In questo articolo si parla di:
Vi proponiamo una raccolta di comunicati usciti in questa prima settimana di marzo dalle montagne del Sud Est messicano.
"EN EL TABLÓN DE AVISOS", scritto dell’EZLN, firmato dal SupGaleano, che si definisce "Conserje hasta nuevo aviso" contiene, come in una bacheca degli avvisi che riguardano le prossime iniziative proposte dagli zapatisti. Prima a queste si ricordano le vicende di questo ultimo anno: l’Escuelita zapatista, l’aggressione a La Realidad, la mobilitazione dei familiari di Ayotzinapa, il Festival delle Resistenze e Ribellioni al capitalismo, la ricostruzione di quanto era stato distrutto a La Realidad. Non manca certo uno sguardo al Messico, alla dignità della mobilitazione che continua dal basso dei familiari di Ayozinapa che ha squarciato il silenzio e che continua al di là di chi vorrebbe piegarla ai propri interessi. A conclusione il calendario: l’inaugurazione della Scuola-Cinica alla Realidad zapatista a partire dal 5 marzo 2015, anniversario della scomparsa del compagno Luis Villoro Toranzo, l’Omaggio che era stato sospeso al compa Luis Villoro Toranzo ed Omaggio al compa Galeano nel primo anniversario della sua morte il 2 maggio 2015 nel Caracol di Oventik, i momenti di discussione ed approfondimento come l’incontro dal 3 al 9 maggio 2015 a Oventik e poi al CIDECI e il Seminario Mondiale decentralizzato fino alla fine dell’anno, l’Escuelita Zapatista di secondo livello a fine luglio ed il terzo livello tra novembre e dicembre, ed ancora la Festa dei Caracol l’8 e 9 agosto 2015 nei 5 caracol zapatisti.
Ovviamente il comunicato si chiude dicendo che "seguiranno ulteriori informazioni"" ...
GRACIAS1 - GRACIAS II. EL CAPITALISMO DESTRUYE. LOS PUEBLOS CONSTRUYEN - GRACIAS III. LA CONSTRUCCIÓN MÁS CARA DEL MUNDO, racchiudono il report completo dei fondi raccolti per la ricostruzione delle strutture distrutte a La Realidad durante l’aggressione costata la vita al compagno Galeano e i discorsi durante l’inaugurazione della Scuola Autonoma Zapatista “Compagno Galeano” e della Clinica Autonoma 26 Ottobre “Compagno Subcomandante Insorgente Pedro”
La "Carta del EZLN a Doña Emilia Aurora Sosa Marín, compañera del Mayor Insurgente Honorario Félix Serdán Nájera" è una lettera dell’EZLN a firma del Subcomandante Insurgente Moisés e Subcomandante Insurgente Galeano inviata alla moglie, Doña Emilia Aurora Sosa Marín, di Don Félix Serdán Nájera, ufficiale onorario dell’EZLN, scomparso pochi giorni fa. Una carta in cui si dice che: "Lei e lui ci avete mostrato in vita che l’impegno e l’essere coerenti non è cosa di cui menar vanto, che non si misura in palchi, riflettori, grandi discorsi e calendari fatidici.Perché la lotta non è un lampo congiunturale che illumina tutto e d’un tratto scompare. E’ una luce che, seppure piccola, si alimenta tutti i giorni e a tutte le ore. Una luce che non si pretende unica e onnipotente. Una luce che ha come obiettivo l’unirsi ad altre, non per far luce a un monumento, ma per illuminare la strada e non perderci."
ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE
MESSICO
Marzo 2015
Versione originale
Alba nella realtà.
Proprio qui, come al solito: guardare e ascoltare. La fessura nel muro è appena visibile dall’esterno. Dalla parte nostra si espande con la tenacia.
Nelle aule e nelle capanne delle migliaia di famiglie zapatiste che hanno accolto, ospitato, nutrito e si sono prese cura di otroas, uomini, donne e bambini dei 5 continenti, ancora riecheggiano le valutazioni espresse dai maestr@ e votanes dopo che ve ne siete andati.
Alcune valutazioni sono state dure, è vero, ma probabilmente non importano a chi sosteneva di essere stato toccato dall’esperienza e poi ha proseguito con la sua vita come se nulla fosse, evitando di guardarsi allo specchio o modificando lo sguardo a proprio capriccio. Nonostante questo, secondo quello che ho sentito, ci sono stati alcuni, pochi, che sono stati valutati “abbastanza bene.”
“Abbastanza bene”, è come le/i compagni definiscono qualcosa che va bene ma senza esagerare. “Come stai? Abbastanza bene”, così ci salutiamo.
Intanto il tempo procede, proprio come noi, senza clamore, così, come le ombre…
Ed il compa Galeano, che illuminava con le sue parole queste aule, case, scuole, ora cadute e silenziose, assassinato.
Poi è arrivato l’abbraccio collettivo e sincero dei nostri compagni della Sexta.
I colori distinti e differenti che ci hanno aiutato a dipingere la morte in un altro modo, la notte frizzante, la pioggia che scende, mentre un gatto-cane ulula-miagola invitando la luce ad alleviare l’ombra.
E noi, a prenderci gioco della morte, ad ingannarla con carte segnate, con nomi.
Qui, la morte perde. Come centinaia di anni fa, come sempre.
No, non come sempre. Ora col compa fatto numero 6, unendosi contro la fottuta morte.
Ed il 6, travolgente nella sua ostinazione senza precedenti: non siete soli, basta, non più, mai più.
E poi, tornare a costruire quanto è stato distrutto.
E poi arrivano i popoli maestri, originari, e ci nutrono con le loro parole, le loro sofferenze, le loro ribellioni, le loro resistenze.
Nel nord la tribù yaqui è di nuovo aggredita e la dignità imprigionata, come se dietro le sbarre si potesse rinchiudere la terra.
Ed il sistema, il fottuto sistema capitalista che dipinge di orrore la storia. Come fa sempre.
Ma abbiamo imparato presto che “Ayotzinapa” non vuol dire solo terrore, e che l’ingiustizia ha molti nomi in molti tempi in tutte le geografie.
“Ayotzinapa” significa anche la dignità più semplice, cioè, la più potente. I famigliari dei 46 che rifiutano di bersi le menzogne, rifiutano le tangenti, resistono all’oblio che, minaccioso, morde ad ogni giro di calendario.
La dignità che fa girare la ruota della nostra storia. Quella che non merita biografie, studi, riconoscimenti, omaggi, musei. La dignità del basso, così anacronistica per chi sta sopra. Così incomprensibile. Così persistente. Tanto minacciata.
E guardandoli, ci guardiamo. Ed ascoltandoli, ci ascoltiamo. E sono sincere le parole delle nostre cape e capi quando li hanno abbracciati dicendo “il vostro dolore è il nostro dolore, è nostra anche la vostra degna rabbia”.
E quando la resistenza e la ribellione sono convocate in calendario e geografia, noi siamo appena dietro di loro, senza clamore, facendo in modo che siano le famiglie a salire sul palco, che alimentino altri cuori con il loro dolore, che i loro cuori crescano ascoltando altre parole. Siamo appena dietro di loro, sì, con un quaderno ed una penna. A guardare, ascoltare, conoscere, ammirare.
E là sopra le gare del “marciadromo“, la disputa per il palco, le reti sociali, i vetri rotti, le buone e le cattive maniere, la mobilitazione trasformata in una pagina di costume; e qui sotto il silenzioso ponte di sguardi.
Là sopra a fare calcoli di quanto si può vincere con il movimento; e qui sotto a chiedere “dov’è la verità?”, “a quando la giustizia?”.
