Rassegna Oblò #1 – Questa terra è la mia terra, Cambiare il sistema non il clima – Video e articolo

Ad aprire il docu-film vionario “Second wind” del russo Sergey Tsyss.
Un monito chiaro a non girare lo sguardo dal futuro prossimo che ci attende.

C’è un grande rimosso nella nostra contemporaneità il tema del cambiamento climatico, perchè affrontarlo alla radice significa costruire una rivoluzione, un cambiamento radicale economico, politico e sociale, come dice Naomi Klein nel suo ultimo libro.
Un rimosso ancor più pesante nella situazione italiana se pensiamo che in America. negli editoriali del New York Times si parla come possibile soluzione di utilizzare la geoingegnieria per schermare la terra dai raggi del sole. Una soluzione che comporterebbe uno stravolgimento totale dell’equilibrio del pianeta.
Abbiamo tutti una grande occasione per squarciare il velo: costruire una forte mobilitazione in Italia ed in Europa verso ed oltre la COP 21 a Parigi per dire che è ora di cambiare il sistema e non il clima.

VIDEO DELLA DISCUSSIONE ALLA RASSEGNA OBLO’ AI CUI HANNO PARTECIPATO: PAOLO CASTALDI, MARICA DI PIERRI, PASCOE SABIDO E ANNA IRIS ROMENS.

Ad aprire i contributi Paolo Castaldi autore di “Chilometri Zero”, un viaggio, reso possibile dal soistegno di Biorekk, tra le storiedi chi costruisce un’alternativa, un cambiamento quotidiano capace di essere replicato.

Marica De Pierri di A Sud ha giustamente ricordato come al di là dei comportamenti virtuosi affrontare il cambiamento climatico significa cambiare alla radice il modello di sviluppo.
” Il cambiamento climatico incarna un paradosso: il 97% degli scienziati afferma che è la più grande sfida che ci troviamo ad affrontare ma non è tema al centro dell’azienda politica e sociale. Mentre ci avviamo verso la COP 21 a Parigi gli scienziati IPCC nel loro quinto report parlano di come il livello degli oceani sia salito di 19 cm e la temperatura nella bassa atmosfera sia salita di un grado.”
“Viviamo in fase di contenimento, in cui è perentorio non far alzare la temperatura..” ha continuato l’attivista di A Sud affermando che “non servono piccoli correttivi ci vuole un ripensamento generale del modello energetico, la fine delle estrazioni di fossili, un diverso sistema di mobilità e di produzione energetica indipendente. Molto tempo è passato dal Vertice di Rio del 1992. Allora furono denunciate tre emergenze: quella climatica, la desertificazione e la perdita di biodiversità. Elementi ovviamente connessi tra loro.
Dopo vent’anni è scaduto nel 2012 anche il Protocollo di Kyoto. Nel 2009 con il fallimento della Cop a Copenhagehn, nonostante le speranze per l’elezione di Obama, si è deciso di prorogare il Protollo, per arrivare ad una nuova formulazione di impegni a partire dal 2020.”

Marica ha poi continuando centrando l’attenzione sulla COP 21: “in questo quadro Parigi assume un’estrema importanza perchè al di là delle formali politiche europee racchiuse nello slogan 20, 20 e 20 (entro il 2020, ridurre del 20% le emissioni e far sì che il 20% dell’energia sia prodotta in maniera rinnovabile), mentre alla Conferenza di Ginevra si celebra il fatto che i paesi aderenti a Kyoto stanno ottemperando ai target previsti, il Carbon Global Netwook ha denunciato come nel 2013 le emissioni siano salite del 61%. Dunque c’è un abisso tra la realtà e come le istituzioni affrontano il tema.
Si tratta di denunciare “l’ambiguità dei meccasimi di cessione dei crediti di carbonio: una sorta di finanziarizzazione della possibilità di inquinare.”
Si è riferita poi alla politica di Renzi, che a parole ha dichiarato lo scorso settembre alla 69° Conferenza Onu sul tema che il “clima è una sfida politica” , salvo poi, due mesi dopo, convertire in legge a colpi di fiducia il drecreto Sblocca Italia che ripropone il modello estrattivo, offshore al largo delle coste, la centralità del gas, le grandi opere e la gestione come multiutility dei servizi, la centralità dell’incenerimento per i rifiuti. L’esatto opposto di quel che si tratta di fare.
“Molte sono le realtà che anche nel nostro paese si stanno opponendo a tutto questo. Dobbiamo ritrovarci in tanti, insieme per costruire le mobilitazioni verso la Cop 21 a Parigi ed oltre” ha concluso

