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5 novembre Global Day of Action against corporate power contro Ceta, TTIP, TTP e Tisa

Appuntamento a Verona in Piazza Brà presso il monumento di Vittorio Emanuele II alle ore 10.00

Associazione Ya Basta Padova

In questo articolo si parla di:

  • 1/701 NoCeta
  • 2/701 NoTTIP

Dopo un primo ritardo del Ceta per l’opposizione della Vallonia che aveva impedito al Belgio l’approvazione, si è raggiunto un compromesso. La prevista firma per il 27 ottobre durante il vertice Ue-Canada è stata rimandata per concludere l’iter di approvazione da parte dei paesi membri dell’Ue.

I movimenti continuano la mobilitazione preparando la giornata contro il potere delle corporations per il 5 novembre.

A verona l’appuntamento è in Piazza Brà presso il monumento di Vittorio Emanuele II alle ore 10.00


E’ un groviglio a scatole cinesi quello che unisce i trattati internazionali legati da un unico filo: sancire a livello formale la possibilità di superare laci e lacciuli relativi alle sovranità nazionali nelle attività delle corporation e del mercato.

I trattati, sia tra le sponde atlantiche che tra pacifiche, sono lo specchio del tempo nel quale viviamo, quello di un capitalismo finanziario che agisce oltre le vecchie regole che si accompagnavano alla globalizzazione dei mercati.

Le campagne internazionali che si oppongono alle ratifiche dei trattati agiscono in difesa delle ricchezze dei territori, dell’ambiente, della sovranità alimentare, dei servizi sociali, dei diritti nel lavoro.

Per questo in queste settimane dell’ipotetica ratifica del Ceta e della continuazione dei dialoghi per arrivare ad una formulazione light del TTip ci si sta mobilitando fino ad arrivare al 5 novembre "Global Day of Action against corporate power".


DI COSA STIAMO PARLANDO

TPP: Trans Pacific Partnership
Accordo di libero commercio tra 12 Paesi dell’area del Pacifico: Usa, Canada, Messico, Perù, Cile, Australia, Nuova Zelanda, Giappone, Vietnam, Brunei, Malesia e Singapore. il Tpp interessa il 40% della produzione mondiale. Il trattato, promosso da Usa e Giappone, è un tentativo di contrapporsi alla crescita economica della Cina e dell’India

TTIP: Transatlantic Trade and Investment Partnership
Accordo per la liberalizzazione del commercio e degli investimenti tra USA e UE. L’obiettivo del trattato e di uniformare le norme che regolano investimenti, commercio e servizi, allineando al ribasso le garanzie su salute, ambiente, lavoro e qualità del cibo.

CETA: Comprehensive Economic and Trade Agreement

Trattato di libero scambia tra Canada e UE che prevede la soppressione di circa il 98% delle barriere tariffarie e normative. E’ analogo al TTip e le multinazionali interessate all’accordo sono le stesse.

TISA: Trade In Services Agreement
Riguarda la privatizzazione dei servizi e coinvolge 45 Paesi: tutti quelli della UE più Australia, Canada, Cile, Taiwan, Colombia, Costa Rica, UE, Hong Kong (Cina), Islanda, Israele, Giappone, Corea, Liechtenstein, Mauritius, Messico, Nuova Zelanda, Norvegia, Pakistan, Panama, Perù, Svizzera, Turchia e Stati Uniti.
E’ il trattato di cui si parla meno ma è anche il più pericoloso perché privatizzaerà sanità, istruzione e altri servizi pubblici e aprira la concorrenza globale su tutti i servizi che già sono privati (distribuzione, finanza, trasporti ecc).

EPA Economic Partnership Agreement

Accordi di partenariato economico che la Unione Europea cerca di far firmare ai cosiddetti “Paesi ACP” (Africa, Caraibi e Pacifico) e che ha già siglato con alcuni di loro. I Paesi coinvolti sono 79, di cui 39 sono Paesi “in via di sviluppo”. Sono coinvolti 7 regioni, 5 sono africane, 1 dei Caraibi e 1 dell’area del Pacifico.
Gli accordi già conclusi riguardano 49 Paesi per un totale di 900 milioni di persone coinvolte in quattro continenti. L’obiettivo del trattato è quello della totale liberalizzazione di merci servi e investimenti entro il 2020 (fine del principio di “non reciprocità” tra Paesi più ricchi e Paesi più poveri sancito dalla Convenzione di Lomé del 1957).