Là sopra la presunta radicalità che promette di guidare la nuova R-I-V-O-L-U-Z-I-O-N-E (che in realtà è molto vecchia), che programma attività alle quali non parteciperà (l’assalto al palazzo d’inverno non si fa in periodo di vacanza) ed i famigliari soli, assiderati di freddo e di rabbia.
E sotto una mano anonima che lascia qualcosa per il freddo, la pioggia, la rabbia. Un caffè caldo, pane per placare lo stomaco, un telo di plastica per la pioggia, qualcosa per i piedi bagnati. Ed un sussurro che dice “quando tutti se ne andranno, non resterà nessuno”.
Là fuori e sopra le coscienze belle denunciano il cattivo comportamento. Le prefetture disciplinari installate nei media e reti sociali. La polizia senza uniforme ma con tribuna e seguaci (si dice “followers”).
Là sopra il Potere con i suoi usi e costumi: le penne mercenarie, le calunnie, le bugie, l’assoggettamento mediatico e giudiziario. La morte moltiplicata: si ammazza la vita, si ammazza la memoria, si ammazza la verità, si ammazza la giustizia: “la colpa è dei padri che li hanno fatti studiare invece di mandarli a lavorare”.
Là sopra i modi della moda attuale: le elezioni, le candidature, le “opzioni”. E il denominatore comune: il profondo disprezzo per la ragione, la gente, la storia, la realtà.
Là sopra sanno di non sapere quello che bisogna sapere: che la catastrofe avanza. Ma credono che se non la nominano, sparirà. Parlano del tempo, della macchina mediatica, degli aggiustamenti interni, della stagione elettorale, della registrazione, del credito, degli investimenti stranieri, della Spagna, della Grecia. Tutto si sistemerà, non vi preoccupate. Inoltre, se rivelassero la tempesta, rivelerebbero anche la loro responsabilità… e la loro inutilità.
Ma, no.
In una lettera al fratello riluttante, qualcuno si lascia scappare: “qui pensiamo che tutto peggiorerà per tutti e dappertutto”.
Mentre qui in basso, nella realtà si conosce la verità. Non c’è giustizia.
Con attenzione, in modo da non spezzare la memoria, ad un lato si sistema quanto è stato distrutto. Non per dimenticare, ma per costruirci sopra un altro edificio. “Un altro migliore” dicono qui.
L’andare e venire di persone e materiali, la pioggia ed il sole, il freddo ed il caldo, la fame, la stanchezza, la malattia.
E poi il putiferio quando arriva l’annuncio “copritevi che scattiamo qualche foto affinché là fuori sappiano che qui siamo di parola”.
E quello che non aveva né paliacate né passamontagna che si mette in testa la t-shirt con solo uno spiraglio per gli occhi. E qualcuno che scherza: “porca puttana, perfino qui ci sono gli infiltrati”.
E ridono. Ma non si vede che ridono. Li sento ridere, ma la foto non ha l’audio e si vede solo che hanno il volto coperto, la pala, il martello, la sega, la carriola, il miscelatore, e dietro lo scheletro di una casa o di una balena, vai a sapere.
Più tardi l’edificio ha già i suoi buchi, ma non è molto chiaro e qualcuno deve spiegare “questo buco è una porta, questo sarà una finestra”.
Ma quello per cui davvero si soffre e si suda sono i conti. “Perché l’informazione deve essere precisa, che non si pensi che i soldi vadano in alcool e stronzate”. E i conti non tornano, così bisogna rifarli e far quadrare le entrate e le uscite e poi quello che resta.
Ed i contras della fottuta CIOAC-Storica e Assassina che mandano le loro spie. Ma la delusione: “non si stancano” dicono; “hanno già tirato su le pareti”, ripetono; “stanno già facendo il secondo piano”, si scandalizzano; “Non si fermano”, dicono rassegnati.
E poi vedo che non è più lo scheletro di una casa né di una balena. Si vedono chiaramente i suoi occhi, le sue bocche, le sue porte, le sue finestre.
E poi dipingono i murales. Qualcuno dice “sarebbe bello se i cavalli fossero così”. E ridono. Perfino la Selena ride, che tra poco si sposerà.
Mi avvicino per vedere che cos’è tutto questo chiasso. Stanno fissando una data per l’inaugurazione. Si fanno seri perché il lavoro non sarà concluso nella data di cui si è discusso. E poi ridono ancora.
Poi, come al solito, piove mentre si balla, dopo l’inaugurazione. E nonostante il fango continuano a ballare. Perché alla Realidad non si fa festa perché c’è una scuola ed una clinica, ma perché ci sono compagni nella realtà. Il ballo è il motivo per cui il terreno è pianeggiante.
Da un’altra parte c’è una riunione.
Ed ho sentito chiaramente cosa hanno detto le capi ed i capi: “siamo d’accordo”.
E chiamano il concierge, che sono io. E mi chiedono il resoconto di quanto visto e sentito.
Io dico: “beh, non sempre si riesce a sentire tutto o vedere tutto bene, dipende”. Silenzio. Sanno che questa non è ancora la risposta, questo è il nostro modi di esprimerci, ci giriamo intorno fino a che arriviamo al punto.
Quindi, gira che ti rigira, lo dico. Non molto, non poco. Il necessario.
Ascoltano in silenzio. Poi parlano. Uno dice: “questo è davvero quello che vediamo da dove vengo”. “Lo stesso qui”, dice un’altra. Altri assentono. Altre parole.
In realtà non hanno chiesto per sapere, ma per confermare.
Uscendo, qualcuno mi ferma e mi dice: “questo è quello che succede da 500 anni. Ma quello che dobbiamo imparare è la fottuta algebra”.
La riunione prosegue.
Io al freddo. A lanciare moccoli, ma facendo attenzione a non farmi sentire. Soprattutto dal gatto-cane. Quando mi accorgo che è lì, è troppo tardi. Ma la storia che mi racconta dovrà aspettare, perché ora la direzione sta mettendo calendari e geografie nella sue parole.
E’ l’alba quando arriva il SubMoy che mi consegna un foglio.
“Tutto in una volta?”, chiedo.
“Sì”, dice, ed aggiunge: “e scrivi che poi seguiranno altre informazioni. Questo perché chi è coinvolto cominci a farsi un’idea”.
Poi mi dà dei pennelli. Sto per chiedergli, terrorizzato, se è con questi che devo spazzare, quando mi dice: “sono per la crepa nel muro”.
Dopo un attimo chiedo “e la pittura?”.
“Oh“, dice il SupMoy già sull’uscio della capanna, “la vernice la porteranno i visitatori”.
Quindi sono andato alla bacheca degli avvisi ed ho scritto tutto d’un fiato. Ecco fatto.
(…)
Oh! Voi non potete vedere la nostra bacheca. Ok, ok, ok, eccola qui. Dice:
AVVISO ALLA SEXTA.., va bene, ok, ok, ok, A TUTT@:
Appuntatelo sui vostri calendari e guardatelo nelle vostre geografie:
– Parole varie sul pensiero critico, iniziando con la relazione sulla conclusione e inaugurazione della Scuola-Cinica alla Realidad zapatista. Data: a partire dal 5 marzo 2015, anniversario della scomparsa del compagno Luis Villoro Toranzo. Luogo: ovunque siate.
– Omaggio che era stato sospeso al compa Luis Villoro Toranzo ed Omaggio al compa Galeano nel primo anniversario della sua morte. Data: 2 maggio 2015. Luogo: Caracol di Oventik. Invitati speciali: famigliari di don Luis Villoro Toranzo, famigliari Degli assenti di Ayotzinapa, e la Sexta.
