L’anno inizia con sullo sfondo gli echi sempre più pressanti del dramma che si sta consumando nei Balcani. In Messico l’EZLN lancia per il 21 gennaio una consultazione nazionale per il riconoscimento dei popoli indigeni e per la fine della guerra di sterminio che porterà all’uscita dalla Selva di 5000 zapatisti. A Milano il 23 gennaio manifestiamo insieme a migliaia di persone contro il CPT di Via Corelli.
ARIETE IN PIAZZA KURDISTAN
A Roma fin dal dicembre 1998 sono arrivati migliaia di curdi da tutta Europa per sostenere il loro leader Ocalan, arrivato in Italia con la speranza di ottenere protezione internazionale. A febbraio 1999 Ocalan viene scaricato dal Governo italiano di centrosinistra e finirà in Kenya dove sarà arrestato dai turchi, che da allora lo tengono incarcerato a Imrali in isolamento.
A Roma, il 20 febbraio 1999, dopo le settimane passate in piazza insieme a uomini e donne curde, durante un corteo contro l’arresto di Ocalan, parecchi compagni e compagne decidono di sfondare con una ariete l’entrata della Turkish Airline, come atto radicale di protesta contro le scelte repressive della Turchia e le complicità del governo italiano. Il governo di centro sinistra si sta preparando ad entrare in guerra con la Nato contro il regime di Milosevic in nome dei diritti umani e non esita a lavarsi le mani dal destino del leader curdo che sfugge al regime turco: come minimo due pesi, due misure.
Un’azione, quella alla Turkish Airline, che non solo farà discutere ma porterà alla denuncia di diversi compagni di Roma. Scatta subito la mobilitazione per dire che “dietro gli scudi ci sono anch’io”.
A fine febbraio ci mobilitiamo perché il 3 marzo il Parlamento italiano deve ratificare l’Accordo Ue-Messico. Molti di noi sono espulsi a vita dal Messico per aver denunciato le violazioni dei diritti umani: che cosa altro ci vuole per capire che non possono essere solo gli interessi economici a guidare la politica estera?
TRENO PER PARIGI
Mentre i venti di guerra si ingrossano, prepariamo la nostra partecipazione in Francia per partecipare alla manifestazione promossa dai Sans papier a Parigi per il 27 marzo 1999.
In migliaia occupando i treni, si cerca di raggiungere Parigi.
Arriviamo a Ventimiglia proprio la notte in cui iniziano i bombardamenti nei Balcani.
I nostri treni Vengono bloccati, raggiungiamo la frontiera a piedi. Non riusciamo a passare. Bombardamenti, chiusura delle frontiere: non è l’Europa che vogliamo.
STOP THE BOMBING – CONTRO LA GUERRA NEI BALCANI
Al ritorno da Ventimiglia quello che ci si aspettava è iniziato, i bombardamenti sulla Serbia sono realtà. Sentiamo la necessità di agire contro questa nuova chiamata alle armi, che viene chiamata “guerra umanitaria” (due parole che insieme non si possono essere digerite … ) e alle barbarie di pulizia etnica che si manifestano dall’altra parte del nostro Adriatico.
Non ci bastano le classiche parole e forme del pacifismo. Di fronte a qualcosa di orrendamente nuovo bisogna trovare nuove forme d’azione.
Ci proviamo.
Prima la base militare di Istrana invasa da pochi e diversi tra loro, poi alla base Nato di Aviano le cariche per arrivare alle reti, poi di nuovo alla base militare di Istrana, protetti dai gommoni per tagliare le reti, con in testa degli scolapasta per ridicolizzare la campagna di criminalizzazione dei caschi come protezione, poi ancora alla base Nato di Aviano in migliaia per lanciare il nostro ultimatum a giugno.
Le reti delle basi devono essere violate, aperte. Bisogna aprire un varco anche materiale nell’ingranaggio della guerra.
Mentre manifestiamo intorno alle basi della morte cerchiamo anche di andare in Serbia e Kossovo dove è impossibile arrivare. “Pulizia etnica, bombardamenti intelligenti”. Due facce di una medaglia prodotta dalla modernità della guerra globale che inizia la sua strada.
In quei mesi non abbiamo vinto o perso. Non è mai possibile vincere in assoluto contro la guerra, ma abbiamo imparato, sperimentato che si può tentare, che si può non fermarsi ai luoghi comuni. Che si può andare fuori dal coro. Che c’è sempre la possibilità di non essere complici.
Sarà questo piccolo bagaglio che ci porteremo dietro da quei mesi oltre alla certezza che sta nel cuore dell’Europa la strada che porta ai Balcani.
In estate i bombardamenti sono finiti ma resta l’ipocrisia dell’Operazione arcobaleno, che ben presto si trasforma nell’ennesimo scandalo di mal uso dei fondi umanitari. Un ulteriore riprova della putrescenza totale dell’umanitario in guerra.
Molti di noi sono ancora espulsi dal Messico ma questo non ci impedisce di mandare volontari per continuare i progetti con le comunità zapatiste, come la turbina a La Realidad. In Messico è un’estate di resistenza contro le violenze paramilitari e le azioni del governo come l’invio dell’esercito nella Selva ad Amador Hernandez.
Come da noi in Europa la guerra nei Balcani, attuata dalla Nato ma avallata dall’Onu, ha mostrato il vero volto di questa organizzazione mondiale, così in Messico l’operato delle Nazioni Unite rivela il suo nuovo profilo.
Nell’autunno continuiamo ad essere in Chiapas partecipando alla seconda Commissione Civile d’Osservazione dei Diritti Umani così come partecipiamo alle riunioni europee della rete in appoggio agli zapatisti.
CECENIA
Il nostro sguardo non va solo dall’altro lato dell’Oceano ma anche all’estremo della nostra Europa, in Cecenia dove con il silenzio complice della cosdidetta comunità internazionale il governo russo porta avanti il massacro di uomini donne, bambini, intere comunità.
SEATTLE
30 novembre negli Stati Uniti le proteste, i blocchi dei manifestanti impediscono lo svolgimento della riunione della sessione inaugurale del WTO a Seattle.
Deve iniziare da qualche parte
Deve iniziare prima o poi
Quale posto migliore di qui?
Quale momento migliore di adesso
Rage Agains Machine – Guerilla Radio
“I manifestanti …… Abbiamo decretato che tutte queste strade oggi hanno un unico senso: i delegati possono uscire ma non entrare”
“ ……. Delegati ben vestiti sono tornati ai loro hotel o si sono rifugiati in ristoranti e caffè dopo essersi dati per vinti e dover accettare che non potevano entrare alla riunione. Madeleine Albright e il Segretario Generale dell’ONU Kofi Annan non sono riusciti ad entrare nel Centro congressi. Albrigtht ha lasciato la città in nottata senza essersi potuta presentare davanti ai 5000 delegati ufficiali.”
“…… L’azione coordinata è cominciata nelle prime ore del giorno quando migliaia di persone si sono distribuiti nel centro città per occupare le strade.”
“ …….Il giorno dopo la ssessione del OMC si è potuto svolgere solo grazie all’azione della polizia con l’appoggio di unità militari della Guardia Nazionale.”