo della Regione del Veneto.

Progetto realizzato da:
Associazione Ya Basta – Via Barbarigo 17 Padova
Partners:

  • Un ponte per
  • Al Mesalla – Human Resources Development Center,
  • Associazione Xena – Padova,
  • Nicash – Centro di cultura araba,
  • Comune di Mogliano Veneto

CONTESTO GENERALE

L’Iraq è un paese che negli ultimi decenni è stato attraversato da profondi cambiamenti sociali in un contesto di conflittualità permanente, a cui si è aggiunto negli ultimi cinque anni il peso del protrarsi del conflitto siriano.

“Più di 9 milioni di persone hanno dovuto lasciare la Siria, di questi più di 4 milioni si sono diretti verso i paesi circostanti, spesso dopo una fuga estenuante e con poche risorse materiali. In Iraq hanno trovato rifugio oltre 246.000 Siriani (dati UNHCR Marzo 2016), molti nell’area della Regione del Kurdistan nel Nord dell’Iraq (KR-I).”

Di fronte a questo esodo, in un primo tempo, con il sostegno della comunità internazionale, le autorità del KR-I avevano creato un sistema di accoglienza con alloggio in campi o in città, possibilità di trovare lavoro e rimediare risorse necessarie a sopravvivere oltre alla fruizione dei servizi di base.
Questo sistema è stato del tutto travolto dall’emergenza a seguito della crisi creatasi con la comparsa di ISIS (DAESH).

“In pochi mesi di più di 900.000 iracheni (su un totale stimato dall’IOM nel 2016 di 3.250.000) si sono riversati nelle tre provincie di Erbil, Dohuk e Sulaymaniyah (KR-I), aggiungendosi a una popolazione che nel 2012 contava circa 5.200.000 persone (dati KR-I del 2012).”

La maggior parte degli sfollati è peraltro appartenente alle minoranze cristiane, ezide, shabak, kakài e turcomanne che hanno da sempre popolato l’adiacente Governatorato di Mosul, vivendo da anni un clima di persecuzione. Da giugno 2014 tali persecuzioni hanno generato veri e propri eccidi, soprattutto a danno degli Ezidi e degli Shabak.

Il protrarsi delle due crisi, siriana ed interna, indebolisce fortemente la capacità del KR-I di offrire livelli adeguati di accoglienza. Questo genera frequenti episodi di discriminazioni contro rifugiati e sfollati, che si avviano ad una fase di residenza stabile nei campi, mentre il sistema di accoglienza sta mutando, riducendo l’assistenza emergenziale a favore di risposte più “resilienzali”, anche in relazione ad una graduale riduzione dei fondi stanziati per l’emergenza.

Il rischio è che aumenti il conflitto sociale nell’area, le contrapposizioni tra residenti e nuovi arrivati, con spaccature derivate dal desiderio di vendetta e l’oggettiva difficoltà per tutti ad accedere ai servizi di base, proprio nel quadro della grave crisi economica che ha colpito la Regione Curda dell’Iraq negli ultimi anni, dovuta anche alla diminuzione del prezzo del petrolio, principale fonte di guadagno.

“Se fino al 2012 la regione ha presentato uno dei tassi di disoccupazione più bassi di tutta la zona mediorientale, con poco più del 7% di disoccupati (dati RAND 2014), oggi la situazione è peggiorata: si è innalzato il livello di disoccupazione, si verificano decurtazioni e ritardi fino a 6 mesi nei pagamenti dei salari del settore pubblico, e le compagnie internazionali hanno iniziato a spostare le proprie attività in aree considerate meno rischiose.”

In particolare, sono proprio le donne a vivere una situazione di aumento della marginalizzazione con circa il 20% di donne in età lavorativa senza occupazione, cinque volte di più rispetto agli uomini.
Se questa è la situazione per le donne curde ben poche occasioni di impiego esistono per le donne rifugiate o sfollate interne.
In un mercato del lavoro, che al momento non offre molte opzioni per le donne, le poche offerte disponibili spesso di scontrano con la scarsa formazione professionale. La necessità di includere la formazione professionale per le donne nelle politiche di aiuto umanitario è sottolineato dalle autorità locali e dalle Agenzie Internazionali.

La crisi sociale complessiva si riverbera anche nel diritto all’educazione.
Negli anni passati la regione curda dell’Iraq aveva uno tra i tassi di alfabetizzazione e frequenza scolastica tra i più avanzati del paese: 1.6 milioni di bambini iscritti, 96% di frequenza della scuola primaria, 86% la secondaria.
La nuova situazione creatasi con l’arrivo dei rifugiati siriani e degli sfollati interni ha messo in crisi il sistema educativo, visto l’arrivo di un numero enorme di minori: su un totale di 250.408 siriani, circa 103.944 hanno un’età compresa tra 0 e 17 anni.