– Inizio del Seminario “Il Pensiero Critico di fronte all’Idra Capitalista”. Data: dal 3 al 9 maggio 2015. Luogo: inizio nel Caracol di Oventik e proseguimento al CIDECI di San Cristóbal de las Casas, Chiapas. Participano: famigliari Degli assenti di Ayotzinapa, teste pensanti critiche nazionali e internazionali, e l’EZLN. Invitata speciale: la Sexta.
– Da Luglio a Dicembre 2015. Seminario Mondiale decentralizzato, diverso, simultaneo, selettivo, di massa, eccetera: “Il Pensiero Critico di fronte all’Idra Capitalista”. Luogo: Pianeta Terra. Partecipano: La Sexta ed altr@.
– Escuelita Secondo Livello (solo per chi ha passato il primo grado). Data: 31 luglio, 1 e 2 agosto 2015. Luogo: sarà definito in seguito. Partecipanti: solo chi riceverà l’invito al secondo livello e superi l’esame di ammissione. Seguiranno ulteriori informazioni.
– Festa dei Caracol: Data: 8 e 9 agosto 2015. Luogo: i 5 caracol zapatisti.
– Escuelita Terzo Livello (solo per chi ha passato il secondo grado). Data: Novembre-Dicembre 2015. Date: da precisare. Luogo: da precisare.
Ecco qua. E come diciamo da queste parti: “seguiranno ulteriori informazioni”.
Da questa parte della crepa nel muro della scuola.
SupGaleano
Concierge fino a nuovo ordine.
Messico, marzo 2015
SEZIONE “DEL QUADERNO DI APPUNTI DEL GATTO-CANE”:
– Ha ragione il sicario patentato, Mario Fabio Beltrones Rivera, quando dice che (la candidatura di) “Carmen Salinas non impoverisce la classe politica”. Vero, la sintetizza meglio di qualsiasi altra analisi: Carmen Salinas è la rappresentazione vivente dello stile di tutta la classe politica messicana.
– Le differenze tra le proposte dei diversi partiti politici equivalgono a quelle che ci sono tra la pomata di grasso di tigre e l’aromaterapia. Sono ugualmente inutili, ma una è progressista e dà maggior prestigio intellettuale. Perfino nell’esoterismo esistono le classi, mio caro.
(continua…)
Testo originale
(Traduzione “Maribel” – Bergamo)
GRACIAS I.
Versione originale
Il giorno domenica 1 marzo 2015, dopo più di sei mesi di lavoro, è stata consegnato alle basi d’appoggio zapatiste de La Realidad l’edificio che ospita una clinica di salute e una scuola. La costruzione è stata possibile grazie all’appoggio solidale di persone e collettivi di tutto il mondo. Qui vi consegniamo i conti, le parole che si sono espresse in tale occasione e alcune foto di quel giorno.
I conti chiari e il pozol denso:
– La costruzione è iniziata il 31 luglio 2014. E’ stata portata a termine alla fine di febbraio 2015.
⁃ – Giornate di lavoro: approssimativamente 2015 compa/día-trabajo
Nota de Los Tercios Compas: compa/día-trabajo, CDT in sigla. CDT è un’unità di misura zapatista che potrebbe essere equivalente al Tempo di Lavoro Socialmente Necessario TLSN, ma, oltre al fatto che non si esprime in ore, il CDT non è un’unità di misura di valore. Il CDT è un riferimento per comparare l’individuale e il collettivo (a un individuo sarebbero stati necessari quasi 7 anni per fare quanto a un collettivo ha richiesto 7 mesi), e per contrapporre ciò che si fa in basso a sinistra, con quel che si fa là sopra e a destra (un governo di sopra ci avrebbe messo 14 anni e lo avrebbe lasciato incompleto). Per esempio: con miliardi di grana come preventivo, il governo statale del Chiapas non può terminare di costruire ospedali a Reforma, Yajalón y Tuxtla Gutiérrez. Quello di Tuxtla Gutiérrez è uno degli abbondanti esempi sulla corruzione del “sinistrorso-pierredista-amloista” Juan Sabines Guerrero (che, come ha confessato il suo predecessore Pablo Salazar Mendiguchía, ha messo insieme e finanziato in Chiapas il gruppo paramilitare conosciuto come CIOAC-H; l’ariano Velasco prosegue la sua stessa politica). Nel 2012, per “inaugurare” l’ospedale di Tuxtla spostarono équipes di altri ospedali. Dopo che lo psicopatico Calderón e il criminale Sabines tagliarono la lista, smantellarono tutto. Ora è un enorme guscio vuoto (informazioni da “Chiapas Paralelo” chiapasparalelo.com e “Diario Contra Poder” diariocontrapoderenchiapas.com). L’ariano Velasco occulta la gigantesca frode del suo padrino e ne segue i passi. Intanto, la grana di sopra se ne va in propaganda mediatica, in festini, decorazioni, maquillage e in saloni di bellezza, oltre, ovviamente, per perseguire quel po’ di stampa indipendente a pagamento che resta nello stato, e per comprare silenzi nelle reti sociali. Una cosa è, con tanto di viveri del caso, tirarsi dietro la gente per magnificare il fattore ariano; ben altra è organizzarsi per costruire ciò di cui ha bisogno il popolo. Altre informazioni sul concetto di TLSN, nel Capitale, libro primo, sezione prima, capitolo 1; non ricordiamo l’autore ma era ebreo, quindi procedere con cautela. Altre informazioni sul non-concetto CDT, più avanti. Fine della nota di Los Tercios Compas, media non libero, non autonomo, non alternativo, non indipendente, ma compagno. Approvazione ancora in corso perché nella Giunta di Buon Governo ci hanno detto: “altre informazioni, dopo” (‘mah, non glielo dico?).
⁃ – Conti della Grana:
⁃ Totale del sostegno monetario ricevuto: $1,191,571.26 (un milione centonovantunomila cinquecentosessantuno pesos e 26 centesimi, valuta nazionale).
⁃
⁃ Totale delle spese monetarie per la costruzione: $370,403.84 (trecentosettantamila quattrocentotre pesos e 84 centesimi, valuta nazionale).
⁃ Totale delle spese monetarie in materiali per la messa a punto della scuola e della clinica autonoma: $102,457.42 (centoduemila quattrocentocinquantasette pesos e 42 centesimi, valuta nazionale).
⁃ Totale monetario rimanente: $718,710.00 (settecentodiciottomila settecentodieci pesos, valuta nazionale).
⁃ Di tale rimanente, i villaggi zapatisti di La Realidad propongono di usarli per il lavoro collettivo secondo quanto segue:
Per la compravendita di bestiame: $200,000.00 (Duecentomila pesos, valuta nazionale).
Per la compravendita di caffè e mais: $100,000.00 (Centomila pesos, valuta nazionale).
Per l’acquisto di un veicolo da 3 tonnellate per le necessità della comunità: $200,000.00 (Duecentomila pesos, valuta nazionale).
Per il supporto di negozio, mensa, panetteria di lavoro collettivo delle compagne: $100,000.00 (Centomila pesos, valuta nazionale).
Per il fondo di resistenza zapatista: $118,710.00 (Centodiciottomila settecentodieci pesos, valuta nazionale).
Totale del rimanente più le spese: $1,191,571.26 (un milione centonovantunomila cinquecentosettanta pesos e 26 centesimi, valuta nazionale).
Così resta chiarito e si chiude il conto di quanto ricevuto e resta solo da continuare a lottare.
Parole del compagno Jorge, base d’appoggio dell’EZLN. A La Realidad Zapatista, all’inaugurazione della Scuola Autonoma Zapatista “Compagno Galeano” e della Clinica Autonoma 26 Ottobre “Compagno Subcomandante Insorgente Pedro”, il giorno 1 marzo 2015.