Pascoe Sabido, come ci ha raccontato anche nell’intervista che abbiamo realizzato con lui, ha illustrato le mobilitazioni che si stanno creando per il vertice COP a Parigi.
E’ partito da una semplice considerazione “stiamo parlando della ventunesima conferenza dell’Onu, ciò vuol dire che per ventun volte non si è mai arrivati ad una soluzione del problema.”
Questo perchè lo stesso meccanismo decisionale delle Cop è controllato dalle grandi corporation, dalle banche, da chi ha interesse a mantenere lo status quo sulle operazioni, intorno a cui girano milardi di soldi, che hanno creato il disastro climatico.
“In questi anni abbiamo visto solo un cambiamento di atteggiamento: non si nega più il problema ma si dà spazio ad illusioni e di false soluzioni, su cui sempre le stesse corporation e multinazionali lucrano di nuovo.
Basta pensare ad esempio al peso che l’Enel sta dando alle operazioni riferite al gas, che non risolvono certo il problema.
E’’ la stessa logica di chi propone di utilizzare tecnologie di cattura e stocaggio del carbonio invece di farla finita con l’estrattivismo. Stiamo parlando di tecnologie sperimentali e costosissime, che forse saranno utilizzabili, se tutto va bene nel 2030, quando il danno sarà già fatto. E’ un paradosso: si continuerà a bruciare carbone e gas dicendo che forse nel 2030 di potranno stoccare le emissioni” 
ha dichiarato l’attivista londinese.
Pascoe ha poi sottolineanto come questo sia un esempio di come le multinazionali facciano lobbies, insieme a grandi apparati di potere economiche, utilizzando la retorica della perdita di posti di lavoro e la mancanza della crescita.
Ha poi aggiunto: “La domanda che dobbiamo farci è se vogliamo lasciare che queste corporations continuino ad esercitare su governi locali, nazionali, europei la loro pressioni.
O se invece dobbiamo batterci perchè le istituzioni siano libere da questo controllo”.

Ha poi commentato come Parigi può essere importante, anche se formalmente non si arriverà ad una conclusione, per scardinare questo sistema.
“Dobbiamo riuscire a mettere in evidenza i nessi, a mettere in discussione i meccanismi di potere, le relazioni di potere che sono sottese a queste scelte.
E Parigi è un occasione perchè tutta l’attenzione sarà puntata lì”.

Ha poi concluso: Il cambio climatico è un sintomo e noi vogliamo arrivare alle cause. L’austerty, il libero commercio etc .. sono anch’essi, così come il ciclo energetico e dell’alimentazione sono sintomi di un sistema di diseguaglianze, di disparità di poteri che noi vogliamo rompere.
Per questo sarà importante essere in tanti a mobilitarci, grandi e piccole associazioni, sindacati, cittadini per creare uno spazio comune dove possano incontrarsi azioni varie di ogni tipo con forme di disobbedienza, di azione dirette che conivolgano non solo gli attivisti radicali ma tanti altri.
Quello che faremo a Parigi non si deve fermare lì ma può essere una tappa in un percorso comune per “cambiare il gioco” a livello globale”.

