Rassegna Oblò #2 – Difendere la terra – Videoracconto della serata

All’apertura della seconda serata di Rassegna Oblò sono stati ricordati i prossimi appuntamenti e si è introdotta la serata legando quando è avvenuto a Parigi, l’attacco al Bataclan, con il tema del climate change, visto che nella stessa capitale francese a dicembre si svolgerà la prossima Conferenza sul clima dell’ONU, la COP 21.

INTRODUZIONE ALLA SERATA
La riflessione di questa serata è volta a connettere la questione della lotta al cambiamento climatico con quello che è successo a Parigi. Avvenimenti terribili, drammatici, pazzeschi si succedono in tutto il mondo, basta pensare a Beirut, alla Tunisia, alla quotidianità in Siria ed Iraq. Aggressioni portate avanti da soggetti interni all’integralismo islamico, legati all’Isis o ai vari gruppi e reti della galassia del fanatismo integralista.
Proviamo a ragionare. E’ ovvio che quel che sta succedendo è frutto di 10, 20, 30, 60 anni etc .. di politiche sbagliate a livello globale ed in particolare nell’area del Medioriente. La guerra in Iraq è stata sbagliata, gli interventi occidentali ed internazionali sono stati sbagliati. Senza contare andando ancora più indietro il colonialismo, il post-colonialismo, ed ancora la divisione arbitraria post-bellica …
Però insieme a tutto questo ora ci sono anche altri attori , aggiunti ai “soliti noti”, che contribuiscono fino in fondo a che la barbarie medioevale dell’Isis esista.
C’è l’Arabia Saudita, ormai una potenza che si sta comperando ampi pezzi anche della nostra economia, ci sono paesi come il Qatar in cerca di un posto al sole per le sue mire, ci sono interessi come quelli iraniani, quelli turchi. Una concomitanza di attori ha permesso e permette che l’Isis esista e che il discorso sull’integralismo islamico sia un pezzo essenziale per quel che sta succedendo in questa area e a livello generale.
La domanda che ci vorremmo porre stasera è perché avviene tutto questo?
Il modello di sviluppo, in cui siamo tutti immersi globalmente, sfrutta ambiente, territori, natura e vita, riproducendosi nelle spire del mercato unico globale del capitalismo finanziario. Lo fa a tal punto che le risorse diventano merci da contendersi tra vecchi e nuovi padroni ed interi territori diventano spazi da saccheggiare tra vecchi e nuovi poteri.
Basta pensare a come l’Isis campa vendendo illegamente petrolio, acquistato anche da chi formalmente gli fa guerra o come il “mercato illegale dei reperti archeologici”, altra entrata degli uomini in nero, sia come giro d’affari terzo solo al traffico di droga e di armi.
La depredazione di ambiente e vita accomuna tutti gli attori nella drammatica scena che va dall’Asia all’Africa e non solo.
Di fronte al fatto che bisogna cambiare l’intero mondo, per non essere schiacciati dal cambiamento del mondo, porre il tema dell’alternativa complessiva del modello di sviluppo, delle scelte energetiche di fondo, delle scelte complessive del cosidetto “progresso” diventa quanto mai importante.
Quello di cui discutiamo, “change the system not the climate”, è collegato con quello che sta succedendo dopo Parigi e non solo.
Perché al di là di quello che ognuno può pensare – “è giusto o sbagliato intervenire in guerra,è sbagliato”, “cosa dobbiamo fare?”, “è un problena di civiltà, è un problema culturale, è un problema religioso” – resta il fatto che o cambiamo il sistema globale oppure queste cose sono destinate a a riprodursi.
Ed a riprodursi in maniera sempre più barbara, perché le fanno quelli dell’Isis, perché pezzi di Africa vengono comperate dai i cinesi per sfruttare le risorse, perche in America Latina si sventra un intero continente per estrarre minerali …
e di conseguenza masse enormi di uomini e donne migrano, diventano profughi scappando dai teatri di guerra, mentre le condizioni d’immiserimento generale si aggravano.
Cambiare il sistema e non clima c’entra fino in fondo con l’alternativa possibile e difficile di fronte anche alla barbarie.

THIS CHANGES EVERYTHING (Questo cambia tutto)
La serata è continuata con il trailer del film di Avi Lewis, di prossima uscita in Italia. Un potente affresco, accompagnato dalle riflessioni di Naomi Klein, girato in 5 continenti, delle lotte contro il cambiamento climatico come costruzione di un alternativa complessiva per cambiare la realtà.