Buongiorno, compagni e compagne.
Voglio dirvi alcune parole io, come compagno responsabile di questo villaggio.
Che il governo capitalista vuole distruggere la nostra autonomia e farla finita con l’EZLN, ma lo sappiamo bene che questo non gli riuscirà mai, perché ciò che ci ha distrutto il malgoverno lo costruisce la nostra autonomia.
E continueremo a esercitare ancor di più la nostra autonomia e la nostra resistenza come EZLN, perché sappiamo bene che coloro che non resistono sono coloro che sono ingannati dal malgoverno e sono pagati per distruggere, ma con le loro cattive idee non ottengono nulla. Peccato che ci sia gente che si presta e si lascia usare dal malgoverno, e che non si rende conto di come siano circuiti e ingannati, accontentandosi delle briciole.
E tutto questo che sto dicendo non è menzogna perché ciò che hanno distrutto è già stato ricostruito molto meglio di prima, perché il malgoverno veda che noi come zapatisti costruiamo ciò che ci distrugge.
E tutto quanto successo il 2 maggio, non è più un fatto solo nostro, ma della Sexta nazionale e internazionale e nel mondo. Perciò noi, come EZLN, siamo qui con i compagni responsabili di questa zona a ricevere la nostra nuova scuola e clinica, perché quanto accaduto è indimenticabile: il nostro compagno Galeano.
Ringraziamo anche i compagni della Sexta nazionale, internazionale, quelli che ci hanno fornito il loro appoggio per la costruzione della nostra nuova scuola e clinica qui in questo villaggio zapatista, La Realidad, principalmente ai compagni di Francia, Italia (incomprensibile) e altri compagni ancora che hanno dato il loro sostegno.
Di tutto questo, di quanto accaduto il 2 maggio, il governo non ha fatto giustizia, perché sappiamo che è un governo corrotto e assassino.
Voglio dire anche che più in là continueremo con l’altro omaggio che sarà da un’altra parte, il 2 maggio, perché il nostro compagno Galeano non sarà mai dimenticato perché ha lottato per il popolo e ha fatto il suo dovere come zapatista.
Grazie, compagni.
Parole del Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno dell’EZLN per voce del Comandante Tacho.
Buongiorno, compagni. Buongiorno a tutti.
A nome del Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno di questa zona e delle altre zone che ci hanno accompagnato nell’omaggio al nostro compagno, mi permetto di indirizzarvi alcune parole, a nome di tutti i compagni basi d’appoggio, miliziani, insurgentas, insorgenti, del Comando Generale e di tutto l’EZLN.
Con permesso, compagni.
Compagni e compagne della Sexta in Messico e della Sexta internazionale nel mondo:
Fratelli e sorelle:
Oggi 1 marzo 2015, le basi d’appoggio del nostro Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale di questa zona Selva Fronteriza, sono testimoni che la scuola autonoma e la casa di salute dei nostri compagni basi d’appoggio in resistenza del villaggio di Nuova Victoria, conosciuto come La Realidad, Chiapas, Messico, ne hanno terminato o abbiamo terminato la costruzione, che fu distrutta per ordine dei tre livelli di malgoverno. Si tratta dei capi paramilitari Manuel Velasco e criminale capo supremo Peña Nieto e chi ha organizzato la distruzione della scuola autonoma e della casa di salute dei nostri compagni e compagne, così come il crudele e codardo omicidio del nostro indimenticabile compagno Galeano, maestro di zona dell’Escuelita per la libertà secondo gli zapatisti, il passato 2 maggio 2014.
Il piano dei malgoverni è distruggere ogni giorno l’autonomia dei nostri villaggi zapatisti in resistenza, dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale. La decomposizione moribonda di questo malsistema capitalista neoliberista ha organizzzato metodi di provocazione controinsurrezionale per promuovere scontri tra villaggi e comunità zapatiste, giustificando così un intervento militare. Questo ci è risultato chiaro: sono tutti atti di provocazione da parte di gruppi paramilitari pagati e addestrati da questi malgoverni per distruggere la resistenza dei nostri villaggi.
Perciò oggi, 1 marzo 2015, ringraziamo i compagni e le compagne della Sexta in Messico e della Sexta internazionale nel mondo, e tutte le persone nobili e buone che hanno solidarizzato con la nostra lotta. La nostra zona Selva Fronteriza, del caracol Madre de los caracoles, mar de nuestros sueños, vi ringrazia. Attraverso il vostro sostegno economico e solidale è stata costruita la scuola autonoma e la casa di salute, ragion per cui siamo molto contenti che insieme abbiamo costruito ciò che i malgovernanti si dedicano a distruggere.
Tutto questo è un fatto reale, ed è una dimostrazione in più che coordinati e organizzati possiamo cambiare la vita, costruendo dal basso a sinistra cose nuove per il bene del popolo e per il popolo. E’ per questo che oggi tutti e tutte diamo per ricevuto in questa zona Selva Fronteriza il vostro grande appoggio e la vostra solidarietà per la costruzione della scuola autonoma che porta per nome Escuela Autónoma Compañero Galeano, e la casa di salute che porta il nome Clínica Autónoma 26 de octubre “Compañero Subcomandante Insurgente Pedro”.
Grazie, compagni e compagne della Sexta in Messico.
Grazie, compagni e compagne della Sexta Internazionale nel mondo.
Grazie alle organizzazioni solidali che hanno dato il loro appoggio economico.
Grazie alle persone nobili e buone per il loro sostegno e la loro solidarietà.
Grazie a tutti e a tutte.
La Realidad, Chiapas, Messico. Caracol I “Madre de los caracoles. Mar de nuestros sueños”. 1° marzo 2015.
Molte grazie.
FOTO, CIARLE, CRAMPI E RIFERIMENTI NON SCIENTIFICI a cura de Los Tercios Compas.
SEZIONE ” DAL QUADERNO DI APPUNTI DEL GATTO-CANE”:
Magari, non so, è una supposizione, sarebbe più utile che cercaste di convincere i milioni che vanno a votare, che lo facciano per voi. Invece di attaccare chi o non voterà o annullerà il voto o quel che sia. Perché risponendo allo scetticismo con argomenti tipo “peñabots“* (*dal cognome del presidente messicano e dal suffisso di robot: spammer che si dedicano a rendere di tendenza gli argomenti a lui favorevoli nelle reti sociali, usando molteplici utenze… ovvero robottini al suo servizio, N.d.T.), “va’ a farti la tua torta e la tua Frutsi“, “non votare è votare per il pri” e consimili, oltre al fatto che sono gli stessi argomenti usati da quelli del PAN e del PRD, e poi, insomma, come dirvi? mh… ok, il più dolcemente possibile: il livello di argomentazione è spia del livello di intelligenza e proprietà di linguaggio. O non sarà che state gia vedendo che non ce la farete e cercate già chi incolpare? Andiamo! Animo! Ci sono già condizioni, registro, ambiente, mezzi, leader, struttura, tribune, candidato per il 2018, il 2024, il 2030, e così via! Oh, oh, mancano idee? Immaginazione? Vergogna? Una politica di alleanze intelligente? Nessun problema, “Quod natura non dat, INE non præstat” (dal latino “quel che la natura non dà, l’INE* (*Istituto Nazionale Elettorale del Messico, N.d.T.) non lo concede”). Ma andiamo, resta sempre l’opzione di fare un altro parti… oh, oh, lì sta alzando la mano il cittadino Card__!