AGGIORNAMENTI


Il CETA, firmato nel 2014, sta percorrendo la strada per essere completamente sdoganato a fine ottobre. Una forte mobilitazione c’è stata nei mesi scorsi proprio sull’iter. Si voleva addirittura far passare il trattato scavalcando i Parlamenti nazionali, proposta peraltro sostenuta dal Governo italiano.
Ma mentre stiamo scrivendo il rifiuto di una regione del Belgio, la Wallonia, a firmare sta rallentando tutto l’iter. Cosa è successo?
Senza l’unanimità dei capi di stato nel Consiglio Europeo, non è possibile dare luce verde alla Commissione per firmare il trattato in un vertice bilaterale previsto a Bruxelles per il 27 ottobre. Il Belgio, per poter dare il suo appoggio, ha bisogno del benestare dei parlamentini regionali. E qui entra in gioco Paul Magnette, governatore vallone di area socialista fermamente contrario a TTIP e CETA, che ha votato contro. Per alcuni giorni l’iter è stato bloccato, visto che il Belgio non poteva approvare il Ceta. La Vallonia poi ha ceduto. Per cui anche se la firma prevista per il 27 ottobre durante il vertice Ue-Canada è stata rimandata, la ratifica del Ceta sta andando avanti.
A questo ritardo si aggiunge il fatto che la Corte Costituzionale tedesca ha posto delle condizioni: ha annunciato che i Trattati di libero commercio possono entrare in vigore prima della ratifica dei Parlamenti nazionali solo per le competenze dell’Unione europea,

Intanto sul TTIP, nonostante la battuta d’arresto, continuano in maniera formale ed informale i contatti tra UE e Usa per superare le ritrosie ed arrivare ad approvare una prima parte del Trattato.

MOBILITAZIONI NEL NORDEST
Appuntamento il 5 novembre a Verona

LE PERSONE E IL PIANETA PRIMA DEI PROFITTI
STOP TPP - TTIP - CETA - TISA - EPA

Le Grandi Multinazionali del Nord America e dell’Europa con questi trattati vogliono liberalizzare il commercio e gli investimenti, per produrre e distribuire i loro prodotti abbattendo i limiti dettati dalle leggi che in molti paesi proteggono la salute dei cittadini, l’ambiente, il lavoro e le produzioni locali.
Un abbassamento delle tutele che colpirà i settori più deboli già colpiti dalla crisi.

Questo vale per il cibo, la sua produzione, distribuzione e consumo, così come per i farmaci, l’energia e la chimica, per i servizi pubblici e i beni comuni (scuola, sanità, acqua, previdenza e pensioni...).

Tutto ciò a scapito delle produzioni locali, in primis l’agricoltura, che non saranno in grado di sostenere la competizione delle grandi Corporations.

In Europa i lavoratori e movimenti sociali da tempo si sono mobilitati per fermare il TTIP con grandi manifestazioni in tutti i paesi, Italia compresa

Ma se oggi il TTIP (Trattato che liberalizza ulteriormente il commercio tra Europa e Stati Uniti sottoponendo eventuali controversie all’ arbitrato di un tribunale privato) ha subito una battuta d’arresto, per le forti mobilitazioni che ci sono state in entrambe le sponde dell’Atlantico e per l’approssimarsi di importanti scadenze elettorali negli Usa e nella stessa Europa, per il CETA (Accordo tra Canada e UE simile al TTiP) invece si va verso la ratifica.

Durante il recente vertice di Bratislava del 23 settembre infatti, i 28 i ministri economici della UE hanno stabilito l’obiettivo della firma in occasione del vertice euro canadese del 27 ottobre a Bruxelles. Per aggirare l’ostacolo della obbligatoria approvazione dei parlamenti dei 28 paesi dell’Unione, l’accordo verrà approvato ed entrerà in vigore subito, in via provvisoria e parziale, rinviandone alcuni punti controversi (arbitrato-lavoro-sviluppo sostenibile).

In sostanza si creerà una situazione di fatto dalla quale sarà ben difficile tornare indietro qualora qualche Parlamento lo rifiutasse.

Un cavallo di Troia per superare le mura delle resistenze che finora ha incontrato il TTIP

FACCIAMO APPELLO AI LAVORATORI, AI CITTADINI, ALLE FORZE SINDACALI E POLITICHE, AI MOVIMENTI, ALLE ASSOCIAZIONI:

1) PER SOSTENERE LA BATTAGLIA PER BLOCCARE QUESTI ACCORDI;

2) PER UNA DIFFIDA AL GOVERNO ITALIANO CHE ATTRAVERSO LA FIGURA DEL MINISTRO CALENDA SOSTIENE QUESTI ACCORDI E NON VUOLE CHE I PARLAMENTI SIANO CHIAMATI A DECIDERE;

3) DIFFIDIAMO I PARLAMENTARI E LE ISTITUZIONI EUROPEE FAVOREVOLI A QUESTI ACCORDI.

Saremo presenti a tutte le iniziative nazionali ed europee tra le quali la mobilitazione del 20 ottobre a Bruxelles, del 22 a Roma per il NO sociale, del 5 novembre a Verona dove manifesteremo in concomitanza con le dimostrazioni europee contro le multinazionali e i trattati

MOBILITIAMOCI e RIPRENDIAMOCI IL FUTURO


COORDINAMENTO STOP TTIP NORDEST

(per contatti e adesioni coordinamentozeroogm@libero.it)

Vedi anche:
  • Cosa lega il CETA tra Canada e UE, TTIP tra Usa e Ue e TPP nel Pacifico?

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