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Il quinto giorno del seminario al Cideci-Uniterra ha visto un intervento del Sup Galeano che ha voluto sottolineare nuovamente il senso profondo dell’incontro, come spazio di approfondimento per capire, con interventi diversi ma accomuntai dalla voglia di una rucerca vera, cosa sta arrivando, la tormenta che abbiamo davanti, come sviluppo del capitalismo. Non ci sono ricette ma una ricerca comune da iniziare a fare in tant@.
Nella mattinata hanno parlato Juan Wahren, Arturo Anguiano, Paulina Fernández , Marcos Roitman ed ha concluso il Subcomandante Insurgente Moisés.
INTERVENTO DEL SUBCOMANDANTE MOISES DA ENLACE ZAPATISTA
Il pomeriggio si è aperto con l’intervento di Daniel Inclán, Gustavo Esteva, Manuel Rozental, Sergio Tischler, c’è stato poi un intervento scritto del Democratic Modernity Journal, da parte del Kurdish Freedom Movement dal titolo "La modernità democratica di fronte alla modernità capitalista", gli interventi si sono chiusi con John Holloway e il Subcomandante Insurgente Moisés.
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Se siamo milioni. Perchè pochi ci tengono come ci tengono?
Subcomandante Moisés.
San Cristóbal de las Casas, Chiapas. 7 maggio.
“Se siamo milioni. Perchè pochi ci tengono come ci tengono?" ha chiesto il subcomandante Moisés, durante il quinto giorno del Seminario "Pensiero critico di fronte all’idra capitalista". “E’ necesario aiutare il nostro pueblo a promuovere una buona discussione, per vedere vantaggi e svantaggi di ogni idea che c’è e non pensare che la nostra idea sia la migliore”, ha aggiunto lo zapatista.
“Come abbiamo avvisato, questo è un seminario di critica al capitalismo, per vedere quali sono i cambiamenti che bisogna fare. Quelli che studiano non possono distruggere il capitalismo solo con la teoria. Si può essere buoni strateghi ma c’è bisogno del pueblo. Abbiamo bisogno di tutti e due”, ha precisato Moisés.
Da parte sua il subcomandante Galeano, ha sottolineato che l’attuale riunione al Cideci Unitierra, non è una compartizione, non è l’escuelita zapatista. “Abbiamo bisogno di strumenti, concetti teorici, per sapere quello che accadrà, quello che seguirà. Bisogna pensare in maniera critica ed analitica. Sta arrivando la tormenta e c’è l’ordine di avvisarvi", ha detto.
A quelli che intervengono ha detto “venite al seminario e provocate il fatto che la gente pensi”, ha condiviso Galeano. “Dobbiamo capire i cambiamenti, abbiamo bisogno di un microscopio, un largavista, un telescopio, per questo gli interventi sono serviti molto”, ha aggiunto.
Arturo Anguiano nel suo intervento El despojo de lo político y maneras para recobrarlo, ha affermato che la desaparición dei 46 studenti, è una dimostrazione del regime dispotico nel quale viviamo, perchè la politica non è l’espressione della comunità, ma uno spazio di potere, di ambito professionale che esclude quelli dal basso. Per questo ci sono rivolte dal basso, con le quali si possano aprire crepe e collegarle in tutte le parti. “La logica del abajo, degli oppressi, si approfondisce e si delinea contro il regime autoritario”, ha affermato.
Durante il suo intervento Paulina Fernández, ha esposto il contenuto del suo recente libro intitolato: Justicia Autónoma Zapatista. Zona Selva Tzeltal, che parla di una giustizia, altra molto differente, sviluppata nel contesto dell’autonomia e che cerca la riconciliazione, in maniera tale che la giustizia zapatista “è richiesta in maniera maggiore dalla gente non zapatista che la preferisce a quella del governo”.
Con una lettera, lo scrittore Marcos Roitmanha indicato come il pensiero critico, di molti saperi, che vanno controcorrente, lo si persegue, perchè è scomodo per i potenti. Il capitale persegue il pensiero critico, lo censura, questo perchè "senza conoscienza non c’è emancipazione possibile”, ha assicurato. Il capitale ruba il tempo della riflessione, per questo è necessario togliere al capitalismo il controllo del tempo, ha aggiunto Roitman.