⁃ – Pst, pst. Aveste messo Deepak Chopra* (*saggista new-age indiano, N.d.T.) in un plurinominale o nella conduzione strategica di scienza e cultura nel partito! Vi avrebbe sorpreso la quantità di persone di cultura che avrebbe lasciato da parte il suo scetticismo e sarebbe andata a votare. Mh… Sebbene, è ovvio, stavolta contro.
⁃
⁃ – Ragioni per NON prendere twitter come fonte di conoscenza: leggendo sul tema su twitter si giunge alla conclusione: islamofobia = avversione per le isole.* (*gioco di parole tra Islam e “isla”, isola, N.d.T.).
(continua…)
Traduzione a cura dell’Associazione Ya Basta! Milano
GRACIAS II
CAPITALISMO DISTRUGGE. I POPOLI COSTRUISCONO.
Subcomandante Insurgente Moisés
Versione originale
Parole della Comandancia Generale dell’EZLN, per voce del Subcomandante Insurgente Moisés, a La Realidad Zapatista. Consegna della Scuola Autonoma Zapatista “Compañero Galeano” e della Clinica Autonoma 26 de Octubre “Compañero Subcomandante Insurgente Pedro“, alle basi di appoggio zapatiste il 1° marzo 2015.
Buongiorno a tutti, compagni e compagne di questa zona, di questo Caracol della Realidad, zona Selva di Confine.
Oggi siamo qui con voi, compagni, compagne di questa zona, per fare una consegna nelle mani dei compagni e compagne basi di appoggio di questa comunità zapatista La Reaidad, Nueva Victoria, nome di battaglia dato dall’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.
Compagni e compagne, dobbiamo dire che ognuno di noi zapatisti ancora soffre, ma non solo gli zapatisti del Messico, ma del mondo intero, perché manca il compagno il cui nome è stato dato a questa opera: il compagno Galeano.
Questa costruzione è il frutto del lavoro, dell’impegno e dell’organizzazione dei compagni e compagne della Sexta internazionale e della Sexta nazionale. Questa è la dimostrazione di quello che siamo noi zapatisti del Messico e del mondo.
Quello che siamo realmente, quello che pensiamo, vogliamo, è la vita e non che ci uccidano.
Ma il sistema capitalista distrugge sistematicamente quello che il popolo costruisce. Ma il popolo non smette di costruire, perché è la sua vita. Il sistema distrugge perché sa che un giorno il sistema stesso sarà distrutto, perché è un sistema di sfruttamento, di umiliazione. Non è vita quella che costruisce il capitalismo, a noi poveri non lascia niente, oltre a quello che costruiamo noi stessi, popoli, uomini e donne che lottiamo, nessuno altro.
Lo diciamo qui, sul luogo della costruzione, quello che siamo, nel villaggio del compagno Galeano, maestro della Scuola zapatista, sergente nella lotta, miliziano nell’organizzazione, autorità nella vita, per noi un esempio.
Il capitalismo vuole distruggere questo esempio e noi non lo permetteremo.
Vogliamo dire chiaro qua, di fronte a questa gente, a quelli che non stanno con noi: noi non siamo contro di loro. Vogliamo rispetto, loro lo sanno. Abbiamo detto: se ci rispettano anche noi li rispettiamo, non vogliamo ammazzare povera gente. Ma se loro cedono, sappiano che stanno al fianco del criminale, dello sfruttatore, dell’assassino, che è il capitalismo.
Diciamo chiaramente alla gente che non è d’accordo con noi: a noi non fa niente se non sono d’accordo con noi, perché un giorno questo sarà per loro, forse ora non lo vedono perché molti hanno cinquanta o sessanta anni, ma il frutto di quello che noi stiamo costruendo lo vedranno i loro figli e le loro figlie.
Lo diciamo con tutto il cuore e sinceramente: lottiamo per il popolo del Messico, e forse siamo un esempio per il mondo. Vogliamo che sia chiaro che quello che vogliamo è la vita. L’abbiamo già detto riguardo ai soldati, per esempio, i poliziotti, stiamo lottando anche per loro, perché sappiamo che sono povera gente, per povertà vendono il loro corpo, la loro vita, la loro anima, il loro sangue, le loro ossa, la loro carne; si vendono ed il capitalismo li compra per difendersi. Non vediamo mai un ricco, il figlio di un ricco che va a fare il soldato, che viene qui e ci affronta, certo, ci sono anche i figli dei ricchi ma sono generali che sfruttano i propri soldati.
Lo sappiamo, è questo il trucco del ricco con noi povera gente del Messico, ci comprano con dei regali affinché crediamo che il governo è buono. Non è mai buono il malgoverno del sistema capitalista, non è mai buono, mai e poi mai i ricchi sono buoni. Un semplice esempio, se perfino tra noi stessi, familiari, fratelli, sorelle, o zii, zie, a volte litighiamo pur essendo figli degli stessi papà e mamma, come possiamo credere a quello che dicono i ricchi, come possiamo credere che sono buoni, non li conosciamo. Per esempio adesso con le elezioni, cosa sappiamo dei candidati?
Vogliamo che sia chiaro: non abbiamo niente contro i nostri fratelli, quelli che vogliono essere nostri fratelli di lotta. Se vogliono bene, altrimenti, non c’è problema. Ma come diciamo che non c’è problema, così diciamo che non ci creino problemi. Chi la fa, l’aspetti. E vale anche per noi zapatisti, se noi provochiamo, dobbiamo aspettarcela. Per questo diciamo chiaramente: noi non provochiamo, perché non abbiamo niente contro quelli, quelle, che non vogliono lottare con noi.
Ci dispiace e ci rattrista perché sono ingannati, sfruttati, umiliati. Non insegnano niente ai loro figli e figlie per il loro futuro. A noi zapatisti importano i nostri figli e le nostre figlie, vogliamo mostrare loro la strada dove non ci sia più lo sfruttamento, l’umiliazione, dove noi possiamo governarci da soli.
Dunque, compagni, compagne, la costruzione che stiamo inaugurando è il frutto, è il risultato di quello che siamo per i nostri compagni e compagne della Sexta, ma perfino per altri fratelli e sorelle del Messico e del mondo che ancora non sono entrati nella lotta della Sexta, ciò a cui convoca la nostra Sesta Dichiarazione, ma che ci stanno appoggiando col cuore.
Forse, sul cammino, se ne accorgeranno e verranno con noi a lottare, ma è qui la parte dell’impegno, della lotta, dell’organizzazione di quei fratelli e sorelle, del Messico e del mondo che non sono della Sexta.
Ma la maggior parte dell’impegno, del sacrificio e dell’organizzazione è dei compagni della Sexta nazionale ed internazionale.
Qui stiamo dimostrando che quando il popolo si organizza non è necessario il sistema capitalista, non è necessario un sistema dominante, che umilia. Qui l’esempio è nei fatti. Il capitalismo, il malgoverno di questo paese, ha ordinato di distruggere la scuola autonoma dei compagni basi di appoggio. Distruggetela, è molto facile da buttare giù, distruggete anche la clinica, …..(incomprensibile).
E questo è il risultato, il risultato dell’impegno e dell’organizzazione dei nostri compagni e compagne della Sexta nazionale ed internazionale, ed è molto meglio quello che ha costruito la povera gente del Messico e del mondo.
Allora che sia chiaro, questa è la dimostrazione che ai nostri compagni e compagne della Sexta nazionale ed internazionale importa la lotta per la vita.
Quello che ci fa male è che questa costruzione è costata molto cara perché la vita del nostro compagno maestro, il compagno Galeano, non vale questo edificio. La vita del nostro compagno non ha prezzo. Ma, purtroppo, il malgoverno, i tre livelli di malgoverno e la gente che si vende e che non pensa ai propri figli, hanno fatto quello che hanno fatto al nostro compagno Galeano.