Anna Iris Romens, ha presentato il lavoro di Altragricoltura NordEst, basato sull’idea di promuovere un modello di agricoltura diverso da quello attuale caratterizzato dall’utlizzo di prodotti inquinanti e tossici, da sfruttamento, da diseguaglianze, da accapparamento delle terre (in Europa più della meta delle terre agricole sono nelle mani del 3% dei proprietari agricoli.
Un modello agricolo da cambiare perche crea disuguaglianza anche “tra chi mangia”: nel mondo 800 milioni soffrono di fame, mentre in Europa buttiamo via il 30% del cibo prodotto.
Diseguaglianze nell’accesso al cibo: una piccola parte della popolazione ha accesso al cibo di qualità, al biologico mentre la maggioranza mangia cibo “spazzatura” o OGM.
Ha poi continuando con due campagne: quella contro gli OGM e l’Expò.
Dopo aver ricordato la storia degli Ogm in Italia, dove formalmente sono vietate tali coltivazioni, ha aggiunto che “siamo in un momento in cui attraverso accordi come il TTPP e le azioni di sparuti gruppi di agricoltori pro-Ogm come in Friuli rischiamo di vedere rientrare dalla finestra, quel che è uscito dalla porta”.
Inoltre giustamente Anna Iris ha ricordato come non sia vietata l’importazione di cibi OGM per cui anche noi mangiamo OGM. “L’80% di mangimi per animali sono OGM per cui quello che noi mangiamo non è esente dalla loro presenza.
Ci sono molti motivi per essere contro gli OGM da quelli sanitari alla distruzione della biodiversità, prodotta dalle coltivazioni OGM delle grandi multinazionali come Monsanto o Pioneer. Una vera e propria distruzione della sovranità alimentare attraverso la brevettabilità dei semi ed il guadagno sulla privatizzazione della stessa natura su cui si fondano i guadagni delle multinazionali.
Questo modello, che globalmente crea fame va criticato alla radice.”

A questo punto Anna Iris ha affrontato il tema dell’Expò, da criticare non solo per le pessime condizioni di lavoro e la distruzione ambientale che si è accompagnata alla costruzione dei padiglioni, ma anche perchè si sta trasformando in una grande vetrina delle multinazionali, come la Monsanto che finanzia il padiglione degli Stati uniti, come la Coca Cola.
“All’Expò ci sarà un padiglione dedicato alla società civile ma è ben poco” – ha aggiunto – “L’Expò rischia di essere una grande ripulita dell’immagine delle multinazionali e che rischia di colonizzare il nostro immaginario, affermando che c’è già tutto, tutto può convivere e non c’è bisogno di un cambiamento. E’ l’immagine di un futuro basato sulla biotecnologia.”
Alla conclusione Anna Iris ha sottolineato come sia importate da parte di tutti avere un atteggiamento critico verso cosa si mangia, da dove viene ma ha affermato questo non basta bisogna anche costruire pressioni collettive. Sono diverse le cose che si possono fare: dal firmare nella campagna generale contro il TTPP al partecipare ad iniziative concrete come la campagna come SOS Rosarno, contro lo sfruttamento dei braccianti.
In particolare ha invitato a partecipare all’iniziativa del 28 febbraio davanti alla sede veronese del Gruppo Veronesi perchè converta le sue filieri a free-OGm. Chi vuol partecipare l’appuntamento è alle 8.30 davanti ad AltraAgricoltura Nord Est in Corso Australia a Padova.

Fumettisti dall’Oblò #3 – “Chilometri Zero” di Paolo Castaldi tra consumo critico ed economia solidale di Giada Peterle
24 febbraio 2015

Parliamo di: “Questa terrà è la mia terra”. Riflessioni su consumo etico, problemi ambientali, cambiamenti climatici e diritti sociali alle porte di Milano Expo2015

Con: 
Paolo Castaldi che LoSpazioBianco aveva già intervistato, nonché incontrato qui.