Juan Wahren lottatore sociale dell’Argentina, ha sottolineato i concetti del Poder popular, che porta all’autogoverno e all’autonomía libertaria, che permette di connettere differenti lotte.
Il pensiero critico non è quello che dice quanto la parte terribile del mondo, ma quello che cerca la speranza dove sembra che non ce ne sia
San Cristóbal, Chiapas. 7 maggio
“Dovete avere delle resistenze e ribellioni, non copiarle”, ha detto il subcomandante Moisés, presentandosi a parlare per la seconda volta nella giornata di oggi, nel seminario Pensiero critico di fronte all’idra capitalista. Per spiegare l’organizzazione nelle comunità autonome, ha condiviso che : le Bases de Apoyo Zapatistas hanno il diritto ad esprimersi e ad essere ascoltate; sono libere di esprimere la loro opinione, per dire quello che gli piace o non gli va; sono libere di studiare, pensare e presentare nuove proposte, hanno il diritto a decidere quello che pensano e la libertà di sostituire l’autorità che non compia con il regolamento.
Ricordano cosa successe quanto sono morti i generali Zapata e Villa, Moisés ha detto che in questi casi l’arte di lottare si concentrava in una sola persona, per questo pensarono a cosa fare perchè questo non succeda. Una parte per consegnare questa eredità che hanno le comunità e gli aderenti alla Sexta, “è stata l’Escuelita”, ha detto. “Bisogna riscattare, non sotterrare, non dobbiamo essere egoisti, perchè los pueblos sappiano che fare quando non ci saremo”, ha aggiunto Moisés.
“Quando è l’ora di costruire l’autonomía non si danno ordini, si arriva ad accordarsi. Tra tutti ci appoggiamo, per questo siamo muy otros. Proviamo varie cose fino a trovare quella che resta”, ha detto il ribelle chiapaneco. Con la resistenza e la ribellione, hanno risolto le loro necessità di educazione, salute, giustizia, tra le altre. "La resistenza e la ribellione ci aiuta nella pratica a fare quello che vogliamo fare”, ha concluso.
Da parte sua il sociologo John Holloway, ha spiegato che il pensiero critico non è quello che racconta la parte terribile del mondo, ma quello che cerca la speranza dove sembra non ci sia. Per Holloway noi siamo la crisi del capitalismo, “di questa forma di organizzazione sociale, che ha già raggiunto la sua data di caducità”. Il capitalismo dà valore alle attività che portano guadagno al capitale, e se ci dedichiamo a quello che per noi ha senso, come la famiglia, il campo, o semplicemente perchè abbiamo deciso che non vogliamo continuare piegati, il capitalismo sarà in crisi, ha puntualizzato.
L’accademico Gustavo Esteva, ha fatto una cronologia della resistenza a partire dagli anni conquanta e di come per lui sono state sconfitte. Nonostante quello, citando Arundhati Roy ha detto: L’altro mondo non solo è possibile ma già è in cammino, si può sentirlo respirare in un giorno tranquillo. .
Il colombiano Manuel Rosenthal, riprendendo un articolista statinitense, ha detto che “il sistema cerca di fare una guerra che risponda alle necessità di questi tempi”. Il capitale è di fronte ad una eccedenza di popolazione, per questo "cerca di eliminare la gente che è troppa" ha evidenziato "il capitale è in crisi ed attua in forma mafiosa”, ha detto Rosenthal. In questa stessa linea, durante la sua partecipazione Daniel Inclán, ha messo in allerta sopra la distruzione di quello che per il sistema è la "popolazione che è di troppo" e di come si crea la cooptazione delle comunità perchè si scontrino "fomentando il disprezzo l’uno dell’altro”.
Il guatemalteco Sergio Disley, ha commentato sulle sue note zapatiste e di teoria critica, annotazioni sul muro e la crepa. Disley ha affermato che se non pensiamo al concetto, che la crepa è parte del muro, "alle università e allo stato non interessa pensare questo" ha detto.
Dal Kurdistán, il giornale Modernidad democrática, ha inviato una lettera da leggere al seminario, in cui ha espresso il suo ¡Ya basta! alla colonizzazione, al saccheggio, del neoliberismo ed ha affermato la sua solidaretà con il prigioniero poltico kurdo Abdullah Öcalan. “Strappiamo la politica dalle mano degli oppressori" dicono e hanno fatto un appello alla vita di autogestione, democrazia e libertà.