Quello che vogliamo dire qui, perché arrivi in tutto il mondo, vogliamo dire ai nostri compagni e compagne della Sexta internazionale e della Sexta nazionale: non organizziamoci, non facciamo una cosa quando un compagno o una compagna sono ormai morti.
Dobbiamo organizzarci senza aspettare quello che può succedere. Dimostriamo che il sistema capitalista, i malgoverni non servono.
Costruiamo quello di cui c’è bisogno anche se non ci sono morti, perché noi non vogliamo che ci siano, ma è quello che vuole il fottuto sistema capitalista.
E vogliamo dire ancora una volta che noi non proviamo odio per la povera gente, quello che non vogliamo è lo sfruttamento.
Vogliamo dire che bisogna aiutare altri compagni e compagne, non solo nelle zone zapatiste, ma dobbiamo aiutare anche altri compagni.
E’ così che dimostriamo che non solo siamo organizzati, ma che l’organizzazione si dimostra facendo coi fatti quello che diciamo.
Vorremmo dirvi molte altre cose, compagni, ma nei prossimi giorni lavoreremo qui con voi. Adesso siamo qua per consegnare ai compagni basi di appoggio dell’Esercito Zapatista questa costruzione, l’edificio che ci hanno permesso di costruire i nostri compagni e compagne della Sexta.
Questo edificio è del popolo. Il popolo deve pensare, decidere come usarlo, perché sarà d’esempio per altri compagni e compagne.
Quello che è difficile, e che non mi entra in testa, è che dovrebbe essere qui presente il compagno Galeano.
Non è più con noi e sappiamo di chi è la colpa, e la domanda che facciamo a chi ha fatto quel che ha fatto (a quelli che hanno fatto quel che hanno fatto al compagno Galeano), quanti milioni di pesos doveva alle persone che l’hanno assassinato? Che cosa ha rubato loro il compagno Galeano perché gli facessero quello che hanno fatto? Queste domande non hanno risposta. Non c’è risposta perché in realtà non ha rubato nulla. Il compagno non ha mai rubato e non doveva loro niente. Al contrario, loro devono a noi.
Per questo noi non abbiamo niente contro. Se ci vogliono rispettare che ci rispettino, ma anche noi zapatisti dobbiamo rispettare, così si vede chi è che comincia.
Perché noi zapatisti dobbiamo pensare a quei bambini e bambine, e per questo vogliamo dire loro per lo meno che pensino ai loro bambini. Loro sanno cos’è successo nel 1994. Qualunque cosa decida il malgoverno, l’esercito esegue, loro lo sanno, non valgono niente quelle credenziali che dicono di avere. Non serve niente, tutti vengono accusati di essere zapatisti, lo sanno, e vogliamo ricordarglielo.
Per questo chiediamo loro di ascoltare il loro cuore, di pensare con la propria testa, di pensarci. Non c’è posto dove andare, a meno di fuggire, ma è la morte che incontreranno fuggendo. Tanto vale restare qui, vivere qui e rispettare le persone, da cristiani, come si dice. Lo capiscono perfino i nostri animali, che sono animali, noi non siamo animali, siamo uomini o donne, ragazze o ragazzi, abbiamo un cervello.
Quel poco che ora ricevono gli indigeni in Chiapas, quello che il malgoverno dà loro, è perché il malgoverno non vuole che questi uomini e donne si organizzino, dà loro affinché non pensino mai di organizzarsi e lottare. E’ questo il problema principale perché così permettono che i loro figli siano sfruttati, umiliati, calpestati.
È quello che noi zapatisti non vogliamo, per questo non accettiamo niente dal malgoverno, perché non vogliamo più questo sistema. Il sistema capitalista non ci può distruggere. Stiamo parlando del capitalismo, con i suoi migliaia di eserciti non ci può distruggere. Da qualche parte si dice che ormai gli zapatisti sono pochi, ma è solo una bugia del governo. Ed invece di fare tanti discorsi, noi lo dimostriamo nei fatti.
Continueremo a ricordare il nostro compagno Galeano.
Dunque, compagni e compagne, di questa zona del caracol della Realidad, a nome dei compagni e compagne della Sexta nazionale ed internazionale consegno questo edificio per il bene dei nostri compagni e compagne di questo villaggio, La Realidad, affinché comincino a lavorarci i compagni promotori, compagne promotrici di salute e di educazione.
Questo edificio è di tutti noi, ci pensino bene se vogliono distruggerlo di nuovo. Ma chiediamo che non lo distrugga la gente di qua, che sia il malgoverno a farlo. Signore e signori, non fatevi usare dal malgoverno per venire qui a distruggerlo, perché anche voi siete povera gente come noi, lo sapete bene.
Non prestatevi, non vendetevi, perché la vita non si compra e non si vende. Che venga qui il malgoverno e che lo faccia lui. Com’è quella preghiera che recitano nella loro chiesa o nel tempio? Che bisogna amarsi gli uni con gli altri, dice. E com’è? Pensateci, signori e signore, non fate come il malgoverno che dice una cosa e ne fa un’altra, non siate così signori e signore. Che barzelletta è se fanno il contrario di quello che predicano? Noi non vogliamo più tutto questo, che si dica una cosa e se ne faccia un’altra.
Il risultato di avere compagni e compagne che sono con noi nella lotta, è quello che stiamo consegnando oggi, primo di marzo. Quindi, consegno formalmente la costruzione oggi, Primo di marzo, domenica, dell’anno 2015, alle ore 10 e 34 minuti, ora sudorientale.
Grazie compagni e compagne.
Dalle montagne del sudest messicano.
Per il Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno-Comandancia Generale dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale
Subcomandante Insurgente Moisés
La Realidad zapatista, Messico, Marzo 2015
Foto a cura de Los Tercios Compas.
SEZIONE “DAL QUADERNO DI APPUNTI DEL GATTO-CANE”:
.- Non è la stessa cosa cercare un uomo provvidenziale che ci salvi, che cercare di organizzarsi uomini, donne, otroas, per salvarsi in maniera collettiva. Delegare ad un altro quello che è responsabilità propria è, quanto meno, irresponsabile.
.- Attento avviso: Sei depresso perché i candidat@ del PRI e dell’opposizione ti provocano nausea? Ti terrorizza che, di fronte alla TV, non saprai se sei sul canale del congresso o sul canale comico? Triste perché nessuno ti blocca, ti unfollowea, ti chiede un panino? Stai male! Tuitta qualcosa come questa e vedrai che la vita ti sorriderà… ok, ti fa le smorfie, ma è qualcosa, no? Vai:
Le elezioni stanno alla trasformazione sociale come l’omeopatia alle pandemie: costano ed intrattengono, ma non risolvono la cosa fondamentale.
In Messico, la differenza tra un voto ed una barca è che il primo è molto più caro… ed è più utile la seconda.
Perdi peso: dopo aver mangiato, leggi le proposte dei partiti. Idratati dopo il vomito. Garantito. Brevetto dell’INE.
.- Tips per turisti stranieri: in Messico le quesadillas possono non avere formaggio, i politici non avere cervello e la ragione non avere peso. Ecco.
GRAZIE III.
LA COSTRUZIONE PIU’ CARA DEL MONDO.
Subcomandante Insurgente Moisés. Subcomandante Insurgente Galeano.