VIDEO INTERVISTA CON NAOMI KLEIN
Estratto dal colloquio realizzato a Venezia in occasione della presentazione di “Una rivoluzione ci salverà – Perchè il capitalismo non è sostenibile”

Il cambiamento di cui abbiamo bisogno
Penso ci siano diverse parole di definire il cambiamento. A volte penso sia il rifiuto della cultura dell’uso e getta. Noi trattiamo ogni persone ogni cosa come spazzatura
Non valutiamo adeguatamente le pensioni delle persone, l’assistenza sanitaria, il lavoro, il loro futuro, il loro stesso pianeta.
Viviamo in una cultura in cui sembra che il futuro non arriverà mai.
Ecco che il cambiamento di paradigma, lo “shift” è assoluamente necessario
Noi abbiamo bisogno di una cultura che accetti che il futuro arriverà e che conviveremo con gli errori che facciamo, quindi non possiamo gettare la gente nell’immondizia, non possiamo buttare via il pianeta.
In un certo senso, penso che le persone siano stanche di essere traumatizzate, siano stanche del sistema dei disastri che abbiamo creato: passiamo da una crisi all’altra da un disatro naturale all’altro, da un incidente all’altro. C’è qualcosa nel costruire una società durevole che penso sia molto affascinante per la gente. Le persone sono davvero traumatizzate dai continui shocks.
C’è un gruppo di lavoro con cui ho collaborato e che mi ha molto influenzato. Si trova in California e si chiama Movement Generation.
Loro parlano di shocks. slides e shifts
Shock è qualcosa che accade all’improvisso, un crollo economico, un terremoto, un grande disastro,
Slide è un processo lento, una crisi al rallentarore, come il cambiamento climatico.
Shift e ciò che vogliamo, che desideriamo
Loro dicono: il nostro lavoro è imbrigliare shocks e slides, per ottenere lo shitf, il cambiamento, che vogliamo

Verso la Cop 21

Penso che da qui alla Cop di Parigi, sia importante per i movimenti sociali nel mondo ed i particolare in Europa, delineare i punti salienti di questo shift che li accomunino e uniscono. Le richieste dovrebbero stare in una cartolina. Ne stiamo parlando in America del Nord e vogliamo: che l’energia provenga da fonti rinnovabili al 100%, che i trasporti pubblici siano accessibili a tutti e gratuiti, che gli inquinatori paghino la transizione, che il carbone resto sotto terra e sotto gli oceani.
Nel parlare del cambiamento ho dato una risposta lunga.
In breve abbiamo bisogno di passare da una cultura della morte ad una cultura della vita. Questa parola, vita, di cui ha abusato il movimento antiabortista, è una parola importante
Per lungo tempo abbiamo ricavato l’energia da cose morte ed abbiamo ecceduto rispetto all’equilibrio degli elementi. Abbiamo bisogno di spostarci verso una cultura basata sull’amplificazione della vita. Tutta la vita è nel sole. Credo non siano solo metafore. Penso che una cultura nutrita dal riesumare le cose morte non sia sana, una cultura sostenuta invece dalla vita diventerà salutare

Il progresso
E’ veramente la domanda-chiave da porsi. A cosa serve l’economia, qual’è il suo scopo?
Nel nostro sistema oggi l’obiettivo è la crescita, che viene fatta coincidere con l’idea del progresso ma se noi partiamo dalla premessa che lo scopo della nostra economia è di proteggere la vita sul pianeta lo scopo è favorire il progresso di tutti.
Si dovrebbe organizzare il tutto in modo completamento diverso.
Non mi piace la definizione di decrescita che dà alle persone l’impressione di tornare indietro, che ogni cosa si contragga. Questo non è vero. Noi possiamo proteggere la vita e allo stesso tempo ampliare molte attività. Abbiamo bisogno di espandere moltissime nostre azioni come le professioni sociali, rafforzare in modo massiccio il sistema dell’istruzione, aumentare quello che investiamo nelle arti. Questi sono già tutti campi a basso consumo e bassa emissione.
Il fulcro del problema è cosa intendiamo per progresso, la risposta è che dobbiamo ridurre le attività che fanno guerra alla vita ed espandere la parte dell’economia che amplia la vita.

Accompagnati dal disegni di Marta Gerardi, autrice di Terre Perse sono poi continuati gli interventi.

PLAY LIST VIDEO COMPLETA


ANDREA RAGONA

E’ necessaria la profonda contestualizzazione dei temi collegati all’inquinamento e alla salute da un lato e i cambi climatici in generale, per comprendere i fenomeni che viviamo come l’enorme movimento migratorio.

LUIGI IASCI
La storia della lotta No Ombrina, come specchio del modello di sviluppo estrattivo e il valore delle mobilitzaioni locali.

LAURA GRECO
Di fronte alle false soluzioni e alla mancanza di decisioni a cui assisteremo con la Cop21, le alternative reali esistono e per questo, nella difficile situazione attuale, i movimenti per la giustizia ambientale e sociale saranno a Parigi ai primi di dicembre.

ROBERTO MARINELLO
L’esperienza del Comitato Difesa Alberi e Territorio dimostra che a partire da temi locali si possono affrontare temi globali.

ALESSANDRO PUNZO
La difesa dei referendum vinti in difesa dell’acqua bene comune passa attraverso la continuità della mobilitazione ecco il senso dell’iniziativa di autoriduzione delle quote illeggittime nella bolletta dell’acqua portata avanti dal Comitato Due Sì per ’Acqua Bene Comune di Padova e provincia.

La proiezioni di Terre Perse ha permesso attraverso i progetti presentati come alternative “green” di riflettere a partire dalla situazione in Sardegna e di Nero d’Italia di approfondire il paradosso in Basilicata dell’estrattivismo made in Italy.

Per info e contatti: rassegnaoblo@gmail.com


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