Leggendo: 
Chilometri Zero. Viaggio nell’Italia dell’economia solidale (BeccoGiallo 2014) di Paolo Castaldi

Guardando: Second Wind di Sergey Tsyss; When elephants dance the grass gets beaten di Jan Van Den Berg; Endless road di Huaqing Jin

La terza serata della rassegna di docu-film e graphic novel Oblò. Sguardi sulla realtà tra cinema e fumetti, dal titolo “Questa terra è la mia terra“, era dedicata alla discussione della criticità dei rapporti tra uomo e territorio, ma anche alla proposta di modelli di sviluppo ecologicamente più sostenibili ed economicamente più solidali. In sala a discuterne insieme, portando le proprie proposte ed esperienze, si sono incontrati Pascoe Sabido (Corporate Europe Observatory), Anne Iris-Romans (AltrAgricoltura Nord Est), Marica Di Pierri (A Sud) e Paolo Castaldi, terzo fumettista ospite della rassegna dopo Zerocalcare e Marta Gerardi.
Paolo Castaldi, già vincitore del Premio Boscarato come autore rivelazione dell’anno del km03Treviso Comic Book Festival 2011, è certamente un autore eccentrico. Come già emergeva in Etenesh, l’odissea di un migrante (2011) e in Diego Armando Maradona (2012), entrambi editi per BeccoGiallo, così come l’ultimo Gian Maria Volonté (2014), il suo tratto grafico è capace di vaste oscillazioni e sperimentazioni. In Chilometri Zero questo suo stile poliedrico si ibrida con altre forme artistiche, in particolare con la fotografia, facendo sì che il racconto del suo viaggio attraverso l’Italia dell’economia solidale sia capace di mutare stile e forma a seconda della realtà raffigurata.

In quello che Paolo preferisce chiamare “diario di viaggio – reportage, piuttosto che fumetto“, acquerello, matita, ma anche fotografie e immagini tratte da videogiochi si alternano, adattandosi al linguaggio dell’architettura, con le sue linee e intersezioni, quando si racconta il Condominio Ecosol di Fidenza o a quello del graphic design quando si ritrae il Parco Agricolo Sud Milano e ci si avvicina ai territori dell’Expo2015.

L’ibridazione delle forme segue la personalità del viaggiatore, permette di inserire i ritratti fotografici dei luoghi visitati e dei volti incontrati, ma anche, aggiunge Paolo, di concedersi delle “pause poetiche in cui pensare, in cui guardarsi intorno, in cui il racconto non deve seguire per forza i ritmi serrati della narrazione fumettistica“.

Il viaggio da Ovest verso Est di Castaldi ci dimostra come organizzazioni di cittadini abbiano saputo modificare i rapporti tra città e campagna, tra produttori e consumatori, tra ambiente e uomo portando i temi dell’economia solidale e del consumo etico all’attenzione delle politiche pubbliche, nelle scuole e nelle loro vite quotidiane, attivando processi di trasformazione dal basso. Ci ricorda poi, quando ormai è tempo di tornare indietro, verso Ovest, che

È possibile agire, cambiare le cose dal basso.

È possibile scegliere e legare le proprie scelte individuali a quelle di altre persone.

È possibile costruire un mondo diverso a partire dalle relazioni che sappiamo coltivare nel territorio che abitiamo.

Una domanda a Paolo Castaldi

Se il fumetto è l’oblò da cui guardi il mondo, cosa appare diverso al di là del vetro?

Paolo Castaldi: Innanzitutto per guardare dall’oblò del fumetto servono solo una matita e un pezzo di carta. Sembra poco, ma l’idea di poter creare intere realtà a costo zero secondo me è molto importante, perché rende il fumetto qualcosa che è potenzialmente alla portata di tutti. L’oblò di un regista, per esempio, è già molto più costo, e poi ha un’inquadratura e uno spazio che sono fissi. Con il fumetto invece sono libero di costruire l’oblò della dimensione che voglio, allargando o stringendo la circonferenza a seconda che decida di farti solo spiare dal buco della serratura, o sbatterti in faccia tutta la realtà così com’è.

Il sito di Paolo Castaldi è biancoruvido.com.

Tratto da Lo Spazio Bianco


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