Febbraio-Marzo del 2015
Versione originale
La vigilia. L’alba. Il freddo morde sotto il vestito delle ombre. Sul tavolo che, solitario, arreda la capanna (che non reca alcuna insegna ma si sa che è l’attuale quartier generale del comando zapatista), c’è il foglio arrotolato e con lettere manoscritte dove si dettaglia il conto della costruzione della scuola-clinica a La Realidad zapatista. La voce riassume sguardi, silenzi, fumo, rabbie:
I conti non tornano. La vita di qualsiasi zapatista vale più della casa bianca di Peña Nieto e di tutte le case dei ricchi del mondo messe insieme. Nemmeno tutti soldi che costa fare i grandi edifici dove i potenti si nascondono per compiere i loro furti e crimini, è sufficiente a pagare una sola goccia di sangue indigeno zapatista. Perciò sentiamo che questa costruzione è la più cara che ci sia al mondo.
Così che dobbiamo dire chiaramente che ciò che non appare nel conto della grana è il sangue del compagno Galeano. Neppure tutti i fogli della storia del mondo bastano per scrivere questo conto.
E allora mettetelo come tale quando mettete le vostre liste nei mezzi di comunicazione, allorché mettete chi è il più ricco, e dove sta il più povero. Perché il ricco ha nome e cognome, lignaggio, pedigree. Ma il povero ha solo geografia e calendario. E allora mettetelo che la costruzione più cara di tutto il pianeta è a La Realidad Zapatista, Chiapas, Messico. E che le bambine e i bambini zapatisti frequentano la scuola più cara del mondo. E che gli uomini, donne, bambini, bambine, anziane e anziani, indigeni, zapatisti, messicane e messicani, quando si ammalano a La Realidad, si cureranno nella clinica più cara della Terra.
Ma l’unica forma di pareggiare i conti è lottare per distruggere il sistema capitalista. Non cambiarlo. Non migliorarlo. Non renderlo più umano, meno crudele, meno sterminatore. No. Distruggerlo totalmente. Anichilire tutte e ciascuna delle teste dell’Idra.
E anche così mancherebbe, come vogliamo qui, dar vita a qualcosa di nuovo e molto migliore: costruire un altro sistema, senza padrini e padroni, senza capibastone, senza ingiustizia, senza sfruttamento, senza disprezzo, senza repressione, senza spoliazione. Senza violenza contro le donne, l’infanzia, il differente. Dove il lavoro abbia la sua giusta retribuzione. Dove non comandi l’ignoranza. Dove la fame e la morte violenta siano cattivi ricordi. Dove nessuno stia sopra al costo di lasciare altri sotto. Ragionevole. Molto migliore.
Allora, e solo allora, noi zapatiste e zapatisti potremo dire che i nostri conti sono in pari.
Molte grazie a le/gli altrei, uomini, donne, bambine, bambini, anziane e anziani, gruppi, collettivi, organizzazioni e comunque si chiamino della Sexta e non Sexta del Messico e del mondo, per l’appoggio che ci avete dato. Questa clinica e questa scuola sono anche vostre.
Perciò ormai sapete che a La Realidad zapatista possono contare su una clinica autonoma di salute e una scuola.
Sappiamo che ora vi apparirà un po’ lontano, ma non si sa mai, il mondo è rotondo, gira e può essere che, magari, chissà… magari un’alba qualsiasi capiate che questa cosa di lottare per mettere in pari i conti, fa parte anche dei conti vostri.
Dalle montagne del Sudest Messicano
Subcomandante Insurgente Moisés. Subcomandante Insurgente Galeano.
La Realidad Zapatista, Chiapas, Messico.
Marzo 2015.
SEZIONE “DAL QUADERNO DI APPUNTI DEL GATTO-CANE”:
Appunti di genere:
.- (…) Perciò, come donne di questo paese, abbiamo bisogno di organizzarci, perché vediamo che ci sono molte sparizioni. Siamo molte noi donne che siamo madri, che stiamo soffrendo questo dolore, questa grande tristezza per i nostri figli scomparsi, le nostre figlie morte. Perché ora, in questo malsistema, a parte il fatto che siamo umiliate, siamo disprezzate, siamo sfruttate, a parte tutto questo, per di più ci vengono ad ammazzare e a far sparire i nostri figli. Tale è il caso di ABC e ora dei 43 desaparecidos di Ayotzinapa, le donne scomparse di Ciudad Juárez, il caso di Aguas Blancas, e tutto questo è il sistema. Non ci risolverà i problemi, non avremo alcuna risposta dal sistema attuale. Perciò, fratelli e sorelle, abbiamo bisogno di organizzarci perché è tra il popolo stesso che prenderemo le decisioni, che vedremo il cammino che vogliamo percorrere come popoli. Come popoli di uomini e donne, non solo coloro che stanno in campagna o gli indigeni, anche voi sorelle che vivete in città, perché dobbiamo decidere tra di noi come ci governeremo, e così insieme ai nostri uomini, tra uomini e donne, costruiremo un nuovo sistema, nel quale come donne siamo realmente prese in considerazione e forse allora, compagne, sorelle, troveremo sollievo dal dolore che abbiamo e da questa rabbia collettiva che ora ci unisce.
(…) Ora che siamo ormai nel ventunesimo secolo, a parte alcune donne che godono della ricchezza, ossia a parte le donne dei ricchi, a parte le donne dei presidenti, dei governatori e a parte le deputate, le senatrici, noi come donne indigene continuiamo a soffrire dolore, tristezza, amarezza, stupro, sfruttamento, umiliazione, discriminazione, incarceramento, disprezzo, emarginazione, tortura e molte altre cose, perché per noi donne non c’è governo. E’ per questo che per il resto delle donne del paese continua a essere uguale a come vivevano prima le donne, come al tempo degli ejidos, delle colonie, da cui i nonni si portarono dietro quella cattiva cultura di come hanno vissuto con i padroni, e cioè che comandavano loro, come fossero il padroncino di casa, che dice ancora ‘io comando’ e il resto di ciò che caratterizza un padre di famiglia. E colei su cui comandava era sua moglie ed è così che è sorta la cosa più orribile, che le donne, ossia le figlie, le compagne prima erano obbligate a sposarsi perché erano i papà a decidere chi gli convenisse come genero. Sceglievano chi dava più da bere o più soldi ed è così che andava ai tempi degli ejidos: che la donna non veniva mai presa in considerazione quando si organizzavano gli uomini; allorché si organizzavano nei lavori, mai venne presa in considerazione la donna.
(…) Quante donne scomparse, morte, violentate, sfruttate e nessuno che dica niente per loro. Perché le donne ricche sono solo una manciata e godono della ricchezza di altre donne sfruttate. Queste donne ricche non soffrono, non sentono il dolore, l’umiliazione di essere sfruttate per il fatto di essere povere. Ma non per questo smetteremo di organizzare e di lottare come donne, perché per le donne nel sistema c’è solo dolore, tristezza, incarceramento, umiliazione, stupro. Come le madri dei 43 alunni scomparsi, l’asilo infantile ABC e la miniera di Pasta de Conchos. Lo stesso che ad Acteal, ma non per questo smetteremo di organizzarci e lottare, in campagna e in città. Perciò stiamo condividendo con voi per la prima volta nella storia.