Nonostante il sistema educativo curdo non prevedesse restrizioni circa l’accesso alla scuola, problemi oggettivi limitano notevolmente l’accesso all’educazione.
Primo fra tutti le difficoltà finanziarie del Governo curdo a pagare gli stipendi dei docenti dedicati ai rifugiati, in secondo luogo le barriere linguistiche dovute alla poca diffusione dell’arabo, problema che si unisce alle differenze esistenti tra i dialetti curdi delle varie zone di provenienza e accoglienza. Inoltre in molti casi le famiglie rifugiate non riescono a sostenere le spese di trasporto verso le poche strutture scolastiche e le autorità curde d’altro canto, non riescono a sostenere le spese del trasporto, i docenti e la riqualificazione del personale. L’insieme di problematiche si ripercuote sull’intera comunità.

Il progetto si svolgerà a Sulaymaniyah, che ospita ora circa 106.000 sfollati interni e 30.000 rifugiati siriani, che si aggiungono a una popolazione di circa un milione di persone.

minori presenti non va dimenticato che provengono da esperienze drammatiche, di forte pericolo, che comportano cambiamenti di comportamento: tristezza, depressione, incubi, atteggiamenti antisociali e aggressivi, non rispettosi, a volte violenti. I disturbi psicologici, il basso rendimento scolastico, spesso l’abbandono degli studi, la difficoltà ad affrontare la nuova situazione costituisce sono parte di un complesso set di problemi e che mette chiaramente a grave rischio il futuro di un’intera generazione.

OBIETTIVO GENERALE

Garantire l’accesso all’educazione e alla formazione per minori e donne, soggetti a maggior rischio di vulnerabilità sociale, nell’area di Sulaymaniyah, Governatorato nella Regione Curda dell’Iraq, con particolare attenzione ai rifugiati provenienti dalla Siria e agli sfollati iracheni, per rafforzare la tutela dei diritti umani essenziali e aumentare la coesione sociale tra comunità, tanto più importante nella situazione d’emergenza che investe l’area.

“Guerra, persecuzioni e violenza hanno portato milioni di persone a scappare dalle regioni dell’Iraq centrale e dalla Siria: sfollati e rifugiati sono stati accolti inizialmente bene dalla comunità curda irachena, ma l’attuale crisi economica unita ai potenziali desideri di vendetta possono portare a fenomeni rischiosi come l’erosione della coesione sociale ed episodi di discriminazione.”

L’iniziativa mira a affrontare il nuovo scenario creatosi, attraverso l’educazione e la formazione professionale, per favorire collaborazione, peace-building, conoscenza reciproca e la costruzione della fiducia tra le comunità rifugiate siriane, sfollate irachene e quella ospitante, e tra gruppi vulnerabili di diverse culture e religioni nel Governatorato, sostenendo le identità culturali, il dialogo e le relazioni.

Il progetto intende rendere concreto l’accesso all’istruzione per i minori, valorizzare e qualificare i percorsi educativi formali ed informali aperti alla partecipazione di tutte le componenti generazionali e etniche delle comunità, capacitare in maniera condivisa donne all’ingresso nel mondo del lavoro.

Il progetto mira ad una crescita economica, attraverso l’occupazione femminile, umana attraverso l’interazione tra popolazioni diverse e civile basata su percorsi, capaci di fermare l’avanzata di atteggiamenti discriminanti e d’esclusione, per dare centralità ai diritti umani fondamentali per tutte e tutti.

ATTIVITA’

Il Progetto si articola in attività, proposte in sinergia, attraverso percorsi formali ed informali che avranno luogo presso la Kobane Primary School di Sulaymaniyah e il Centro Giovanile del Campo di Arbat, a circa 15 chilometri da Sulaymaniyya.
Il Centro fungerà da luogo di propulsione e realizzazione delle attività di educazione non formale, delle campagne di sensibilizzazione, accompagnate anche da momenti ricreativi, di scambio intergenerazionale, tra persone provenienti da diversi contesti, tra uomini e donne. La frequentazione positiva di uno spazio comune può contribuire al contrasto del senso d’isolamento, a superare le difficoltà di relazione, a prevenire il pericolo soprattutto per minori e donne di essere vittime di sfruttamento sociale, lavorativo e di reclutamento nei gruppi armati.
Attività

  • Trasporto scolastico per raggiungere la Kobane Primary School
  • Formazione del personale docente per un’educazione di qualità
  • Campagna di sensibilizzazione sull’importanza dell’educazione
  • Corsi di alfabetizzazione di base per adolescenti ed adulti
  • Campagna di sensibilizzazione per rafforzare le politiche d’inclusione ed i diritti delle donne e dei minori

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