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Il terzo giorno si è aperto con la quinta Sessione Generale in cui intervengono Elfuego Ruiz Gutierrez, Carlos Roman Zuniga e Igor Valencia Sanchez.
Negli interventi riverberano suggestioni già introdotte nei giorni precedenti. La scienza come ricerca, come valore del “mistero”, di conoscere quel che non si sa .
“Vedere il cielo in un fiore, il mondo in un grando di terra” dice l’astrofisico Zuniga facendo correre l’attenzione di tutti, attraverso le immagini del sole, alle mille domande aperte guardando al cosmo. Le scienza di base di cui si nutrono le scienze applicate, devono poter muoversi in forma autonoma fuori dai lacci che d’utilità di profitto che le sono imposte.
Un accesso libero alla conoscenza, riafferma nel suo intervento Sanchez. Il diritto all’accesso di quel che viene scoperto contro i meccanismi di appropriazione che arrivano fino alla biopirateria dei saperi territoriali e comunitari.
Sono gli scienziati stessi che però si devono porre la domanda di dove vogliono andare? Di quanto sono disposti a fare accettando che quello che indagano venga usato dal sistema di dominio.
Il primo gruppo di “Platica de Divulgacion” dislocate nei tre spazi allestiti nel Cideci con i relatori Natalia Ismene Pavon Martinez, Adriana Raquel Aguilar Melo, Eric Lopez Gonzales, sono l’occasione delle domande dirette degli zapatisti presenti.
Sono domande chiare, che continuamente tracciano la continuità tra comprensione ed azione. Capire, conoscere per fare, per costruire pratiche collettive. C’è una costante richiesta di apprendere con sempre maggior chiarezza e profondità che si parli di robotica, di estrogeni, di evoluzione.
C’è una crescita reale, tangibili che si racchiude dietro i 200 zapatisti che partecipano all’incontro. E’ la crescita costruita con il percorso di autonomia ed autogoverno faticosamente costruito in questi venti e più anni a partire da quel lontano 1 gennaio 1994. Allora pochi sapevano leggere e scrivere, oggi giovani ragazze e ragazzi, adulti, uomini e donne inviate dalle comunità prendono appunti, discutono tra loro prima di porre domande che nella maggioranza dei casi colgono nel centro. Capire per agire. Agire per cambiare.
Nelle registrazioni messe a disposizione si possono sentire relazioni e domande. Ascoltarle è utile anche per noi, per riflettere su cosa abbiamo di fronte come complessità dell’espropriazione dei saperi da parte del potere e come il cambiamento radicale passi attraverso la scelta di condividere saperi e conoscenze senza recinti ideologici ma invece con la passione della costruzione dell’alternativa.
Si passa poi al secondo giro di “Platica de Divulgacion” con Elisa Rocha Cardozo, Lev Jardon Barbolla, Gabriel Ramos Fernandez.
L’ultima parte della giornata si chiude con la Sesta sessione generale.
Jaime del Sagrado Corazon Morales Hernandez valorizza, proprio in questo tempo di crisi rurale dentro la crisi globale, i percorsi di agro ecologia contro l’imposizione dell’agrobusiness, intesi come capacità delle scienze di affrontare la complessità in maniera interdisciplinare. Una scienza capace di avere una coscienza. L’intervento continua con la descrizione di esperienze di agro ecologia fatte proprie da comunità locali e capaci di creare positivi legami tra realtà urbane e rurali in Messico per concludere riaffermando la necessità di una riscoperta delle conoscenze tradizionali da far interagire con le nuove conoscenze.
Yuri Nahmad Molinari descrive l’importanza di nuove forme di produzione di energia. La crisi causata dall’abbassamento del prezzo del petrolio può essere in Messico ed ovunque l’opportunità per un’inversione definitiva nella scelta di come produrre energia. Non è solo un’astrazione ma gli esempi già ci sono.
Gabriela Piccinelli Bocchi parla della situazione della ricerca in Messico. Per valorizzare come appropriarsi della scienza sia fondamentale è necessario che gli scienziati lavorino con la gente, per la gente, per il bene comune.
Il SupGaleano introducendo il SubComandante Moises, racconta come arte e scienze fossero ben poco presenti all’inizio del percorso zapatista. Ed è proprio il SubComandante Moises che illustra il percorso di questi venti anni, come la resistenza e l’organizzazione, alla base dell’autonomia e dell’autogoverno, abbiano creato le condizioni perché oggi nuove generazioni di zapatisti vogliano andare avanti, allargare i propri orizzonti, costruire nuove conoscenze.
Un cammino largo e profondo, inarrestabile nel suo divenire. Un cammino da continuare strutturando un confronto stabile con arti e scienze.