(…) cioè, come nel sistema…ci sono uomini che fanno lavori da donne ma non è per il bene di una nuova società come facciamo noi come zapatiste; troviamo un esempio in alcuni luoghi nei grandi ristoranti dove stanno gli uomini, cioè, eleganti a lavorare, cioè, lavori da donne, ma sono sfruttati e sfruttate e nel mentre le donne che avevano quel tipo di incarichi sono portate altrove, in altri luoghi per dar loro un altro utilizzo, come mercanzia, fargli le foto per metterli in riviste, in locandine di film, in pubblicazioni su internet; perciò vediamo che cioè la vita in questo sistema in cui siamo, cioè, è più duro che come 520 anni fa, perché la situazione cioè ciò che ci fa il malgoverno cioè sono gli stessi nipoti sono gli stessi figli cioè dei proprietari terrieri del tipo che ci continuano a sfruttare cioè ora in questo paese e così come vediamo cioè che non c’è mai un cambiamento nel sistema e sempre cioè le sorelle e i fratelli continuano cioè a patire in questa sofferenza in questo dolore del tipo che ci provoca cioè il malgoverno ora. (Appunti presi dalla condivisione delle zapatiste nel Primo Festival Mondiale delle Resistenze e Ribellioni contro il Capitalismo. Versione completa in “Rebeldía Zapatista. N. 4″ prossima uscita)
.- In questo sistema nascere, crescere, vivere e morire può essere come il prolungato trascinarsi in un groviglio di filo spinato. Ma questo dolore è una delle molte macchie nella storia. Ciò che solleva è che loro, ogni volta di più, decidano di ergersi in piedi e camminare. Non come se le spine fossero fiori, bensì come se i graffi, compresi quelli letali, le rendessero più forti… per aprirsi la strada ancora e ancora. Non per cambiare di genere la dominazione, ma perché non ci sia dominazione. Non per tener così un luogo nella storia di sopra, bensì perché la storia di sotto smetta di essere una ferita che non si cicatrizza. Né comandante né comandata. Né regina né plebea. Né Khaleesi né Jhiqui* (personaggi di Game of Thrones, romanzo fantasy di George R.R. Martin e serie televisiva statunitense, già citata nel comunicato Di Ayotzinapa, del Festival e dell’isteria come metodo di analisi e linea di condotta del dicembre 2014. I due ruoli corrispondono grosso modo a principessa e ancella. N.d.T.). Né capa né impiegata. Né signora né schiava. Né padrona né serva. Ma la cosa terribile non è che ogni essere a cui tocchi di nascere donna lo faccia avendo una simile fregatura come calendario futuro, in qualsiasi geografia politica. La cosa che atterrisce è che chi fa a gara per un mondo migliore, non di rado tesse con le proprie mani queste trappole taglienti. Ma ogni tanto la realtà, che è femminile, dà uno scapaccione al calendario di sopra in tutte le geografie di sotto. Faccio fede.
(Traduzione dell’Associazione Ya Basta - Milano)
ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE.
MESSICO.
Febbraio 2015
Versione originale
Per: Doña Emilia Aurora Sosa Marín.
Da: Subcomandanti Insorgenti Moisés e Galeano.
EZLN, Chiapas, Messico.
Compagna Emilia:
Alcune ore fa abbiamo saputo la notizia. Non sappiamo quanto tarderanno queste righe ad arrivare nelle sue mani, ma sappiamo che, senza che abbia importanza il calendario, lei saprà leggere in esse l’abbraccio collettivo che le diamo.
Perché anche qui duole e dà pena la scomparsa, all’alba del passato 22 febbraio, di Don Félix Serdán Nájera, ufficiale onorario che fu del nostro Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.
Qui ricordiamo lo sguardo tenero e fermo di Don Félix, ma anche la presenza sua di lei. Come se in entrambi si completasse l’andare. Per questo le diciamo che ci duole la mancanza sua di lui. Ma ci duole anche il dolore che ora duole nel suo cuore, Doña Emilia.
Perciò con queste righe non vogliamo soltanto salutare la memoria del compagno Félix Serdán, ma vogliamo anche abbracciare lei.
Lei e lui ci avete mostrato in vita che l’impegno e l’essere coerenti non è cosa di cui menar vanto, che non si misura in palchi, riflettori, grandi discorsi e calendari fatidici.
Perché la lotta non è un lampo congiunturale che illumina tutto e d’un tratto scompare. E’ una luce che, seppure piccola, si alimenta tutti i giorni e a tutte le ore. Una luce che non si pretende unica e onnipotente. Una luce che ha come obiettivo l’unirsi ad altre, non per far luce a un monumento, ma per illuminare la strada e non perderci.
In poche parole: la lotta non si vende, non si arrende e non zoppica.
Lui, come lei, ci avete sempre parlato e parlate con la parola semplice e veritiera di chi condivide sogni, dolori e impegni.
E quando vi ascoltavamo, vi ascoltavamo entrambi. Ed era entrambi che vedevamo, e vediamo, al nostro lato nel lungo cammino della resistenza.
Perché sebbene non ci sia parola capace di calmare il dolore, voi due ci avete dato in eredità l’impegno di essere zapatisti fino all’ultimo respiro.
Questo esempio di voi due, che si ripete e riflette in donne, uomini e altrei in tutti gli angoli del pianeta, ci chiama in causa e ci obbliga ai due passaggi sui quali insistiamo noi che lottiamo per giustizia, libertà e democrazia: la resistenza e la ribellione.
E così come guardiamo a voi, nel vostro sguardo ci vediamo. Perché voi due siete stati da questo lato senza dipendere da mode e congiunture. Ci siete perché avete riconosciuto che il cammino di qua e quello di là hanno la stessa destinazione.
Senza sprecar tempo con gli sguardi e le parole di sopra, voi due avete sempre avuto il cuore aperto per chi è come noi. Per chi non ha alcuna fiducia nel sistema che ci opprime, inganna, attacca. Per chi, con la stessa tenera rabbia che si intuiva nello sguardo del Maggiore Insorgente Félix Serdán e in voi, Doña Emilia,costruisce senza tante storie, senza cerimonie inutili e senza dichiarazioni fragorose, i mille specchi della libertà.
Abbiamo visto che una bandiera, quella rossonera dell’EZLN, ha vestito il riposo finale del nostro compagno. Con essa e in essa siamo stati e stiamo noi donne, uomini, bambini e anziani dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale. Con essa e in essa siamo con lei, Doña Emilia.
E in coloro che trovano riparo sotto quella bandiera, andrà avanti il vostro esempio. Continuerà la lotta. Perché è certo che la morte non trova sollievo se il nostro sguardo si sofferma sulla fine. Ma qui pensiamo che la morte si curi soltanto con la vita, e che la vita valga la pena soltanto con la lotta. E la lotta è fertile solo collettivamente.
Perciò non muoriamo con Don Félix. Viviamo con la sua vita. Con la sua vita e con quella di molte, molti e moltei che muoiono resistendo e ribellandosi. Perché sebbene sembri che nessuno tenga il conto delle assenza, c’è chi è nessuno per non dimenticarlo.
Riceva il nostro abbraccio che, anche se non cura le assenze, dia sollievo al confermarvi, a lei e a Don Félix, che i vostri sguardi si riflettono qui perché si percorrono gli stessi passi.
Dalle montagne del Sudest Messicano.
A nome delle donne, degli uomini, dei bambini e degli anziani dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.
Subcomandante Insurgente Moisés . Subcomandante Insurgente Galeano.
Messico, Febbraio 2015.
P.S.: Secondo quanto ci dicono i compagni della Squadra d’Appoggio della Commissione VI dell’EZLN, le hanno già consegnato un piccolo aiuto che le abbiamo mandato non appena saputa la triste notizia. Con questa lettera dovrebbero consegnargliene un altro po’. Non è molto perché le nostre possibilità sono ridotte. Ma il sostegno tra compagni non è misurabile. Sappiamo bene che questo non allevia il dolore dell’assenza, ma sappiamo anche che soffre di difficoltà economiche per la lunga infermità del nostro compagno. Siamo sicuri che le compagne e i compagni della Sexta in tutto il mondo saranno, come noi, pronti ad appoggiarla per quanto possibile.